< Torna alla categoria

Padre Kolbe: la vita, il sacrificio

Cultura Cattolica17 Luglio 2018
Testo dell'audio

Questo 2017, che sta per concludersi, è stato stracarico di ricorrenze, positive e negative. Tra le negative, in primis il secolo della rivoluzione bolscevica, che sta passando stranamente sotto silenzio. E questo proprio mentre il cosiddetto dovere della memoria, sbandierato in modo selettivo, dovrebbe rammentare ai giovani che proprio dal colpo di stato di Lenin in poi venne fuori l’ideologia che, con oltre 100 milioni di sterminati, ha prodotto il più alto numero di vittime innocenti al mondo: il comunismo.

Come antecedenti storici del comunismo, seppur su piani diversi, è lecito inserire lo strappo europeo per antonomasia compiuto da Lutero nel 1517 (con annessi e connessi secoli di scissioni e scismi religiosi) e la fondazione della gran loggia di Londra nel 1717, che è stata, a ben vedere, come la fondazione di una novella religione atea e sincretista.

Tra gli anniversari positivi vogliamo ricordarne uno, ignoto ai più, ma che ha qualcosa di eroico e di particolarmente bello e toccante.

La Buona Battaglia

Nel 1917, padre Massimiliano Kolbe (1894-1941) era un giovane frate francescano e viveva a Roma, presso il Collegio san Bonaventura, a due passi dal Circo Massimo, per portare a termine gli studi di filosofia e di teologia, intrapresi alla Pontificia Università Gregoriana dei Padri gesuiti. Un giorno, passeggiando per la capitale della Cristianità, divenuta il 20 settembre 1870 – neppure mezzo secolo prima – capitale del Regno d’Italia, vide una sfilata massonica e anticlericale e notò un vessillo che rappresentava, all’opposto della classica raffigurazione devota (come quella di Guido Reni in via Veneto a Roma), un diavolo che infieriva sull’arcangelo san Michele, Principe delle milizie celesti…

Da lì la sua vita di giovane sacerdote prese il carattere di una piccola epopea. Dopo l’ordinazione nel 1918 e la laurea in teologia nel 1919, fra’ Massimiliano tornò in Polonia, avendo ottenuto una prima approvazione orale da parte di Benedetto XV (1914-1922) alla sua Milizia dell’Immacolata, fondata nello stesso Collegio san Bonaventura assieme a sei Confratelli religiosi.

Il sacrificio

Padre Massimiliano rimase sempre legato all’Italia per la formazione teologica ricevuta a Roma e, da buon apostolo dei tempi moderni, era molto attento alle evoluzioni della politica. D’altra parte, dopo l’occupazione nazionalsocialista della Polonia, iniziata il primo settembre del 1939, Padre Kolbe venne arrestato e tradotto ad Auschwitz nel maggio del 1941. A seguito di un attentato, che fece un morto, il capo del campo di concentramento, tale Fritsch, scelse dieci detenuti da uccidere come rappresaglia. Padre Massimiliano non venne scelto, ma si commosse al vedere il pianto di uno di coloro che erano stati presi a caso, il quale protestava di temere non per sé, ma per i suoi figli. Così fra’ Massimiliano si alzò in piedi e propose lo scambio, accettato dal capo nazionalsocialista, così salvando la vita dell’altro.

Fu immediatamente rinchiuso in una cella lugubre e quindi soppresso mediante iniezione letale, il 14 agosto del ’41. Nel 1948 Pio XII autorizzò l’inizio della causa di canonizzazione dell’eroico cavaliere dell’Immacolata. Paolo VI lo beatificò nel 1971. Infine, Giovanni Paolo II lo canonizzò a Roma nel 1982, alla presenza del dottor Gajowniczek, colui che fu salvato dal santo, presentandolo al mondo intero come «il san Francesco del XX secolo».

Questo testo è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

Da Facebook