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La Custodia di Terra Santa, dalla fondazione allo “status quo”

Storia09 Agosto 2019
Testo dell'audio

La Custodia di Terra Santa, i cui religiosi provengono oggi da tutto il mondo, mantiene nei secoli la propria preziosa missione in favore dei Luoghi Santi. L’impegno per l’evangelizzazione e per la promozione dei valori cristiani, svolto dei Francescani, è stato determinante per la formazione e lo sviluppo della Chiesa locale. Anche in epoche di contrasti e di martirio. Una storia, che val la pena conoscere…

Siamo nel XVI secolo: la Provincia di Terra Santa è riconosciuta dalle autorità ecclesiastiche cattoliche e da quelle civili musulmane. Il fine della presenza dei francescani nella Provincia è l’insediamento nei Luoghi Santi e la rappresentazione degli interessi della Chiesa Cattolica.

Martirio nei Luoghi Santi

Le Bolle del 1342 di Clemente VI (Gratias Agimus e Nuper Carissimae) elencano i Luoghi Santi che la Custodia deve amministrare: il Cenacolo, la Cappella dello Spirito Santo e la Cappella dove Gesù si è manifestato agli Apostoli dopo la Risurrezione. I Frati Minori proseguono nell’impegno missionario dal loro convento sul Monte Sion. Dagli iniziali dodici frati previsti nel mantenimento a carico della regina Sancia, con gli Statuti del 1377 si passa a non più di venti religiosi, che con il loro servizio devono assicurare la vita spirituale in quei luoghi e l’assistenza ai pellegrini europei.

Ma non tutto procede in pace: nel 1344 salì al potere il sultano al-Kamil Sha’ban, ostile alla presenza dei Frati minori in Terra Santa. Il sangue francescano era già stato versato nel secolo precedente, e altrettanto avvenne anche in questo periodo e successivamente, quando i frati della Custodia si guadagnarono il sigillo del martirio: nel novembre 1391 subirono il supplizio a Gerusalemme quattro religiosi del convento del monte Sion da anni ivi residenti (canonizzati poi nel 1970).

Alterne vicende

Grande importanza ebbero in questi anni ed in seguito i firmani, decreti e disposizioni reali emanate dai sovrani islamici. Uno dei più antichi conservati a Gerusalemme nell’Archivio della Custodia è del 1388: il sultano Al-Zaher riconosce l’esistenza di «preti franchi reclusi nel [Santo Sepolcro]», reso celebre dal «Golgotha», e, per la loro nobiltà e magnificenza, ordina che «siano condannati tutti quelli che molestano [i preti franchi] senza ragione nelle loro abitazioni». Durante il XIV secolo i Francescani si insediarono a Betlemme nella Grotta della Natività e in quella cosiddetta «del Latte» ed ottengono il possesso dell’Edicola e della Tomba della Madonna; nel 1392 acquisirono il diritto di officiare nella Grotta del Getsemani.

Le questioni istituzionali all’interno dell’Ordine dei Frati Minori in rapporto con la Provincia e con il Custode di Terra Santa furono esaminate nei due Capitoli Generali del 1414 e del 1430: da qui la decisione che il Guardiano del Monte Sion (o Padre Custode di Terra Santa) venisse eletto direttamente dal Capitolo Generale dei francescanie così è stato fino al XVIII secolo. Attualmente invece l’elezione spetta al Ministro Generale e al suo Consiglio.

L’aiuto dell’Occidente cristiano

L’azione missionaria, che si diramava dal Monte Sion, era assicurata anche dalla collaborazione di tutte le corone europee, che premevano per la difesa in Oriente dei Francescani, valido ausilio per i pellegrini durante il loro viaggio in Terrasanta. Papa Martino V nel 1420, con una lettera apostolica, confermò essere i Frati minori i legittimi custodi dei santuari del Santo Sepolcro, della grotta di Betlemme e del Monte Sion.

I Francescani della Custodia rappresentarono per molti secoli l’unico punto di contatto del mondo cattolico con le Chiese orientali separate. Pochi anni dopo, nel 1429, gli ebrei contestarono ai Francescani il possesso del Santo Sepolcro, asserendo la presenza della tomba di David nei sotterranei. Malgrado l’accordo raggiunto per questa querelle dai Francescani col Sultano, nel secolo successivo si aprì ancora un altro contenzioso per il possesso del Cenacolo. Infatti gli ormai consolidati rapporti coi Mamelucchi nel 1517 furono interrotti quando al loro dominio si sostituì quello dei nuovi sultani, gli Ottomani, i turchi, il cui impero aveva sede a Costantinopoli.

Problemi con gli ortodossi

Le comunità ortodosse greche, composte da sudditi dell’impero ottomano, affluirono liberamente in Terra Santa, iniziando subito la loro campagna denigratoria contro i Francescani, definiti usurpatori, stranieri e nemici dell’impero turco. Una delle prime conseguenze nel 1551 fu la dolorosa espulsione dei frati dal Cenacolo e dal convento del Monte Sion, che per due secoli era stato il centro dell’attività francescana. Accanto a queste ed altre numerose e dolorose perdite, dal Cinquecento all’Ottocento si registrarono anche acquisizioni di santuari (Annunciazione a Nazareth) e altri luoghi (santuario sul Monte Tabor, chiesa della Visitazione e di San Giovanni Battista a Ein Kerem, il Getsemani).

Furono numerose le vicende di perdite e recuperi totali o parziali di proprietà o diritti nelle basiliche, dal Santo Sepolcro alla Natività di Betlemme: avvenimenti incresciosi ebbero luogo nei secoli soprattutto lungo tutto il Seicento e fino all’Ottocento. I Frati in propria difesa si rivolsero alla Santa Sede o a quelle potenze in relazioni diplomatiche coi sultani d’Egitto, prima, e con quelli di Costantinopoli, poi. I vari Pontefici dovettero ribadire più volte il dovere di tutti i principi cattolici di proteggere i Francescani di Terra Santa come unici custodi dei Luoghi Santi riconosciuti dai tempi antichi e dai dominatori musulmani di quelle terre. Lo stesso Maometto IV nel 1673 ribadì i diritti dei frati sulla tutela del Santo Sepolcro.

Custodia come cura dei Luoghi

La presenza in Terra Santa è soprattutto legata ai santuari della memoria cristiana e alla loro custodia, un’opera di fondamentale importanza per tutta la Chiesa. Nei secoli si resero necessari anche dei restauri ai luoghi santi: non mancano firmani, in cui fu concessa la facoltà di restaurare.

Uno dei primi è del 1554 su pergamena di Solimano I. Scrive il sultano: «I religiosi franchi, che sono attualmente in Gerusalemme, affermano che le loro chiese siano in rovina o abbiano bisogno di restauri. Che nessuno impedisca loro di fare i restauri secondo il permesso della legge divina». E così arrivò l’autorizzazione a restaurare il vecchio edificio crociato del Cenacolo. Nel 1479, invece, il rifacimento della travatura del soffitto della basilica della Natività in Betlemme coinvolse la Repubblica di Venezia (che donò il legname), il duca di Borgogna Filippo il Buono (che sostenne le spese vive) ed Edoardo IV re d’Inghilterra (che donò il piombo usato per la copertura). I risultati positivi giunsero comunque dopo trattative lunghe e complesse.

Nel 1714 venne ricostruita la Basilica del Santo Sepolcro e gran parte dei costi fu coperta dal Re di Spagna, che costituì a Madrid la Cassa dell’Opera Pia dei Luoghi Santi. Anche l’attuale restauro dell’Edicola del Santo Sepolcro, terminato ufficialmente il 22 marzo 2017 dopo nove mesi di lavoro, è stato il frutto di una lunga mediazione e un accordo tra i capi delle tre comunità proprietarie della basilica (greci-ortodossi, francescani-latini e armeni) con il coinvolgimento di israeliani, palestinesi, giordani, privati e non ultimo il Vaticano.

Nel 1620 i Francescani presero possesso del luogo dell’Annunciazione a Nazaret e venne loro concesso il Monte Tabor. Fu poi acquistata l’area del Getsemani (fine ‘600), il santuario della Nutrizione a Nazareth (1754) quello della Flagellazione a Gerusalemme (1836), solo per citarne alcune delle più importanti.

Ancora problemi

Le conflittuali rivendicazioni sui diritti di culto e di possesso di alcuni Luoghi Santi, tuttavia, proseguirono. Nel 1767, in seguito ad un disordine provocato dai greci all’interno del Santo Sepolcro, fu emanato dal sultano Osman III un firmano, che attribuì loro la proprietà della basilica di Betlemme, della Tomba della Vergine e, in comune con i latini, alcune parti della Basilica del Santo Sepolcro.

Malgrado le proteste e gli appelli del Papa, l’8 febbraio 1852 il Sultano Abdülmecid I emise un firmano, in cui si stabiliva che lo “status quo” del 1767 doveva essere mantenuto. Il decreto, che disciplinava spazi, orari e tempi delle funzioni, spostamenti e percorsi, fu ulteriormente confermato dopo la caduta dell’impero ottomano dalle decisioni del mandato britannico della Palestina, nonché, in seguito, nel 1993 con un trattato tra Santa Sede e Israele. Tuttora ogni cambiamento (in particolare, al Santo Sepolcro) deve essere preso di comune accordo tra tutte le comunità cristiane presenti (Latini, cioè Ordine francescano, Ortodossi greci, armeni, copti, siriani, etiopi).

Nel frattempo la Custodia di Terra Santa, i cui religiosi provengono ormai da tutto il mondo, continua la sua missione in favore dei Luoghi Santi, anche se la sua attività si è moltiplicata a servizio della popolazione presente. L’impegno per l’evangelizzazione e per la promozione dei valori cristiani dei francescani è stato determinante per la formazione e lo sviluppo della Chiesa locale.

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Questo testo di Olga Donati è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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