Waterloo. La battaglia che cambiò il mondo

La battaglia di Waterloo (18 giugno1815) chiuse la serie delle guerre iniziate nel 1792 contro la Francia rivoluzionaria e napoleonica. Toccò proprio a un generale britannico, il Duca di Wellington, infliggere a Napoleone la sconfitta definitiva. Nel 1813, dopo la decisiva battaglia di Lipsia, i vincitori di Napoleone avevano esitato sulla sorte da riservare alla Francia, arrivando poi alla restaurazione del Re legittimo Luigi XVIII e alla firma della prima pace di Parigi (30 maggio 1814).
Nel 1815 non vi furono dubbi: dopo la fuga dall’isola d’Elba e la riconquista del potere, Napoleone era apparentemente animato da propositi pacifici, ma le grandi potenze rifiutarono ogni dialogo con lui e lo misero ufficialmente al “bando dall’Europa”, dichiarandolo “nemico pubblico” e perturbatore della pace europea. Il 25 marzo l’Impero austriaco, l’Impero russo, la Prussia e il Regno Unito confermarono la loro alleanza e costituirono, insieme ad altri Stati minori, la settima coalizione.
In quel momento gli Stati grandi e piccoli d’Europa erano riuniti dal settembre 1814 nel Congresso di Vienna. A riprova della ferma determinazione di sconfiggere definitivamente Napoleone, il Congresso continuò i suoi lavori, concludendoli prima della battaglia di Waterloo.
Ciascuna delle quattro Grandi Potenze della coalizione decise di mettere in campo 150 mila uomini, ai quali si aggiunsero i contingenti di Svezia, Paesi Bassi, Regno di Sardegna, Spagna, Portogallo ed altri Stati tedeschi, mentre Napoleone poteva contare solo sul Regno di Napoli del cognato Gioacchino Murat.
I piani degli alleati prevedevano, prima di passare all’offensiva generale, di organizzare forze schiaccianti per attaccare da nord e da est la Francia. Napoleone, consapevole della sua inferiorità di forze e della necessità di attaccare prima del concentramento generale dei nemici, prese subito l’iniziativa in Belgio contro gli eserciti britannico e prussiano. La campagna iniziò bene per Napoleone con la sconfitta dei prussiani, i quali però riuscirono a disimpegnarsi e due giorni dopo a compiere l’intervento decisivo a sostegno dei britannici.
La battaglia di Waterloo iniziò con le prime salve dell’artiglieria francese contro quella britannica che resistette. Poi giunsero sul campo i prussiani, decidendo l’esito della battaglia.
Quella sera s’incontrarono i due comandanti alleati. Wellington ricordò così l’incontro con Blücher: «Eravamo ambedue a cavallo; tuttavia egli mi abbracciò esclamando: “Mio caro compagno. Che impresa!”». La battaglia provocò oltre 47 mila tra morti e feriti. Napoleone abdicò da Imperatore dei francesi e cercò di fuggire in America, ma il 15 luglio dovette consegnarsi agli inglesi, che lo esiliarono nella lontana isola di S. Elena.
Il territorio di Waterloo è divenuto un parco storico, con musei, monumenti e cinque punti d’osservazione per comprendere lo svolgimento della battaglia, che ogni anno nell’anniversario è rievocata da migliaia di figuranti.
Questo testo di Massimo de Leonardis è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it