Verità e realtà del Sacrificio Eucaristico: prove neotestamentarie (Parte I)

Ciò che nell’Antica Dispensazione era stato profeticamente promesso con la parola e in modo figurato, ha trovato il suo meraviglioso compimento e completamento nella Nuova Legge della Grazia, per mezzo di Gesù Cristo che, dopo aver patito la morte e abbandonando il mondo, lasciò in eredità alla Sua santa Chiesa, come prezioso retaggio, un’offerta di cibo pura ed un alimento sacrificale celeste. Nostro Signore “chiuse in modo mirabile il tempo della Sua dimora terrena” (sui moras incolatus miro clausit ordine). Prima di offrire Se stesso sulla Croce in sacrificio cruento, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga, zelante nelle opere buone (Tit. 2, 14).
Egli aveva già offerto Se stesso al Suo Padre Celeste come un sacrificio incruento sotto le apparenze del pane e del vino; come Padre del mondo a venire (Isaia 9, 6), Egli ha istituito nel medesimo tempo la celebrazione di questo sacrificio incruento per tutte le ere future. La Chiesa dice su questo argomento: “Sebbene Cristo, nostro Signore e Dio, ha voluto offrire Se stesso una volta alla morte sull’altare della Croce, per realizzare su di esso una redenzione eterna, e perché il Suo sacerdozio non doveva cessare con la sua morte, Egli, inoltre, per lasciare alla Sua Chiesa un sacrificio visibile, come richiede ed esige la natura umana, durante l’Ultima Cena proclamò Se stesso come Sacerdote istituito eternamente secondo l’ordine di Melchisedech, e offrì a Dio Padre il Suo corpo e il Suo sangue sotto le apparenze di pane e vino. . .”
Agli Apostoli, che, allo stesso tempo, Egli costituì Sacerdoti della Nuova Dispensazione, così come ai loro successori nel sacerdozio, diede il comando di offrire questo sacrificio con le parole: “Fate questo in commemorazione di Me”, come la Chiesa Cattolica ha sempre sostenuto e insegnato.” È palesemente evidente dalle parole che Cristo nostro Signore impiegò nella celebrazione e istituzione dell’Eucaristia, che nella notte dell’Ultima Cena Egli compì mediante la consacrazione del pane e del vino un vero e reale atto sacrificale, e ordinò che fosse ripetuto fino alla consumazione del tempo.
L’Ultima Cena non fu una mera celebrazione di comunione, ma anche una celebrazione sacrificale; poiché “dopo aver mangiato il simbolico agnello“, nostro Signore, con la Sua parola creatrice e onnipotente, cambiò gli elementi terreni del pane e del vino nel Suo santo Corpo e Sangue divino, ovvero, pose il Suo Corpo e il Suo Sangue nello stato sacramentale di sacrificio, si offrì così al Padre e poi diede il Suo Corpo e il Suo Sangue offerti in sacrificio ai Suoi discepoli come cibo e bevanda.