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Valtellina, lembo d’Italia

Tesori d'Italia05 Ottobre 2019
Testo dell'audio

Abbracciata dalle Alpi, bagnata dall’Adda, la Valtellina annovera lungo le rive alcune fra le più rinomate località montane, incastonate come pietre preziose nel lembo estremo della nostra Penisola ancora italiano, benché già proteso verso la Mitteleuropa, ad un passo dalla Svizzera.

«Tra le mille Italie che conosciamo, questa è un’Italia di confine, ma anche un “cuore” e un “fiato” che ci assomigliano»: la penna brillante di Giovanni Arpino tratteggia con queste parole la mirabile Valtellina, baciata dal sole alpino, velata del candore dei fiocchi e ultimo lembo della nostra Penisola, che già guarda verso la Mitteleuropa, eppure così ricca e variegata da apparire quasi, all’occhio attento del giornalista, un’Italia in miniatura.

Confine settentrionale della diocesi di Como, la valle fa di Sondrio il proprio centro nevralgico e da qui si spande fino alla Svizzera, offrendo all’incantato visitatore tutte le sue specialità: artistici borghi, paesaggi cangianti, che dalle gelide vette degradano sino al piano dei pascoli, monumenti nazionali, vini pregiati, la regione lombarda comprende custoditi fra i suoi confini tanti dei tratti che rendono unico il nostro Paese.

Storia, culture e sapori

Abbracciata dalle Alpi, fra cui spiccano le cime dell’Ortles e del Cevedale, la Valtellina è attraversata dal corso del fiume Adda, lungo le cui rive sorgono alcune fra le più amene località montane: Tirano, splendido gioiello elevato a fortezza da Ludovico il Moro, ed il territorio di Bormio, nota località sciistica, che assieme a Livigno, nel cuore delle Alpi Retiche, costituisce un’attrattiva tale da rendere la Valtellina rinomata in tutto il mondo.

Scrutando dall’alto delle cime innevate, questo territorio svela le sue valli incontaminate, curate e ben tenute, bagnate da freschi ruscelli e punteggiate da centri abitati, su cui svettano alti i campanili e si confondono quasi, nella loro tensione verso il Cielo, con le nuvole candide, che paiono disegnate sul firmamento cristallino; le strade di acciottolato bordate di erba dalle molte gradazioni di verde rammentano la vocazione agricola e d’allevamento, che caratterizza questa terra: i suoi frutti sono infatti il prodotto di un sapiente artigianato volto ad unire saperi e sapori per offrire ai visitatori il pregiato Nebbiolo, il passito Sforzato, il superiore Grumello, abbinati alla tipica bresaola, alla polenta taragna, ai pizzoccheri, con mele o con prelibati formaggi.

Terra di fede e santità

Attraversando con spirito curioso le vallate, è d’obbligo una sosta nel borgo di Talamona per ammirare la splendida chiesa della Natività, opera di mons. Spirito Maria Chiappetta, architetto di Pio XI e noto progettista di molti edifici sacri dell’Italia settentrionale.

Proseguendo per pochi chilometri appare alla vista del visitatore la pittoresca cittadina di Morbegno, tagliata dal fiume Adda ed unita nelle sue due sponde dal ponte di Ganda, importante punto di passaggio per i traffici verso l’Europa centrale. Meritevoli di attenzione il palazzo Malacrida, in stile veneziano, riccamente affrescato da maestranze settecentesche, e la Collegiata di San Giovanni Battista, nella quale sono conservate una reliquia della Corona di spine e le spoglie mortali del beato Andrea da Peschiera, “l’apostolo della Valtellina”, predicatore domenicano che, negli anni difficili precedenti lo scoppio dell’eresia luterana, riportò innumerevoli anime alla fede nella regione alpina, al confine con la Svizzera, focolaio di dottrine eterodosse e rifugio di numerosi dissidenti.

Inoltrandosi ancora verso ovest, ci si imbatte nel paese di Chiavenna, noto per le sue bellezze naturali come il Parco delle Marmitte dei Giganti, così chiamato per le conformazioni geologiche su cui sono fiorite folcloristiche leggende. Nell’omonima valle merita un accenno il borgo di Campodolcino, “terra di santi” in quanto patria di diverse figure, che beneficiarono la Chiesa con i loro carismi: uno su tutti, san Luigi Guanella, fondatore delle Congregazioni dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza.

La lacrima di san Carlo Borromeo

Rientrando verso Sondrio, non si può fare a meno di perdersi nell’ammirare il paesaggio circostante, meraviglia del Creato ed esempio di purezza e convivenza pacifica e proficua dell’uomo con la natura: il viaggio prosegue così verso Oriente, passando per Aprica, al confine fra Valtellina e Val Camonica, dove sopravvivono tradizioni dell’antico mondo contadino e suggestive leggende, una delle quali ricorda il passaggio nel borgo di san Carlo Borromeo, nella calda estate del 1580: entrato nella valle, il cardinale udì una celestiale melodia e, fermandosi stupito per comprendere da dove venisse quel suono, volse lo sguardo intorno, rimanendo estasiato nell’osservare lo spettacolo che lo circondava da ogni lato.

Le sette maestose cime dell’Adamello, le vette del Palabione, gli eleganti crinali dei monti Torena e Lavazza e le forme armoniche del Padrio: uno spettacolo che esalta il Dio Creatore. Rapito da tanta bellezza, stupito e commosso, san Carlo non avrebbe saputo trattenere un pianto commosso e la prima lacrima caduta sul terreno fece nascere una fontanella, ancora oggi visibile e ben nota, frutto di un miracolo dovuto allo splendore della Valtellina.

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Questo testo di Lorenzo Benedetti è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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