Un palazzo asburgico alle porte di Milano

Il 15 ottobre 1771 il Duomo di Milano era addobbato a festa. Ferdinando d’Asburgo, quattordicesimo figlio dell’Imperatrice Maria Teresa, sposava Maria Beatrice d’Este, nipote di Francesco III Duca di Modena. Le cronache dell’epoca raccontano i fasti della cerimonia e la gioia che invase la città durante i sette giorni di festeggiamenti che ne seguirono. Tra l’altro, venne rappresentata la prima dell’opera Il Ruggiero di Johann Adolf Hasse nonché quella dell’Ascanio in Alba di Mozart. L’arciduca era, infatti, un grande amante del teatro. Si deve a lui la costruzione del Teatro alla Scala.
Fra Asburgo, Bonaparte e Savoia
In occasione del suo matrimonio, Ferdinando ricevette il Governatorato di Milano, stabilendo la sua residenza al Palazzo Reale, che egli ristrutturò. A Milano mancava, però, una residenza imperiale estiva, che fosse per il capoluogo lombardo ciò che Schoenbrun è alla Hofburg di Vienna. Maria Teresa decise quindi di costruire una Villa a Monza, ispirata appunto al celebre palazzo viennese, e affidandone il compito nel 1777 all’architetto imperiale Giuseppe Piermarini. I lavori principali furono finiti in appena tre anni, e la famiglia arciducale vi si poté trasferire durante i mesi estivi . La Villa raggiungerà, però, il suo aspetto attuale solo nel 1870. La Villa nacque, quindi, come dimora imperiale, ricevendo il nome di Villa Reale solo nel 1805, quando Eugenio Beauharnais venne nominato da Napoleone Viceré del nuovo Regno d’Italia. Si deve a Eugenio la costruzione del famoso Parco Reale, quell’immensa tenuta recintata di 750 ettari, il più grande parco d’Europa, che dal 1922 conterrà anche l’autodromo. I lavori del Parco furono eseguiti dal 1806 al 1808.
Si deve a Eugenio anche il Teatrino di Corte, tuttora utilizzato per serate artistiche. Dopo la caduta del Bonaparte, la Villa tornò ad essere residenza estiva dei governatori asburgici, fino al 1859, quando se ne impadronirono i Savoia. Dal 1860 la Villa venne considerevolmente modificata secondo lo stile dell’epoca. Nel 1862 Umberto I la sceglie come personale residenza, alla quale si mostra molto affezionato. A Umberto piacevano la campagna, l’aria aperta e la caccia. Ma piaceva anche la vicinanza di Villa Litta, a Vedano al Lambro, dove si recava quotidianamente per incontrare la sua amante, la contessa Eugenia Litta, della quale avrà diversi figli. Fu proprio a Monza che Umberto I cadde assassinato il 29 luglio 1901, a due passi dalla Villa Reale.
La decadenza in età repubblicana
Nel 1934 con Regio Decreto Vittorio Emanuele III fece dono di gran parte della Villa ai Comuni di Monza e di Milano. Con l’avvento della Repubblica, che ovviamente non voleva saperne di ville reali, il complesso entra in un processo di decadimento sempre più accentuato, fino a diventare, in molte sue strutture, poco più di un rudere. Una lunga vertenza sulle rispettive attribuzioni fra i vari enti municipali e provinciale fece sì che i lavori di restauro fossero iniziati sono recentemente. Lavori, d’altronde, non esenti da polemiche, come abbiamo letto sui giornali in questi giorni per i fuochi d’artificio alla Villa Reale.
Questo testo di Raffaele Citterio è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it