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Un mutamento nel concetto dell’amore

Catechesi11 Marzo 2019
Testo dell'audio

La crisi della famiglia e del matrimonio, che si manifesta nell’espansione sempre più larga di contraccezione, divorzio, aborto, fornicazione, adulterio, ed omosessualità, deriva ovviamente dallo spirito del Mondo e, in ultima analisi, dalla Natura Caduta.

Questo spirito si è purtroppo insinuato anche nel Magistero della stessa Chiesa cattolica. Gli estratti seguenti del libro “Il Matrimonio sotto Attacco” di don Pietro Leone (Solfanelli) hanno lo scopo di manifestare questo fatto e di analizzarne la natura secondo i principi teologici tradizionali della santa romana Chiesa.

Ci sono tre forme basilari di amore. Per primo vi è l’amore sensibile (o passione d’amore), di cui l’amore sessuale è un esempio; per secondo vi è l’amore razionale (o virtù dell’amore); per terzo vi è la Carità, che consiste in quella forma di amore razionale che è elevata dalla grazia Soprannaturale.

Il mutamento di dottrina da parte della Chiesa, fin dal Concilio Vaticano II colla sua apertura al Mondo in tutte le sue manifestazioni e più particolarmente nel suo insegnamento sul matrimonio consiste essenzialmente in una sostituzione dell’amore cristiano della Carità coll’amore sensibile: i sensi, la sensibilità, il sentimentalismo.

La Chiesa insegna che il matrimonio ha tre finalità: 1) la procreazione e l’educazione dei figli; 2) l’assistenza reciproca degli sposi; 3) il rimedio contro la concupiscenza (si veda il Catechismo Romano; si può notare che si possono anche intendere la seconda e la terza finalità insieme, come seconda finalità).

La Chiesa insegna inoltre che la prima finalità è anche la finalità primaria (secondo il Magistero perenne, la sacra Scrittura, i Padri della Chiesa, assieme alla teologia speculativa). In opposizione a questo insegnamento, certi autori moderni sostengono l’idea per cui il bene degli sposi (la seconda finalità) è sullo stesso piano o in un piano più alto rispetto al bene dei figli (la prima finalità).

Questa opinione moderna è stata condannata dal Magistero. Una Dichiarazione della Santa sede dell’aprile 1944 (AAS XXVI) pone la questione: «Può essere accettata la dottrina di certi autori moderni che negano che la procreazione e l’educazione del figlio sono il fine primario del matrimonio, oppure insegnano che i fini secondari non sono essenzialmente subordinati al fine primario, ma piuttosto hanno eguale valore e sono indipendenti da esso?».

A questo quesito venne risposto: «No, questa dottrina non può essere ammessa». Nella sua Allocuzione alle ostetriche (1951), Papa Pio XII si riferisce a queste dottrine come ad «una grave inversione dell’ordine dei valori e dei fini che il Creatore stesso ha stabilito».

Nonostante queste dichiarazioni, abbiamo visto (cfr. op. cit., cap. 5) come questa opinione moderna fu riproposta nel consesso del Concilio Vaticano II; come trovò la sua via (sebbene in una forma coperta) nelle pagine dell’Humanae vitae, e in seguito nel Nuovo codice di diritto canonico, nel Nuovo catechismo, e nella Familiaris consortio, tra l’altro.

La “Teologia del Corpo” deve essere vista in contrasto con la dottrina espressa dalle dichiarazioni del 1944 e del 1951. Infatti, anche se essa non rifiuta esplicitamente che la procreazione e l’educazione dei figli è la finalità primaria del matrimonio, essa è quasi esclusivamente incentrata sull’amore sponsale.

Al massimo, vi si menziona la procreazione semplicemente come un’aggiunta, come quando il Papa, in riferimento alla «comunione delle persone formata dall’uomo e dalla donna…», aggiunge: su «tutto questo, sin dall’inizio, discende la benedizione della fertilità» (14 novembre 1979).

La concezione particolare dell’amore coniugale come donazione reciproca di sé era già presente in alcuni degli autori che rifiutarono l’assoluta priorità della finalità procreativa del matrimonio. La Dichiarazione del 1944 sopracitata afferma che alcuni di questi autori sostengono che la finalità primaria del matrimonio sia «l’amore reciproco degli sposi e la loro unione, da sviluppare e perfezionare nel dono spirituale e fisico della loro persona».

Papa Pio XII, nell’Allocuzione sopracitata, osserva in maniera similare come certuni degli stessi autori ritengano che «il significato particolare e più profondo dell’esercizio del diritto matrimoniale» è che «l’unione corporale sia l’espressione e attuazione dell’unione personale e affettiva». A questo proposito, il Papa nota che: «Siamo faccia a faccia con la propagazione di un insieme di idee e di sentimenti esattamente opposto al sereno, profondo, e serio pensiero cristiano».

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