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Un capolavoro del Rinascimento

Storia27 Agosto 2021
Testo dell'audio

Il progetto iniziale dello Spedale degli Innocenti fu di Filippo Brunelleschi: sotto la sua direzione, a partire dal 1419 fino al 1427, furono costruiti il portico e i due corpi di fabbrica ad esso perpendicolari (a destra il dormitorio per i fanciulli e a sinistra la chiesa), separati dal primo chiostro, detto “degli Uomini”, facente funzioni di cortile d’ingresso. Considerato uno dei maggiori capolavori del Rinascimento, l’edificio presenta archetipi dell’architettura rinascimentale: le campate del portico basate sul modulo equivalente a dieci braccia fiorentine, l’uso dell’arco a tutto sesto, la sottolineature del disegno dei piani con le modanature in pietra serena sull’intonaco chiaro e tutti i riferimenti all’architettura classica.

La struttura originaria degli Innocenti venne infatti ampliata tra 1439 e 1440 dall’architetto Francesco della Luna, che sopraelevò con un piano finestrato il portico per ottenere una vasta sala coperta, da destinarsi al soggiorno dei fanciulli: così facendo, reinterpretò il progetto di Brunelleschi, che prevedeva il loggiato coperto da una semplice tettoia a spiovente, ai lati della quale si disponevano i due volumi equivalenti della chiesa e del dormitorio, che superavano in facciata l’altezza del portico e ne sporgevano con tutto il colmo triangolare del tetto.

Il portico, sicuramente opera di Brunelleschi, è lungo 71 metri, rialzato rispetto alla piazza da una gradinata e composto da nove campate con volte a vela e archi a tutto sesto poggianti su colonne in pietra serena (materiale a basso costo che fino ad allora era stato poco usato in architettura per via della sua fragilità agli agenti atmosferici). Della Luna realizzò anche un secondo cortile, detto “delle donne”. La facciata del portico nel 1487 venne impreziosita con una serie di tondi in terracotta invetriata bianca e azzurra, opera di Andrea della Robbia. I rilievi con i celebri putti vennero aggiunti al posto degli oculi vuoti nei pennacchi tra gli archi. Il neonato in fasce all’interno dei tondi è divenuto poi il simbolo dello Spedale stesso.

Nel 1853, quando viene decisa la dismissione di molti dei suoi beni artistici, nasce l’idea di realizzare un Museo agli Innocenti. Fino alla metà del ’700 l’Arte della Seta finanziava lo Spedale tramite il versamento obbligatorio di un contributo da parte dei suoi iscritti, mentre per la gestione era eletto uno “spedalingo”, affiancato da tre “operai”. In quattro secoli erano state raccolte centinaia di opere d’arte e, nell’ambito di un piano di risanamento economico, si pose il problema della gestione di questo patrimonio.

 

Questo testo di Dianora Citi è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it

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