Santo Sepolcro: gli ultimi secoli

Verso la fine del 1600 la cupola dell’Anastasis, opera di Costantino Monomaco, parve a rischio crollo. Nel 1691 i Frati, chiesti i dovuti permessi per poterla riparare, ottennero un rifiuto per l’opposizione del clero greco. Dopo lunghe e difficili trattative il permesso arrivò, nel 1719: venne messa mano alla cupola ed altri ambienti della Basilica e del convento. Con il timore di una improvvisa sospensione dei restauri, si lavorò alacremente, utilizzando 500 operai controllati da 300 soldati. Alla Pietra dell’Unzione, appartenente ai Frati da circa due secoli, fu sostituito il marmo verde scuro con un marmo bianco, recante lo stemma francescano. L’Edicola del Santo Sepolcro, costruita nel 1555, fu restaurata nel 1728.
Il complotto
La Domenica delle Palme del 1767 i Greci penetrarono nel Santo Sepolcro e lo misero a soqquadro, calunniando i Francescani con accuse di complotti e macchinazioni. Il sultano emise allora un firmano, con il quale fu data ai Greci la proprietà della Basilica di Betlemme, della Tomba della Vergine e, in comune con i Latini, di parti della Basilica del Santo Sepolcro. Nonostante i ripetuti appelli del Papa, il sultano non cambiò quanto scritto: da allora le modifiche sui possessi dei Luoghi Santi sono state minime.
Il vasto incendio del 1808 provocò non pochi danni nella Basilica del Santo Sepolcro. La Russia, divenuta patrona dell’Ortodossia, ebbe il permesso di occuparsi dei restauri e quando furono terminati, il 13 settembre del 1810, si capì chiaramente come quasi niente fosse rimasto visibile della basilica di epoca crociata: tra i vari interventi era stata rifatta l’Edicola con un baldacchino a cupola a forma di cipolla; nella Rotonda le colonne erano state incorporate in massicci pilastri; nei pressi del Calvario erano state create due scale molto ripide ed erano stati eliminati i monumenti sepolcrali di Goffredo di Buglione e di Baldovino VI; era stato tolto il marmo con lo stemma francescano alla Pietra dell’Unzione e sostituito con un marmo rosa. Nel 1860 fu richiesto al sultano, a nome delle nazioni cattoliche, la restaurazione dei diritti goduti dai Francescani anteriormente al 1767. Sotto la minaccia della rottura delle relazioni diplomatiche da parte dello zar Nicola, se questo fosse avvenuto, la Turchia fu obbligata ad emettere un firmano, nel quale si decretava che lo Statu Quo risalente al 1767 dovesse essere rispettato.
Gli ultimi restauri
Due terremoti, il primo nel 1867 e il secondo nel 1927, danneggiarono la cupola e l’Edicola. Gli inglesi, che dalla fine della prima guerra mondiale erano incaricati del protettorato della Palestina, nel 1934 rinforzarono tutta la costruzione pericolante con cinture e tralicci sia all’interno che all’esterno, esprimendo la necessità di un restauro a tutta la struttura.
Dopo un accordo, stipulato nel 1954, tra le tre comunità cristiane per il restauro, i lavori veri e propri alla Cupola iniziarono il 3 luglio 1961. Il 2 gennaio 1997 la cupola dell’Anastasis riapparve nella sua nuova luce.
Dieci mesi sono invece durati i restauri della parte più importante della chiesa ovvero l’Edicola del Sepolcro. Dopo l’accordo firmato nel 2015, i lavori sono iniziati nel maggio 2016 e sono terminati il 21 marzo scorso, grazie a finanziamenti provenienti da tutto il mondo. L’Edicola è composta da due vani: il primo, la Cappella dell’Angelo, al cui centro un piccolo altare quadrato conserva quello che resta della porta che chiudeva la tomba (una pietra da cui i pellegrini nei secoli hanno portato via dei pezzetti per “ricordo”); il secondo, una piccola stanza in cui si entra da un passaggio molto stretto e basso, che accoglie sulla destra il letto funebre vero e proprio coperto da una lastra di marmo. Con l’occasione dei restauri è stata fatta una ricognizione anche nella seconda stanza e il 26 ottobre 2016 è stata rimossa la lastra di marmo che copriva la roccia su cui fu adagiato il corpo di Gesù Cristo. Era dal 1810 che la lastra non veniva spostata e la volta precedente era accaduto nel 1555, quando Bonifacio da Ragusa era stato autorizzato a eseguire del lavori.
La lastra dei Crociati
Staccato dai bordi e spostato lateralmente di circa 20 centimetri, il marmo ha scoperto l’esistenza di un’altra lastra di marmo sottostante, più grigia, spaccata. Lunga come quella superiore, è però meno larga e rotta, con incisa una croce (l’ipotesi è che si tratti della lastra posta dai Crociati). E’ stata poi riportata alla luce la superficie originaria del letto di roccia: tagliato nella stessa pietra di Gerusalemme, presenta sul piano dei canali scavati, utile allo scorrimento dei fluidi o secondo il rituale bizantino della santificazione dell’olio. Sono stati svolti una serie di esami per stabilire l’età della pietra. La professoressa Antonia Moropoulou, ingegnere chimico e coordinatrice dei restauri, dopo l’analisi eseguita con tutte le più moderne tecnologie, ha affermato che «il letto di roccia è compatibile con l’interpretazione storica».
L’apertura di una tomba vuota e la visione di una roccia è il rinnovarsi di una sorpresa, che interpella la fede, è un viaggio attraverso duemila anni di storia, alla scoperta dell’evento che ha cambiato l’umanità.
Questo testo di Olga Donati è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it