Santa Maria dell’Isola

Le cronache riportano il miracolo relativo ad una scultura lignea, attualmente conservata presso il Santuario di Santa Maria dell’Isola. Di fattura orientale, una volta giunta a Tropea, il sindaco volle dedicarle uno spazio d’onore, all’interno di una nicchia naturale sull’isolotto. L’artefatto, però, era troppo grande per poter essere collocato lì: per questo, un falegname venne incaricato di tagliarne le gambe, in modo che vi potesse essere posizionato agevolmente. Al momento di procedere, l’artigiano fu colpito da un’inspiegabile paralisi agli arti superiori, che gli impedì di portare a termine il lavoro. La scultura, dunque, si trova oggi presso il Santuario, contesto decisamente degno per il culto alla Vergine. Tale struttura fu voluta, un migliaio di anni fa circa, forse dai Padri Basiliani o, più probabilmente, da eremiti greci, essendo oltre tutto all’epoca la regione calabra sotto la giurisdizione ecclesiastica.
In merito all’edificazione del Santuario sono disponibili solo informazioni incerte e lacunose. Esso fu donato dai Normanni, che si adoperarono per la latinizzazione di quest’area, insieme ad alcuni territori circostanti, nell’anno 1066, a Desiderio, abate di Montecassino e cugino di Sichelgaita, seconda moglie di Roberto il Guiscardo, oltre che futuro papa Vittore III. Ancora oggi, il Santuario appartiene all’ordine benedettino. A testimonianza di quanto si tramanda, vi è una formella della porta bronzea della Basilica di Montecassino, fatta fondere dall’abate Desiderio stesso e ingrandita, nel 1123, dall’abate Oderisio II. Vi è incisa una frase con la quale si attesta la proprietà di Santa Maria di Tropea «cum omnibus pertinentiis suis» (con tutto quanto è di sua pertinenza).
Al tempo della costruzione del Santuario, il monachesimo ferveva in questa regione: nel suo epistolario, san Gregorio Magno racconta di una comunità, costituitasi su una collina alle spalle di Tropea, detta Sant’Angelo. Si può presupporre, in più, che vi fossero altri centri monastici, nei paraggi. Lo scoglio, isolato com’era dal frenetico ritmo del borgo, era il luogo ideale per raccogliersi in preghiera e in contemplazione.
Il Santuario è stato costruito su una piccola isola (uno scoglio di arenaria, per la precisione) di fronte ad un terrazzo a picco sul mare, terrazzo sul quale sorge la parte antica della città di Tropea.
Si tratta di un luogo molto pittoresco: sul lato dell’isola rivolto a Occidente, in direzione del tramonto, vi è una grotta dalle pareti di smeraldo. Quello che un tempo era un isolotto, oggi comunica, in realtà, con la terraferma, grazie a una striscia di spiaggia. Fra l’altro, in passato la sua superficie si estendeva più di quanto lo faccia adesso, ma, col passare degli anni, terremoti, corrosione dovuta agli agenti naturali e intervento umano, volto a mettere in sicurezza il territorio, l’hanno portato ad occupare l’area attuale. Dall’isola, in ogni caso, è ancora possibile osservare, sotto il pelo dell’acqua, vaste basi sottomarine.
Questo testo di Rino Zabiaffi è tratto da Radici Cristiane. Visita radicicristiane.it