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San Giovanni Crisostomo, la Bocca (d’oro) della Verità

Storia30 Novembre 2018
Testo dell'audio

Nato intorno al 349, Giovanni di Antiochia rimase presto orfano del padre, e fu grazie all’educazione materna che si radicò in lui una viva fede cristiana che lo portò a farsi battezzare nel 368 per poi formarsi alla vita ecclesiastica sotto la guida del vescovo Melezio.

Fu negli anni della giovinezza che consolidò le sue qualità di oratore frequentando i corsi di filosofia e di retorica. Poco tempo dopo aver terminato gli studi, avendo già avviato la vita religiosa, decise di dedicarsi all’ascetismo; e così trascorse alcuni anni in solitudine, meditando sulla Scrittura e in particolar modo sul Vangelo e le Lettere di Paolo.

Ma, evidentemente, il Signore aveva in serbo per lui un progetto di vita diverso. Infatti, a differenza di altri Padri della Chiesa che, per vicissitudini personali o per libera scelta, vissero da eremiti per lunghissimi anni, Giovanni presto si ammalò e, non potendosi curare da solo, fu costretto a fare ritorno ad Antiochia.

Alla luce di quella che sarebbe stata la sua vita futura, possiamo ben definire “provvidenziale” l’insorgere di quella malattia che lo costrinse a tornare in comunità; di lì a poco, infatti, egli comprese la sua vera vocazione: essere «Pastore di anime a tempo pieno», come lo ha definito Papa Benedetto XVI.

Fra Atanasio e Girolamo

A partire dal 380 la sua attività pastorale si fece sempre più intensa: nei pochi anni di meditazione sul Vangelo aveva acceso dentro di sé un’ardente passione per la predicazione, quel fuoco intimo che porta tutti gli innamorati di Cristo a volerlo testimoniare sempre e ovunque.

In breve tempo divenne il più celebre predicatore della sua città. Tuonò con numerose omelie contro l’arianesimo e ogni tipo di eresia, ribadendo fermamente la dottrina “di sempre” della Chiesa Cattolica, e cioè, molto semplicemente, quei principi fondamentali della Fede cui tutte le comunità cristiane si erano tenute ancorate sin dalla Pentecoste, inizio della Predicazione Apostolica.

Se questa difesa dei dogmi e dei principi teologici avvicina il Crisostomo all’energico “guerriero” Atanasio, non bisogna dimenticare ch’egli si mantenne sempre in perfetto equilibrio tra l’alta teologia e la vita di tutti i giorni, dedicando grande attenzione anche alla semplicità del lavoro quotidiano, la qual cosa lo avvicina senza dubbio al “maestro” Girolamo.

Tutte e tre le figure in questione furono determinanti per la battaglia alle eresie e la diffusione della sana dottrina nel corso del IV sec. Quanto alla predicazione, Giovanni ebbe sempre cura di ammonire i fedeli circa l’adempimento dei doveri necessari per garantire l’integrale sviluppo della persona umana nella sua duplice dimensione fisica e intellettiva.

Le età dell’uomo

In questa catechesi generale l’attenzione era focalizzata sulle età dell’uomo, che si susseguono l’una all’altra in un continuum che non è solo biologico, ma anche e soprattutto spirituale, nel quale non esistono divisioni nette, bruschi passaggi da una fase all’altra, ma lo sviluppo segue un divenire graduale, proprio come diversi mari, incontrandosi, formano un unico oceano: a ben vedere nell’immensità dell’oceano nessun mare si distingue dagli altri, eppure ciascuno conserva quelle caratteristiche naturali che gli sono proprie.

Ogni età ha un’impronta particolare e una funzione diversa nell’ambito della crescita individuale: il primo mare che incontriamo è quello dell’infanzia, il più importante, perché «proprio in questa prima età si manifestano le inclinazioni al vizio e alla virtù» (Omelia 3,1 sul Vangelo di Gv.); pertanto è in questa fase delicatissima che la Legge di Dio deve essere ben impressa nell’anima, così che i bambini siano premuniti «con armi spirituali» (Omelia 12,7 sulla Prima Lettera ai Corinzi) per rimanere saldi nella Fede in mezzo ai venti burrascosi del secondo mare, quello dell’adolescenza, il più pericoloso, «perché in noi cresce (…) la concupiscenza» (Omelia 81,5 sul Vangelo di Mt).

Segue l’ultimo mare, il più vasto, quello dell’età matura «dove sopraggiungono gli impegni di famiglia» (Ibid.) e dove bisogna far fruttificare i doni dello Spirito acquisiti con la buona battaglia nei tempi della giovinezza.

Vescovo di Costantinopoli

Questo il tenore dei discorsi del Crisostomo, che non cambiò dopo la sua nomina a vescovo di Costantinopoli nel 397: da vero pastore delle anime si mantenne sempre austero e rigoroso nel parlare alle folle o ai potenti, rivelandosi però cordiale e paterno nei rapporti con i singoli fedeli.

Purtroppo il periodo costantinopolitano aprì la fase tempestosa della sua vita: da vescovo della capitale dell’Impero si trovò spesso coinvolto in intrighi politici e beghe religiose che furono la causa dei due esili cui fu costretto, prima nel 403, poi nel 406.

Fu proprio nel corso di quest’ultimo che, viaggiando da Cucusa verso Pitiunte, si arrestò, sfinito, a Comana del Ponto, dove morì adagiato nella cappella di San Basilisco, esclamando con le ultime forze: «Gloria a Dio per tutto!».

Suo estremo testamento fu il render gloria a quel Dio che aveva permesso tante sofferenze nella sua vita; da ultima, quella di spirare ingiustamente in esilio, lontano dalle moltitudini di anime che aveva amato e guidato.

I piani di Dio

Proprio per questo fu un “render gloria” di immenso valore, perfettamente coerente con il suo pensiero di sempre. Meditando sulla Rivelazione, egli aveva concluso che Dio si è mostrato all’uomo attraverso alcuni “passi” fondamentali: dalla Creazione, alla Scrittura, all’Incarnazione, alla Pentecoste che è la tappa definitiva, il momento in cui la “Verità tutta intera” viene svelata, e il Dio Uno e Trino si rivela, per la prima volta, nella sua Chiesa.

Questo il grande Piano di Dio per la Rivelazione, ma Egli ha anche un piano per l’esistenza di ciascuno di noi nel nostro hic et nunc storico e geografico; un piano «indicibile e incomprensibile» scrive il Crisostomo ne La Provvidenza, per cui può anche essere attraversato dalle sofferenze, ma rimane sicuramente guidato da Lui con amore, perché tutto ciò che è permesso da Dio nelle contingenze della Storia ha un grande significato nell’economia della Salvezza.

È sulla base di questo pensiero, forse, che il Bernanos farà dire al suo “curato di campagna”, tiepido nella tranquillità e fervente nella malattia: «Tutto è Grazia!».

 

Questo testo di Vincenzo Gubitosi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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