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San Giovanni Battista. Il suo martirio: la testimonianza più autorevole dell’indissolubilità del matrimonio

Santi: ritratti di fede02 Settembre 2019
Testo dell'audio

Il calendario della Chiesa festeggia due volte san Giovanni Battista: la sua natività, il 24 giugno, e il suo martirio, il 29 agosto. A parte Gesù e Maria Vergine, Giovanni Battista è il solo ad essere festeggiato il giorno della sua nascita e il dies natalis. Si legge nel Martirologio romano: «Memoria della passione di san Giovanni Battista, che il re Erode Antipa tenne in carcere nella fortezza di Macheronte nell’odierna Giordania e nel giorno del suo compleanno, su richiesta della figlia di Erodiade, ordinò di decapitare. Per questo, Precursore del Signore, come lampada che arde e risplende, rese sia in vita sia in morte testimonianza alla verità».

La sua nascita è annunciata all’anziano sacerdote Zaccaria dall’angelo Gabriele, che gli impone anche il nome, Giovanni (che significa in ebraico «Yaweh è propizio»). Zaccaria perde la parola e la riacquista alla circoncisione del figlio, per intonare il Benedictus. Quando la madre Elisabetta è visitata da Maria Vergine, Giovanni sussulta nel seno materno, sentendo vicino Gesù (Luca 1, 5-25; 39-41; 57-80).

Precursore di Gesù Cristo, dopo il voto di nazireato, intorno all’anno 30, sotto il Governo dell’imperatore romano Tiberio (42 a.C – 37 d. C.), Giovanni Battista, prese a condurre una vita molto austera come quella di un asceta del deserto: indossava un vestito di pelo di cammello con una cintura di pelle intorno ai fianchi e predicava annunciando la penitenza e la conversione per preparare in mezzo al popolo l’avvento della missione pubblica di Gesù. La sua predicazione fece assai rumore e la gente arrivava da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dai territori del Giordano e tutti coloro che ascoltavano i suoi insegnamenti e la sua profezia sulla vicina venuta del Messia li invitava alla purificazione, alla vita nuova con un segno esteriore: conferiva un Battesimo – da qui il nome il Battista – di pentimento per la remissione dei peccati immergendoli nel fiume Giordano. La sua opera spirituale divenne così importante che molti pensavano che fosse proprio lui il Messia tanto atteso, annunciato nelle Sacre Scritture. Ma Giovanni Battista rispondeva: «Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

I capi spirituali degli ebrei entrarono in allarme. Scrive l’evangelista san Giovanni: «quando i Giudei mandarono da Gerusalemme dei sacerdoti e dei Leviti per domandargli: “Tu chi sei?” Egli confessò e non negò; confessò dicendo: “Io non sono il Cristo”. Essi gli domandarono: “Chi sei dunque? Sei Elia?” Egli rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?” Egli rispose: “No”. Essi dunque gli dissero: “Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandati. Che dici di te stesso?” Egli disse: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: ‘Raddrizzate la via del Signore’, come ha detto il profeta Isaia”. Quelli che erano stati mandati da lui erano del gruppo dei farisei; e gli domandarono: “Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” Giovanni rispose loro, dicendo: “Io battezzo in acqua; tra di voi è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari!”». Un giorno anche Gesù si presentò al Giordano per essere battezzato e Giovanni quando lo vide disse: «“Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: ‘Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me’. Io non lo conoscevo; ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare in acqua» (Gv 1, 19-31).

L’evangelista Matteo precisa che Gesù andò al Giordano da Giovanni per farsi anche lui battezzare, ma Giovanni «voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: “Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dal cielo che disse: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”» (Mt 3, 14-17).

Con il principio della vita pubblica di Gesù Cristo, dopo il battesimo e dopo le tentazioni del demonio nel deserto, la missione del Battista prosegue. Cristo di lui afferma: «Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te. Io vi dico, tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di Giovanni, e il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui. Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio» (Lc 7, 26-30).

San Giovanni Battista, dopo aver battezzato Gesù non cessò di far sentire la sua voce per richiamare al pentimento e alla purificazione dei propri peccati, parole dirette alla gente comune, ai capi religiosi d’Israele e alle autorità civili, compreso Erode, Tetrarca, dipendente dai Romani, della Galilea e della Perea, che durante un suo soggiorno proprio a Roma conobbe e intrecciò una relazione con Erodiade, moglie di suo fratello Erode Filippo. Quando fu il momento di ripartire per la Galilea portò con sé la cognata e la sposò. Tutto ciò destò grande scandalo pubblico: la legge mosaica proibiva unioni adulterine, ambedue erano vincolati da coniugio, infatti, anche Erode era già unito in matrimonio con la figlia del Re nabateo Areta IV, il quale gli intimò guerra e lo sconfisse. Il proconsole Vitellio si mosse per punirlo di aver violato la pace romana, ma alla notizia della morte di Tiberio (37 d. C.) tornò indietro e Areta continuò a regnare indisturbato.

Erode Antipa fece arrestare Giovanni, per timore, secondo Flavio Giuseppe, di rivolgimenti popolari, dove avrebbe potuto perire, rivolgimenti causati proprio dalla denuncia del Battista contro le sue nozze incestuose e adultere con Erodiade, la quale manifestò tutto il suo odio nei confronti del Battista facendo chiedere ad Erode, che non osava far uccidere il prigioniero tanto seguito dalla gente, attraverso la bella figlia Salomè, la testa dello stesso san Giovanni, come compenso per aver danzato per il sovrano durante un banchetto.

Da Flavio Giuseppe sappiamo che questi eventi si svolsero a Macheronte, sulla sponda orientale del Mar Morto. La popolazione ebraica pensò che la sconfitta subita dall’esercito di Erode contro Areta IV, avvenuta nell’inverno del 36/37 e nella quale Macheronte fu distrutta, fosse una punizione divina per la decapitazione di Giovanni Battista.

L’Esortazione apostolica Amoris laetitia, dove viene aperta la possibilità ai divorziati risposati di ricevere la Santa Comunione in peccato mortale, negando, quindi, l’indissolubilità del matrimonio e la possibilità di vivere castamente in grazia di Dio anche quando, nell’impossibilità della convivenza matrimoniale avviene una separazione, viola il comando divino, che ha nel martirio di Giovanni Battista il sigillo della testimonianza più autorevole.

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