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San Francesco di Sales: un combattivo difensore della fede

Analisi e commenti25 Gennaio 2021
Testo dell'audio

Nel mese di gennaio ricorre l’anniversario della festa liturgica di san Francesco di Sales: il 24 gennaio secondo il nuovo calendario, il 29 secondo quello antico. San Francesco di Sales, nato nel 1567 nel ducato di Savoia, e morto nel 1622 ad Annecy, di cui era vescovo, è stato proclamato da Pio XI dottore della Chiesa, per la profondità della sua dottrina, ed è anche patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici.
Tutta la nostra battaglia culturale in difesa della Chiesa e della civiltà cristiana è perciò sotto la sua protezione.

Il corpo di san Francesco di Sales riposa ed è venerato ad Annecy, accanto a quello della sua figlia spirituale santa Giovanna di Chantal. Pochi sanno però che il suo cuore, integro e incorrotto, è conservato in Italia, nella cittadina di Treviso. Vale la pena ripercorrerne il movimentato itinerario. Il 28 dicembre 1622, il grande santo savoiardo moriva a Lione, colpito da un attacco apoplettico, all’età di 54 anni. Appena diffusasi la notizia, i fedeli accorsero in folla per venerare la sua salma che solo dopo una lunga contesa, fu restituita alla città di Annecy, dove aveva risieduto come vescovo della calvinista Ginevra e dove, con santa Giovanna di Chantal, aveva fondato l’ordine della Visitazione.

Il cuore, che nell’operazione di imbalsamazione era stato trovato “grande, sano e completo”, fu lasciato alle suore visitandine di Lione che lo avevano ospitato negli ultimi giorni. Le religiose di Lione, il “secondo” monastero della Visitazione, dopo quello di Annecy, avevano l’onore di conservare il cuore del fondatore, custodito in uno splendido reliquiario d’oro donato da Luigi XIII re di Francia. Nel 1658, quando il
delegato del papa Alessandro VII stese l’atto ufficiale di autentica del cuore lo trovò incorrotto, in ottimo stato ed effondente un profumo dolce e penetrante. Questa misteriosa fragranza era la stessa che ad Annecy diffondevano i suoi resti mortali, impregnando i chiostri e i viali, e che emanava tutto ciò che era appartenuto al santo, come il cappello a Vienna e il breviario conservato a Nevers.

Il cuore di san Francesco di Sales divenne per i lionesi uno degli oggetti più cari di venerazione e di culto. Ogni anno, negli ultimi giorni di gennaio, veniva esposto pubblicamente per quattro giorni consecutivi, con un’immensa affluenza di popolo. Quando, nel 1789, scoppiò la Rivoluzione francese, per le visitandine di Lione la situazione si fece insostenibile. Nel 1792 le religiose vennero sottoposte a interrogatori e vessazioni di ogni genere e finalmente costrette alla dispersione e alla fuga. Decisero di abbandonare da un giorno all’altro tutto, ma non il loro bene più caro, la reliquia del fondatore, che da quel giorno accompagnò la loro peregrinazione. Nei primi mesi del 1793, mentre il re Luigi XVI veniva condotto al patibolo e la Vandea si sollevava in armi, le suore, divise in piccoli gruppi, attraversarono la Francia e la
Svizzera per giungere avventurosamente a Mantova, dove l’imperatore d’Austria aveva offerto loro la possibilità di aprire un monastero.

L’accoglienza della popolazione fu calorosa, ma la tranquillità di breve durata. Agli inizi di aprile del 1796, il generale Bonaparte valicava le Alpi e dilagava nella Pianura Padana. Le religiose, incalzate dalle armate francesi, sempre portando con sé il cuore del loro fondatore, furono costrette ad un nuovo peregrinare che le portò in Boemia a Krumau, quindi a Vienna e finalmente, nel 1801, a Venezia. Il cuore di san
Francesco di Sales e le sue suore furono accolte nel monastero di San Giuseppe di Castello di Venezia, presso il quale esse tennero un educandato frequentato per quasi un secolo dalle migliori famiglie venete. Si chiuse l’Ottocento e il vento del laicismo e dell’anticlericalismo tornò a soffiare.

In Italia prese di mira i beni religiosi e tra questi il monastero di San Giuseppe, che secondo le leggi del tempo apparteneva al demanio. Il papa Pio X, che da cardinale le aveva protette, indusse le suore a costruire un nuovo monastero a Treviso, in località Le Corti, non lontano da quella Riese dove era nato e aveva trascorso la sua infanzia contadina. Il 2 luglio 1913, festa titolare dell’ordine, mons. Giacinto Longhin vescovo di Treviso, oggi beato, accoglieva il nuovo insediamento della comunità facendosene fino alla sua morte, nel 1936, l’infaticabile protettore.

Dopo tre secoli di storia movimentata, il cuore errabondo di san Francesco di Sales sembra aver trovato dunque in questa tranquilla cittadina veneta il suo riposo. Le eredi del monastero di Lione, che oggi sopravvive a Treviso, vivono raccolte, nella preghiera e nel silenzio, attorno al cuore del fondatore, che, poco prima di morire, aveva detto alle sue figlie: “Vi lascio il mio spirito e il mio cuore”. Chi volesse gustare la
profondità di questo spirito, non ha che da attingere direttamente alle fonti. Non solo i due capolavori: la Filotea e il Trattato dell’Amor di Dio, ma anche le Controversie contro i protestanti che ne dimostrano lo spirito combattivo. San Francesco di Sales, conosciuto come il santo del sentimento e della dolcezza, vi appare come l’uomo incrollabile nella difesa della fede e nell’amore esclusivo a Dio e alla sua giustizia. “Io – scriveva – sono l’uomo più affettuoso del mondo, e tuttavia non amo – credo – assolutamente nulla se non Dio e tutte le anime per Dio”.

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