Rivoluzione russa: la resistenza “bianca”

I tentativi di reazione non mancarono e furono condotti da uomini capaci e valorosi. Come Anton Ivanovič Denikin.
Anton Ivanovič Denikin
Denikin nacque nel 1872, era generale allo scoppio della prima guerra mondiale. Nel 1917, dopo la «rivoluzione di febbraio», aveva l’incarico di Capo di Stato Maggiore generale. Dopo la «rivoluzione d’ottobre», si unì a Kornilov e ad Alekseev, per organizzare una resistenza antibolscevica. Nel 1919, come comandante in capo delle armate “bianche” nella Russia meridionale, col sostegno di Francia e Gran Bretagna, avanzò vittorioso verso Mosca. Il 13 ottobre occupò l’Ucraina e raggiunse Orël, nella Russia centrale. A novembre, incalzato dalla cavalleria di Budënny, iniziò la ritirata. Perse Rostov e Ekaterinodar. Nell’aprile del 1920 affidò i resti delle sue truppe a Vrangel, poi abbandonò la Russia. Morì nel 1947 a Ann Arbor, negli Stati Uniti.
Pëtr Nikolaevič Vrangel
Pëtr Nikolaevič Vrangel divenne così il nuovo riferimento del fronte “bianco”: nato nel 1878 a Novo-Aleksandrovsk, discendente di un nobile Casato balto-svedese, fu, giovanissimo, ufficiale della Guardia imperiale. Nel 1904-1905 partecipò alla guerra contro il Giappone. Nel 1917, divenuto tenente generale, si schierò apertamente contro la rivoluzione. Due anni dopo si ritirò in Crimea. Nell’aprile del 1920, raccolti e riorganizzati i resti delle forze affidategli da Denikin, tentò l’offensiva contro l’Armata Rossa. Superato il Dnepr e raggiunta Marinopol, costituì a Ekaterinoslav un governo antirivoluzionario. Il 30 ottobre, mancandogli il sostegno della popolazione, venne definitivamente sconfitto a Perekop. Con le truppe superstiti, circa 10 mila uomini, riuscì a lasciare la Russia ed a rifugiarsi in Occidente. Morì a Bruxelles nel 1928, a soli 50 anni.
Aleksandr Vasilevič Kolčak
Il terzo nome illustre della resistenza “bianca” fu quello di Aleksandr Vasilevič Kolčak (nella foto). Nato a Pietroburgo nel 1875, all’inizio della prima guerra mondiale comandò la flotta russa nel Mar Nero. Già allo scoppio della «rivoluzione d’ottobre» si schierò contro i bolscevichi. Il 24 novembre 1918, con l’appoggio degli inglesi, che occuparono il porto di Baku, si pose a capo di un governo provvisorio con poteri dittatoriali a Omsk. Gli Stati dell’Intesa lo riconobbero come «autorità suprema della Russia». Il 14 luglio 1919 fu però sconfitto dall’Armata Rossa, che occupò le regioni del basso Volga e degli Urali. Il 10 novembre di quell’anno fu costretto ad abbandonare il quartier generale a Omsk ed a ritirarsi a Irkutsk. Alla vigilia di Natale la popolazione si sollevò contro di lui: tentò la fuga, ma fu fatto prigioniero. Il 15 gennaio 1920 venne passato per le armi dagli insorti.