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Regole della Coscienza

Teologia Morale17 Maggio 2023
Testo dell'audio

Dopo aver visto come si divide la coscienza, vediamo adesso le regole con cui essa funziona. Se la coscienza fosse una voce immediata e soprannaturale di Dio non potrebbe essere soggetta ad errore. Secondo una giusta concezione c’è in essa, fondamentalmente, una forza illuminante e direttiva (synderesis) per sé immune da errori, come lo dimostra il fatto che tutti gli uomini maturi sono unanimi nell’ammettere il primo principio della moralità (bonum agendum, malum vitandum). Su questo fondamento si basano la scienza morale e la coscienza attuale; ambedue tuttavia attingono la loro conoscenza anche da fonti umane e soggette ad errori e sono quindi a loro volta soggette ad errori vari. Si distingue un errore invincibile, in cui la coscienza è presa così completamente da un punto di vista errato, da perdere ogni possibilità di ritrarsene; e un errore vincibile in cui essa è in grado ed è obbligata ad evitare l’errore ma non vi mette tuttavia tutto l’impegno necessario per uscirne.

L’errore è invincibile se 1) o non si è conosciuto come tale o non si è conosciuto come un errore che sia necessario eliminare, o 2) nonostante sia conosciuto non può essere superato, perché manca la possibilità di vedere a fondo la questione attraverso una riflessione personale o domandando ad altri.

È vincibile quando 1) si conosce che l’errore è tale da dover essere eliminato e 2) nonostante ciò, non ci si preoccupa di giungere alla dovuta chiarificazione.

 

Con questa divisione non coincide perfettamente quella di errore colpevole e incolpevole. Un errore può essere stato colpevole in passato, senza che in seguito, nello svilupparsi della coscienza, sia stato possibile di fatto superarlo. La possibilità psicologica di superare un errore implica infatti che si abbia almeno il presentimento dell’errore e che quindi sorga il bisogno di approfondire la questione.

 

Comunque sia, quando invece si tratta di una norma obbligante della Chiesa, non c’è errore che tenga e, dunque, ad un cattolico non è mai lecito sostenere un giudizio soggettivo della coscienza contro tale norma, cioè contro la verità morale che la Chiesa promulga per incarico di Dio stesso. L’errore può verificarsi laddove la Chiesa non si sia ancora espressa in maniera definitoria su una questione di fede e morale.

 

REGOLA DELLA COSCIENZA CERTA – Poiché la coscienza è la regola soggettiva immediata della moralità, bisogna sempre agire con coscienza retta, con buone intenzioni e con integrale buona fede; non si deve, perciò, mai agire contro la coscienza, quando questa è certa, anche se di fatto erronea; infatti anche colui che s’inganna in buona fede ha il dovere di adeguare la sua azione al suo giudizio.

Un atto materialmente cattivo, compiuto per obbedienza al giudizio di una coscienza erronea, ma certa della liceità dell’atto, non è una colpa morale, perché l’oggetto – ancorché materialmente cattivo – è stato amato e voluto come moralmente buono. Inversamente, un atto materialmente buono può costituire una colpa quando è compiuto contro il giudizio di una coscienza erronea, che lo considera cattivo.

 

Con ancor maggior chiarezza, questa affermazione si deduce dalla natura della coscienza: a) la legge di Dio, da cui dipende la bontà e la malizia oggettiva delle azioni, si presenta all’uomo come regula propinqua et homogenea nella conoscenza che si ha attraverso la propria coscienza. La stima o la disistima che la volontà mostra per questa norma dipende dal modo con cui essa l’ha conosciuta attraverso la ragione. Perciò ogni volizione che segue un giudizio certo anche se erroneo della coscienza, è (formalmente) buona, ogni volizione che segue un giudizio contrario è cattiva; b) l’errore non si ha, come si è già notato, nei principii primi e fondamentali della morale, ma nelle applicazioni e nelle conseguenze derivanti dalla conoscenza di questi principii. Ora il potere vincolante della coscienza ha le sue radici appunto nel principio fondamentale: bonum agendum, malum vitandum. Perciò nella coscienza erronea il potere obbligante è fondato sulla stessa verità, su cui si fonda nella coscienza vera.

 

La coscienza vincibilmente erronea può essere norma dell’agire solo in maniera molto relativa. In questo caso accanto al giudizio su una linea di condotta da seguire c’è nel subcosciente un presentimento sulla sua non piena esattezza o lo stimolo a un esame più approfondito. In tale situazione, la ragione non si può ritenere rappresentante di Dio; la forza della sinderesi non si trasmette a un giudizio della coscienza, prima che esso non sia stato chiarito. La conseguenza ne è: non è lecito agire contro la coscienza vincibilmente erronea, ma non è lecito neppure seguirla. È anzi doveroso superare di fatto – con tutti i mezzi possibili, l’errore vincibile. Ciò avviene attraverso un riesame personale, attraverso il consiglio, la preghiera e altri mezzi analoghi. È chiaro che atti non liberi, soggetti alla costrizione non divengono peccaminosi per il fatto che soggettivamente siano ritenuti tali: essi infatti non cadono sotto il dominio della ragion pratica, la quale suppone sempre atti posti liberamente dall’io. 

Nel contesto della pandemia da Covid-19, soprattutto dopo lo sviluppo dei vaccini, si è assistito ad un fenomeno affine a quanto sin qui detto. La questione circa la moralità dei vaccini che in una o più fasi della loro realizzazione/test abbiano utilizzato linee cellulari di feti abortiti è stata ampiamente trattata e dunque non mi dilungherò su questo. Certo è che, almeno fino al pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede, tale questione rientrava in quei casi in cui la Chiesa ancora non si era espressa, se non con documenti poco vincolanti. Dunque v’era possibilità d’errore. Mi limito qui semplicemente a rilevare il danno che taluni hanno compiuto nell’attribuire erroneamente all’atto di vaccinarsi o somministrare il vaccino, una trasgressione dell’ordine morale. Quante persone, erroneamente convinte in coscienza che vaccinarsi fosse un peccato mortale, si sono comunque sottoposte per diversi ordini di motivi alla vaccinazione andando dunque contro la voce della propria coscienza, seppur vincibilmente erronea? E quante di queste, dato che la coscienza erronea vincola esattamente come la coscienza retta, avranno quindi davvero peccato mortalmente? Questa è una cosa decisamente grave che merita attenta riflessione.

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