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Preparazione alla morte. Riflessioni teologiche a partire dall’esperienza

Recensioni librarie05 Agosto 2020
Testo dell'audio

Antonio Livi
Casa editrice Leonardo da Vinci, Roma 2020, pp. 122, €10

Un battezzato deve prepararsi alla morte tutta la vita, in modo particolare quando essa sia prossima. Così ha fatto mons. Antonio Livi (1938-2020), alla notizia di aver contratto una malattia quasi incurabile. Egli, poco dopo la diagnosi, iniziò a prendere degli appunti su come prepararsi alla morte, che sono stati pubblicati postumi. Sono brevi, ma profonde riflessioni di un sacerdote, che vuole dare anche conforto e forza a coloro che vivono – e vivremo tutti, prima o poi – la sua stessa esperienza di dolore e debolezza.

Mons. Livi non nasconde di aver provato una «grande ansia», ma che questa l’ha portato a «riflettere su un qualcosa che ha valenza metafisica: molta della sofferenza che ci infliggiamo è legata al fatto che non vogliamo vivere il momento presente. Ieri non esiste più, è passato e non torna; domani, chi lo può prevedere veramente? Certo dobbiamo fare tesoro del passato ed essere previdenti per il futuro, per quello che è possibile: ma angosciarci per essi? Il libro del Qoelet ci mette in una giusta prospettiva: “Per ogni cosa c’è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo”».

Anche mons. Livi ha vissuto momenti di sconforto, ma la preghiera è stata la sua forza, la sua consolazione e la sua speranza: «Passo quasi tutta la notte sveglio a fare orazione e a dialogare con il Signore come non mai nella mia vita precedente. E passo da momenti di richiesta di sollievo fisico a momenti di piena accettazione del dolore con ringraziamento convinto per come mi sta santificando. E ho capito finalmente  che cosa sia la santità: solo opera di Dio, che può fare a meno anche della corrispondenza alla grazia da parte della persona beneficiata».

In un mondo post-cristiano – anticristiano – come quello in cui viviamo, abbiamo bisogno della testimonianza di sacerdoti, come mons. Livi.

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