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Niente respiratori ai disabili: l’eugenetica negli USA oggi come ieri?

Diario di bioetica07 Aprile 2020
Testo dell'audio

Mentre sugli Stati Uniti si sta abbattendo la prima ondata di casi di coronavirus e gli ospedali si preparano a essere invasi da pazienti con difficoltà respiratorie, i vari Stati cercano di fornire ai medici dei criteri guida per prendere le decisioni più difficili: scegliere chi attaccare a un respiratore e chi no. Fra i circa 36 Stati che hanno reso noti i loro criteri, una decina elenca anche considerazioni di tipo intellettivo, e altri parlano di condizioni precise che possono portare alla discriminazione nei confronti dei disabili. L’Alabama sarebbe il caso più eclatante.

Il disprezzo verso i disabili non è una novità per gli USA, basti pensare che furono circa novemila le persone malate di mente ad essere sterilizzate negli Stati Uniti tra il 1907 e il 1928 e che la maggior parte dei provvedimenti legislativi non recava nemmeno una tutela minima alle persone; il caso più noto è sicuramente quello di Carrie Buck.

In questa puntata ripercorreremo l’eugenetica di stampo anglosassone, per ricordare – come scriveva Chesterton – che se è vero che gli specialisti sono preziosi al fine particolare e pratico di soccorrerci di fronte a enormi e riconosciute calamità umane, non hanno però il diritto di somministrare la morte.

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