Nelle catacombe, la letizia

Il visitatore resta sorpreso: nei pressi delle tombe, pensava di trovare tristezza, lutto, invece è tutto l’opposto a svelarsi ai suoi occhi. Queste gallerie sotterranee sono ben più di semplici sepolture: ci forniscono una testimonianza storica unica, poiché si tratta dei soli luoghi dei primi secoli della Chiesa, a Roma, rimasti praticamente intatti, ma soprattutto ci offrono una magnifica e potente testimonianza di fede.
La catacomba di Priscilla, scavata tra il II ed il V secolo, viene soprannominata la “regina delle catacombe”: senza alcun dubbio, poiché, oltre alla sua estensione di quasi 13 chilometri di gallerie, è anche uno dei luoghi più ricchi di decorazioni murali, espressioni del messaggio cristiano. Un autentico tesoro, insospettato!
Se si considera in quale clima sociale dovessero trovarsi i primi cristiani ai tempi delle persecuzioni – perseguitati, denunciati, moribondi a causa di violenze estreme: dilaniati dai denti dei leoni, decapitati, crocifissi, bruciati vivi, ecc… –, ci si potrebbe aspettare che le pitture tombali esprimano quest’angoscia quotidiana, questa sofferenza terribile. Sul piano naturale, a livello della psicologia umana, è effettivamente questo che s’ipotizzerebbe di trovare. In realtà, nulla di tutto ciò; al contrario, gli affreschi esprimono la pace, la serenità e la gioia della Speranza cristiana.
La vita sulla terra non è che un pellegrinaggio verso il riposo eterno. Il cristiano ha questa profonda certezza, che nell’aldilà lo attenda la vera vita ed è così che il giorno della morte, che i pagani consideravano come funesto, diviene per i cristiani il “dies Natalis”, il giorno della nascita alla vita autentica, alla visione beatifica, il giorno che, ancora oggi, indica la festa dei santi sui nostri calendari. Noi entriamo in un luogo contrassegnato dalla gioia e dalla speranza, che sola può dare la fede, capace di trascendere la natura.
Così la cappella di famiglia porta il nome della camera da letto della domus, utilizzata anche per il riposo nella morte. Qui le scene evocate esprimono la salvezza.
Questo testo di Marie Perrin è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it