Nella terra dei Feaci

Corfù, nell’antichità chiamata Kórkyra, è una delle più grandi isole greche del mar Ionio, divisa da un piccolo braccio di mare dal Peloponneso e dall’Epiro.
Ritenuta una delle maggiori potenze navali da Tucidide, è divenuta nel III secolo a.C. parte dell’alleanza epirota. Poco dopo la battaglia di Paxos, fu utilizzata come base navale dai Romani; entrando nell’orbita della Repubblica e, successivamente, nel contesto della conquista della Grecia, fu annessa alla provincia di Macedonia e liberata dai frequenti attacchi dei pirati. Identificata tradizionalmente con l’isola dei Feaci cantata da Omero nell’Odissea, ove Ulisse trovò ristoro al termine del suo lungo viaggio e, soccorso da Nausicaa, narrò al sovrano Alcinoo le proprie peripezie, Corfù rimase per secoli sotto le armi romane, mantenendo intatta la propria civiltà e identità.
Gran parte dell’isola fu convertita al Cristianesimo, secondo la tradizione, da due discepoli di san Paolo, i santi Giasone e Sosipatro, le cui reliquie vennero poste a riposare nell’antica cattedrale. Con la divisione dell’impero operata nel IV secolo d.C., Corfù venne assegnata all’Oriente e inclusa nella prefettura dell’Illyricum. A partire dall’VIII secolo costituì un distretto del tema di Cefalonia e la città venne elevata a sede vescovile, dipendente dal patriarcato di Costantinopoli. L’isola fronteggiò diversi attacchi da parte dei Saraceni e dei Normanni: nel 933, guidati dall’arcivescovo Arsenio, i corfiotti resistettero all’invasione araba, ma furono conquistati nel 1081 da Roberto il Guiscardo.
L’imperatore Alessio I Comneno chiese allora l’intervento della flotta veneziana in cambio di concessioni mercantili e nel 1084 riportò l’isola sotto il dominio bizantino: questa fu ripresa da Giorgio di Antiochia, ammiraglio della flotta del Regno di Sicilia, partito da Otranto con settanta galee nel 1147. Tornata nuovamente nei territori imperiali, nel 1197 Corfù venne invasa dai Genovesi guidati da Leone Vetrano, il quale creò nell’isola una signoria autonoma.
Nel 1204, come noto, la quarta Crociata al comando dei Veneziani fece rotta verso Costantinopoli, saccheggiò la città e l’impero venne spartito fra i vincitori: Corfù fu assegnata a Venezia, la quale spodestò Vetrano e suddivise l’isola in feudi assegnati a nobili veneti, i quali avevano l’obbligo di versare un tributo alla madrepatria e provvedere alla difesa. Nel 1214 se ne impadronì Niceforo Ducas, despota d’Epiro: il suo successore Michele II inserì l’isola nella dote della figlia Elena, sposa di Manfredi di Sicilia, alla cui morte passò alla Casa d’Angiò.
Corfù costituì per tutta l’età moderna un punto strategico della Marina veneziana per il controllo del Mediterraneo orientale, ambita e quindi spesso teatro di scontri, fra cui l’assedio del 1537, allorché la Serenissima riuscì a respingere i soldati della coalizione franco-ottomana, o del 1716, quando resistette per mesi contro le truppe della Sublime Porta. Ceduta alla Francia napoleonica con il Trattato di Campoformio, l’isola entrò a far parte nel 1800 della Repubblica delle Sette Isole Unite, una forma di autogoverno prima sotto protettorato russo-ottomano, poi nuovamente sotto l’ala pesante della Francia.
Questo testo di Lorenzo Benedetti è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it