Nel numero di marzo protagonista Trento

È dedicato al genio trentino il dossier del numero di marzo del mensile Radici Cristiane, diretto dal Prof. Roberto de Mattei: la provincia di Trento può contare, infatti, su secoli di storia, di fede, di cultura e d’arte. Per questo ora punta ad imporsi come modello di riferimento e laboratorio, per sperimentare modelli innovativi, dal Sistema Culturale del Trentino agli enti museali, dal Sistema Bibliotecario alla formazione musicale, dal mondo dello spettacolo ai progetti, quale quello di una scuola delle professioni culturali. Sorta di ponte fra Mediterraneo e Centroeuropa, la provincia di Trento è un punto di riferimento per studi, ricerche, ma anche per la valorizzazione di quanto scoperto in luoghi-chiave dell’archeologia quali le palafitte di Fiavé o presso il castello del Buonconsiglio. O presso Castel Thun, palazzo signorile e maniero medioevale. Figlio di Trento è anche Padre Antonio Bresciani de Borsa, originario di Ala, richiesto personalmente da Pio IX di scrivere romanzi in grado di contrastare la produzione letteraria di stampo anticlericale, quando non addirittura antireligioso, dell’epoca. E la propaganda lo liquidò, infliggendogli una «damnatio memoriae», di cui ancora oggi è vittima.
L’editoriale del direttore, Prof. Roberto de Mattei, si occupa invece del coronavirus Covid-19, puntato alla testa ed al cuore del regime comunista cinese ed, al contempo, dell’intero processo di globalizzazione. La Cina è un totalitarismo, che si è “emancipato” da Dio e dalla legge naturale. Ma nessuna politica di difesa dei confini nazionali può arrestare le epidemie, se non è accompagnata da un ritorno ai principi morali su cui si fonda una società: «È l’abbandono della legge divina e naturale, che provoca i grandi flagelli», ha evidenziato il Prof. de Mattei.
In Attualità un articolo di Renato Cristin giudica necessario riavviare un’indagine politologica e filosofica sul comunismo. Occorre ridefinire gli esiti alla luce di un obiettivo meta-teorico e concreto, definibile con l’espressione «Norimberga del comunismo», ideata anni fa da Vladimir Bukovskij e rielaborata oggi nei termini di un «Appello». Sono in questione i crimini commessi, con l’obiettivo di affermare non solo la condanna degli autori e della loro ideologia, ma anche la pietas nei confronti delle vittime, che quella ideologia ha sempre negato. Segue, sullo stesso tema, un’intervista a Dario Fertilio, colui che, assieme a Bukovskij, lanciò «Memento Gulag», una giornata della memoria per le vittime del comunismo e di tutti i totalitarismi. Fertilio ritiene che il comunismo non sia ancora morto, goda anzi di ottima salute, mantenendo intatto il suo principio ispiratore, che è quello del controllo sociale, della pianificazione economica globale, del monopolio culturale e informativo, della corruzione diffusa, della distruzione permanente dei valori ereditati dal passato. Inoltre, è in grado di ibridarsi con altre ideologie. L’antidoto consiste nei valori della tradizione religiosa.
In un’altra intervista, Jeanne Smits, giornalista franco-olandese, corrispondente da Parigi dell’agenzia d’informazione cattolica LifeSiteNews, pone a fuoco il rapporto tra la teologia indiana ed il culto alla Madre Terra, il vero ruolo della donna alla luce del Magistero ed infine il motivo per cui il Sinodo abbia spinto e stia spingendo per creare una nuova “liturgia”, un misto con elementi amazzonici. In una situazione così oscura e difficile, spetta a ciascuno di noi difendere la vera fede in Dio. Ampio spazio viene dedicato alla «Carneficina inarrestabile» di cattolici, come recita il titolo dell’articolo di Marco Paganelli, una carneficina in atto a livello mondiale: prosegue la persecuzione, compiuta dalle autorità di molti Paesi, nei confronti dei cristiani. Il mondo, intanto, tace. Uno sguardo generale del fenomeno per macrodati evidenzia quanto urgente sia riscoprire la nostra identità cristiana, avere il coraggio di gridare una Verità, che non scende a compromessi.
La Nigeria ne è un triste esempio: «Il suo destino religioso potrebbe essere un fattore politico di immensa importanza nel nuovo secolo», ha scritto un esperto, Philip Jenkins. E questo destino potrebbe essere l’eliminazione di tutti i cristiani. Fa parte del piano d’islamizzazione forzata del Paese, portato avanti dai pastori Fulani e dagli jihadisti di Boko Haram. Col silenzio complice del presidente Muhammadu Buhari, colui che Barak Obama volle a capo della nazione. Secondo Alberto Rosselli, che firma il terzo articolo su questo tema, la scomparsa dei cristiani in Medio Oriente sarebbe una gravissima perdita non soltanto religiosa, ma anche culturale ed una sconfitta per il processo di pace e per la stabilità nella regione. Eppure, soprattutto dopo le «Primavere arabe», un islam sempre più aggressivo ne ha sensibilmente ridotto il numero o ammazzandoli o costringendoli alla fuga. I pochi rimasti sono costretti al silenzio.
Ma in merito c’è anche un’interessante intervista all’ambasciatore d’Ungheria presso la Santa Sede, Eduard Habsburg-Lothringen, che spiega come aiutare i cristiani perseguitati nel mondo sia la modalità scelta dal suo Paese, per onorare le proprie radici spirituali e culturali, per difendere i propri fratelli nella dura prova e per contribuire ad alleggerire i flussi migratori, specie quelli incontrollati. L’Unione europea sembra non recepire, ma il governo Orbán va avanti lo stesso.
Tommaso Scandroglio firma un articolo, che sposta l’attenzione sull’allarme Lgbt, per il progetto di legge all’esame della Commissione Giustizia della Camera, per la cui approvazione in questi giorni, approfittando del caos provocato dall’emergenza coronavirus, c’è chi sta facendo forti pressioni: se passasse, spalancherebbe le porte del carcere o prospetterebbe pesanti sanzioni per chiunque osi criticare la galassia Lgbt, foss’anche citando Bibbia o Catechismo. Ed anche invocare la libertà di espressione varrebbe, ma fino ad un certo punto…
Il card. Burke si sofferma sulla Domenica Laetare, domenica di gioia per il Mistero della Fede, per la redenzione che il Signore ci ha guadagnato con la Sua Morte, Passione, Risurrezione e Ascensione: «Gioiamo dunque della nostra vita in Cristo, vissuta qui in terra come anticipazione della sua pienezza in cielo – scrive il card. Burke – e riprendiamo la via di penitenza e conversione per la nostra salvezza eterna».
Francesco Corradi propone, invece, per Tesori d’Italia una riflessione sul Comune di Bard, il più piccolo della pur piccola Valle d’Aosta, un centinaio di abitanti in tutto. I primi insediamenti però risalgono ai tempi del Neolitico. Poi si sono succeduti qui i Romani e gli Ostrogoti; nel Medioevo il borgo ha acquisito la struttura giunta ai giorni nostri. Bard fu luogo di transito, grazie all’antica via per le Gallie ed alla via Francigena, protetto dall’Alto Medioevo ad oggi dal Forte, che già nel 1800 fermò con 400 uomini assediati all’interno i 40 mila soldati dell’Armée de Réserve di Napoleone.
Il tradizionale appuntamento con Sara Magister, questo mese, si sofferma su San Giuseppe, prendendo spunto da quello raffigurato nella pala, collocata nella cappella dell’imperatrice madre Eleonora di Gonzaga nell’Hofburg di Vienna. L’opera venne commissionata nel 1676 dall’imperatore d’Austria, Leopoldo I, al celebre pittore Carlo Maratta (o Maratti). Nella scena, l’anziano Giuseppe è ormai giunto alla fine della sua vita. Maria è accanto a lui e prega. Gesù compie verso di lui quel gesto di benedizione, che sia Maria che San Giuseppe stavano attendendo.
Andrea Meneghel evidenzia con un approfondito articolo quanto la poetica di Claudio Monteverdi si dimostri sensibile ai temi morali già nella scelta e nella trattazione dei soggetti. Sopra le guise mitiche e storiche, perfettamente comprensibili al pubblico colto dell’epoca, si stende un inequivocabile velo di Cristianità, conforme all’autentica vocazione del compositore, sacerdote ordinato e maestro di cappella alla Basilica di San Marco. Come evidenziano le intensissime e sentite composizioni sacre, quali l’insuperato Vespro della Beata Vergine, la Selva Morale e Spirituale e la Messa da Cappella a quattro Voci.
Santa Balbina: risanata dalle catene di San Pietro è la riflessione, scritta da Benedetta de Vito, sulla basilica minore di Santa Balbina, sul «piccolo Aventino», di fronte alle Terme di Caracalla, a Roma: la struttura rende memoria viva la testimonianza di una Santa, martirizzata assieme al padre Quirino, per non aver abiurato il Santo Nome di Gesù.
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