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“Luce, Nutrimento, Medicina”

Liturgia23 Aprile 2020
Testo dell'audio

Il Nome adorabile di Gesù è “luce, nutrimento, medicina”, “miele in bocca, canto all’orecchio, delizia nel cuore”: il più dolce, potente e onorabile di tutti i nomi. Nel Graduale risuona ora il gioioso canto di gratitudine alla gloria di questo “Nome” benedetto; e il canto di lode esce dal cuore e dalla bocca dei figli di Dio redenti e graziati. Perciò l’Epistola, annunciando che non vi è altro nome che possa dare salute e salvezza al di fuori di quello di “Gesù”, è in pieno accordo con il Vangelo, il quale proclama che il Signore ricevette questo nome celeste quando versò il Suo sangue per noi.

Nella festa della Trasfigurazione di Cristo risuona il seguente canto d’intermezzo:

Tu sei il più bello tra i figli
dell’uomo: sulle Tue labbra è diffusa
la grazia.
Effonde il mio cuore liete parole;
io canto: “Le mie opere sono per il Re”.
Alleluia, Alleluia.
È un riflesso della luce perenne,
uno specchio senza macchia della gloria
di Dio e immagine della Sua bontà.
Alleluia

Il Vangelo della Messa della Trasfigurazione sul Tabor svela la gloria raggiante di Dio, che il Redentore aveva sempre celata sotto le umili sembianze di servo. Nell’Epistola il Principe degli apostoli racconta come egli, “sul Monte santo”, contemplò la gloria splendente del suo Maestro, e come percepì la voce del Padre celeste “da una nube splendente”. Quando poi lo splendore celestiale dello Sposo divino della Chiesa si rivela in questa forma davanti ai suoi occhi, come può Essa dimostrare meglio i suoi sentimenti se non con l’entusiastico canto del Graduale sopra citato?

In una Messa solenne in onore di una S. Vergine, incontriamo il seguente Graduale:

Al Re è piaciuta la tua bellezza.
Egli è il tuo Signore: prostrati a Lui.
Ascolta, figlia, guarda,
porgi l’orecchio.
Alleluia, Alleluia.
Questa è la vergine sapiente,
una del numero delle prudenti.
Alleluia.

L’Epistola mostra i vantaggi, lo splendore e la beatitudine della verginità, scelta e votata per amor di Dio: la vergine si adopera ad essere santa nel corpo e nello spirito, per piacere al Signore e servirLo interamente. Alla luce della fede lei contempla lo splendore di questa vita quasi angelica: perché dunque non dovrebbe seguire volentieri e umilmente la chiamata della Grazia?

Questa chiamata del Graduale è pronunciata con la certezza che è il Signore stesso ad anelare verso l’anima adornata di così tanta bellezza giovanile e soprannaturale. “Saggia” e “prudente” è la “vergine” che si vota al Signore interamente e senza riserve: così il verso dell’Alleluia. Il Vangelo ci mostra la vergine saggia, che rinuncia a tutto per acquistare “il tesoro nascosto e la perla preziosa” del Regno dei Cieli; oppure come essa si avvia – con l’olio nel vaso e la lampada accesa – incontro allo Sposo celeste per festeggiare l’eterno sposalizio.

Graduale della prima domenica dopo Pentecoste:

Io esclamo: Signore abbi
pietà di me, risana l’anima mia, perché
ho peccato contro di Te
Felice colui che si prende cura
del misero: nel giorno della sventura
il Signore lo salverà.
Alleluia, Alleluia.
Ascolta, Signore, le mie
parole, odi il mio sospiro.
Alleluia.

Chi ha un’amorevole comprensione per la sofferenza, la pena e la povertà del fratello; chi ha compassione per gli angustiati e abbandonati verrà – a sua volta – ripagato dal Signore nella cattiva sorte, nell’ora di grande tribolazione, e sarà misericordiosamente liberato e ristorato con consolazioni celesti. Questo Graduale allaccia significativamente l’Epistola e il Vangelo della domenica. La prima presenta con splendide parole l’essenza e la maestà con cui Dio ci ama, e il nostro amore per Dio e per il prossimo; il secondo ci spinge ad esercitare la misericordia, la mitezza, la clemenza, l’indulgenza e la carità.

Il canto del Graduale nelle Messe votive per gli ammalati ha questo tono:

Abbi pietà di me, Signore,
languisco: guariscimi, Signore.
Perché mi tremano le ossa.
Tutta tremante è pure l’anima mia.
Alleluia, Alleluia.
Ascolta, Signore, la mia
preghiera e il mio grido giunga
fino a Te.
Alleluia.

Tormentato nel corpo e nell’anima dai dolori, il sofferente si rivolge al suo Dio e Signore dal suo letto di patimento, implorando sollievo e guarigione. Questa insistente e fiduciosa richiesta d’aiuto costituisce un appropriato anello di congiunzione tra le due letture. Nell’Epistola, l’Apostolo incoraggia a ricevere l’unzione degl’infermi perché accresce la grazia; infatti, nell’Estrema Unzione “la tanto benevolente misericordia di Dio” allevia i dolori, guarisce le ferite e le fragilità di ogni genere. Le parole del centurione nel Vangelo ci ricordano la sconfinata potenza guaritrice di Cristo, come pure le benedizioni e le grazie del sacro viatico.

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