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Lucca e i suoi tesori

Tesori d'Italia01 Maggio 2019
Testo dell'audio

Dal cuore della Toscana, storia di un’antichissima città italiana.

Sulle antiche origini di Lucca ben poco sappiamo. La città fu dominata da liguri ed etruschi fino al 180 a.C., quando divenne colonia romana. Nell’89 a.C. fu proclamata “municipium” e nel 56 a.C. Cesare, Pompeo e Crasso vi si incontrarono per sancire la nascita del triumvirato.

Data la sua posizione geografica, ha da sempre avuto grande importanza come nodo stradale, essendo attraversata dalla via Cassia, Clodia e Aurelia. Poi seguì le sorti dell’Impero anche nella decadenza. Comunque anche nel periodo barbarico Lucca ebbe notevole importanza come centro militare e viario. Risale a quest’epoca l’importanza della via Romea o Francigena di cui Lucca fu per secoli una delle principali stazioni.

Libero Comune medievale

Nel 1162 alla dieta di San Genesio, l’Imperatore Federico I la riconobbe libero comune, status che la città mantenne fino alla caduta del Sacro Romano Impero nel 1804. In questo periodo storico, grazie all’iniziativa dei cittadini, alla produzione e commercio della seta e alle attività bancarie, la città raggiunse un grande livello di floridezza e un notevole sviluppo artistico e culturale.

Lucca fu infatti tra le prime a coniare monete e i suoi mercanti si spinsero in tutta Europa. La città può infatti vantare la zecca più antica d’Europa. I secoli XII e XIII segnano l’apogeo della potenza politica ed economica lucchese. In questo periodo la città si rinnovò completamente. Si costruì una nuova cinta di mura, la seconda (di cui restano due porte turrite, solo parzialmente manomesse). Tutte le chiese della città e del contado furono ricostruite o ampliate e si adornarono di splendide facciate.

Stretta fra gli edifici che le si addossavano, la casa lucchese di quest’epoca tese in genere a svilupparsi in altezza, fino a diventare una vera casa-torre. Le arcate del piano terra dovevano essere in origine aperte e servire come botteghe o laboratori. Su molte case si elevava esile e alta una torre, simbolo del prestigio e della potenza della famiglia. Nel piccolo cerchio delle mura medievali queste torri, spesso coronate da un leccio, sorgevano in tal numero da dare alla città l’aspetto di una fantasmagorica selva.

Anche a Lucca vi furono accanite lotte interne, specie tra Guelfi bianchi e Neri, che insanguinarono sempre più la città sino a minare la saldezza dello stato e a comprometterne addirittura l’indipendenza. Lucca conobbe ancora un periodo di splendore con Castruccio Castracani nel 1316 ma alla sua morte, avvenuta nel 1328, la città tornò a dividersi in fazioni e finì con il venire occupata dai pisani. La loro oppressione fu tale da far coniare il celeberrimo motto “meglio un morto in casa che un pisano all’uscio” – motto molto usato oggi nella città di Livorno –, poiché le esazioni dei pisani erano tanto vessatorie da far preferire un lutto gravissimo in famiglia a una loro richiesta.

Repubblica sovrana

Finalmente nel 1369 la città riscattò la propria indipendenza dall’Imperatore Carlo IV e divenne repubblica. Dal 1400 al 1430 la città fu governata con tirannia da Paolo Guinigi. Testimonianze del suo dominio restano il Palazzo Guinigi, con la celebre torre alberata, e la villa omonima. Fu sempre Paolo Giunigi a volere l’esecuzione, a opera di Jacopo della Quercia, del bellissimo sarcofago per la moglie Ilaria Del Carretto, morta di parto in giovane età.

In quegli anni Lucca fu soggetta a vari assedi, uno dei quali vide protagonista Michelangelo Buonarroti. Il genio fiorentino, però, sbagliò i suoi conti e, invece di affogare la città, deviando il corso del fiume Serchio, fece allagare l’accampamento fiorentino, con i lucchesi che si godevano lo “spettacolo” dalle Mura.

Durante il periodo della riforma molta classe dirigente aderì al luteranesimo e al calvinismo. Solo l’adesione al Concilio di Trento evitò l’invasione da parte dei Medici, conservando così la sua autonomia. Lucca tese a conservare la sua indipendenza (iscritta anche nel simbolo della città nell’espressione latina Libertas). Pertanto nel ‘500 si decise la costruzione di una nuova cinta muraria, la terza, quella visibile ancora oggi, capace di resistere alle artiglierie.

Sempre allora cominciò inoltre la costruzione delle ville che sorgono ancora adesso nella campagna lucchese, tanto numerose che il censimento della locale Soprintendenza ne enumera ben ottocento. Alcune di esse ci restano nel loro aspetto originale. Altre, le maggiori come la villa Reale di Marlia, furono fastosamente ricostruite nel XVIII secolo e circondate da ampli parchi e stupendi giardini.

La minuscola repubblica lucchese prolungò la sua esistenza fino alla conquista napoleonica. Chiusa ma ordinata e civile, la città finì con il rappresentare una curiosità politica, tanto che i viaggiatori stranieri del ‘700 non mancavano di visitarla. Non c’era inquisizione a Lucca, bensì un “Offizio sopra gli affari della Religione”, composto da laici. Questa autorità perseguiva fortemente la pratica della stregoneria, mentre i processi per eresia erano piuttosto rari. Per gli affari ordinari e criminali c’era il podestà.

All’avanguardia in campo sanitario, era un modello di igiene pubblica. La nobiltà era integra e laboriosa e non faceva mostra di ricchezze. Anche il clero era più evoluto e preparato che altrove in Toscana, come dimostra il fatto che fu un lucchese, Diodati, a curare la prima traduzione in volgare italiano della Bibbia, mentre nella metà del Settecento fu qui pubblicata la prima versione dell’Enciclopédie degli illuministi francesi. Pertanto la cultura era tenuta in gran conto.

Nel 1790 fu fondata l’“Università di San Frediano”, dal nome del Santo Patrono della città, dando seguito ai privilegi che l’Imperatore Carlo IV di Boemia aveva riconosciuto coi suoi diplomi alla città sin dal 1369.

Lucca nel Risorgimento

Il 22 gennaio 1799 il generale napoleonico Serrurier si impadronì della città. Alla vecchia repubblica oligarchica subentrò una Repubblica giacobina e poi, subito dopo, una Repubblica direttoriale, tanto che si può affermare che il 1799 fu a Lucca l’anno delle Tre Repubbliche. Ma chi comandava effettivamente era Napoleone, che affidò Lucca nel 1805 come Principato alla sorella Elisa, moglie di Felice Baciocchi.

Il Congresso di Vienna, nel 1814, assegnò Lucca in Ducato a Maria Luisa di Borbone di Parma, poichè l’Imperatrice Maria Luigia d’Absburgo, moglie di Napoleone, aveva ottenuto come vitalizio il Ducato di Parma e Piacenza, trono legittimo dei Borbone di Parma.

L’epoca borbonica a Lucca durò dal 1817 al 1847 e fu un periodo di grandi realizzazioni urbanistiche e culturali. Maria Luisa di Borbone Parma regnò fino al 1824, quando le subentrò il figlio Carlo Lodovico di Borbone che vi regnò per 23 anni prima di cederlo, nel 1847 a Leopoldo II di Toscana. Nel 1860 Lucca entrò a far parte del Regno d’Italia.

Durante la Repubblica, la città si qualifica come l’“oasi bianca” della Toscana, poiché fu sempre governata in maniera ininterrotta da sindaci e parlamentari appartenenti alla Democrazia Cristiana, a differenza del resto della Regione egemonizzata dal Partito Comunista.

 

Questo testo di Stefano Stagi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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