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L’orientamento del celebrante

Liturgia28 Febbraio 2018
Radio Roma Libera - L'orientamento del celebrante
Testo dell'audio

+ In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen.

«Sin dai tempi in cui fu permesso ai cristiani di costruire chiese, essi le costruirono lungo un asse est-ovest» (MD p. 405). Il celebrante e la congregazione esercitavano il culto verso est, che simboleggia la Gerusalemme celeste e la venuta di Cristo. Quando l’entrata della chiesa era situata sul lato orientale (come nella basilica di san Pietro a Roma), l’assemblea si girava verso est per il canone della Messa e si girava verso il celebrante quando lui si rivolgeva loro, ad esempio durante la predica. La Messa non era mai celebrata versus populum, né nella tradizione occidentale, né in quella orientale, dove l’iconostasi l’avrebbe privata di ogni significato.

Il senso della Messa versus Deum, con il celebrante a capo dell’assemblea, esprime il fatto che il sacerdote offre la Messa con e per conto del popolo. Il concetto di una celebrazione deliberatamente orientata verso il popolo fu un’invenzione di Martin Lutero (MD p. 400).

Questa pratica fu introdotta nella Chiesa cattolica da una serie di documenti. L’articolo 124 della Sacrosanctum Concilium raccomandava che le nuove chiese fossero «adatte alla celebrazione dei servizi liturgici e all’attiva partecipazione dei fedeli»; il documento del 1964 Inter Oecumenici amplia l’ambito di questo provvedimento al fine di includere tutte le chiese antiche e aggiunge che è meglio (praestat) che gli altari siano staccati dal muro; l’Istruzione generale del 1969 cita il secondo provvedimento come presunta autorità che «l’altare maggiore dovrebbe essere (» piuttosto che “è meglio che sia” «) costruito staccato dal muro, cosicché ci si può muovere intorno senza difficoltà, e che può essere usato per la celebrazione faccia al popolo» (MD p. 408-10).

 Altare e tavola

 La suprema funzione della Chiesa è adorare Dio e la suprema espressione di questa adorazione è il santo Sacrificio della Messa su di un altare consacrato in una chiesa consacrata per questo fine. L’altare rappresenta Cristo, che sacrificò Sé Stesso sull’altare del Suo Corpo. L’altare deve essere di pietra, perché rappresenta Cristo, Che è il fondamento e angolo della Chiesa; deve essere coperto con tre tovaglie di lino, che rappresentano la Chiesa ed i panni con i quali Egli venne avvolto nel sepolcro; deve essere elevato poiché è un mistico monte Calvario[1]. E’ incensato e adornato di una croce, il che permette al sacerdote e ai fedeli di guardare frequentemente all’immagine del Crocifisso; è ornato (anche il tabernacolo) con frontali che rappresentano i santi con i quali il Grande Re è avvolto in gloria; e contiene le reliquie dei martiri (cfr. MD p. 389-393).

In contrasto con questa teologia cattolica dell’altare, Cranmer dichiara (MD p. 413-14): «Per prima cosa, la forma di un tavolo allontanerà maggiormente i semplici dalle opinioni superstiziose della Messa Papista e li avvicinerà al corretto uso della Cena del Signore. Poiché l’uso di un altare è per fare un sacrificio su di esso: l’uso di un tavolo è di servire da mangiare per gli uomini».

Per quanto concerne la rivoluzione liturgica postconciliare, Michael Davies osserva che «non uno dei requisiti obbligatori (come quelli nominati sopra) elaborati in due millenni per assicurare che l’altare che rappresenta Cristo abbia la dovuta dignità, è stato mantenuto dalla Chiesa conciliare» (MD p. 395). E osserviamo che, in effetti, nella grande maggioranza dei casi, l’altare è stato soppiantato da un tavolo, a dispetto del categorico divieto di Pio XII a questo riguardo[2].

Michael Davies rimarca ulteriormente (p. 413) che «la Messa versus populum e il tavolo fanno parte dello stesso fenomeno, la protestantizzazione della liturgia cattolica. E’ una copia carbone di ciò che avvenne con la Riforma».

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[1]               Ed anche perché rappresenta «l’idea della stabilità ed eternità e celsitudine del Nume» (Iota Unum 290 p. 542).

[2]              Mediator Dei (I 5) «is ex recto aberret itinere, qui priscam altari velit mensae formam restituere: è fuori strada chi vuole restituire all’altare l’antica forma di mensa».

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