L’importanza dell’ascesi

In questo podcast tratteremo un argomento di fondamentale importanza: l’ascesi. Oggi nella Chiesa vediamo una crisi profonda ed una delle cause, sebbene non primaria, è proprio la mancanza di una lotta personale per l’esercizio della virtù. Infatti, a fianco di una positiva attività morale sta la necessità di una lotta intima, aspra. Poiché la lotta contro la sensibilità e gli altri disordini e debolezze è nella morale naturale una necessità essenziale, l’etica di tutti i pensatori e di tutti i popoli l’ha riconosciuta. Anche la trasfigurazione soprannaturale sostanziale dell’uomo non rende superflua l’abnegazione. Essa piuttosto eleva, anche in questo, lo spirito e il grado del precetto morale. La Mistica non è nemica, ma sorella dell’Ascesi. L’amor di Dio, anima della santità cristiana, è amore della sofferenza e del sacrificio. La croce, segno di redenzione, è anche distintivo dell’imitazione morale del Cristo. Questa connessione, che ha sempre caratterizzato il Cristianesimo genuino, si spiega nella maniera seguente:
- La vocazione soprannaturale come tale indirizza il pensiero e l’agire dell’uomo a un fine così grande e nobile, che di fronte ad esso tutto ciò che è terreno e umano appare, al più profondo sentimento, come privo di valore, e la rinunzia ai piaceri mondani appare come unica sapienza. E viceversa la vita di rinunzia al mondo diviene una silenziosa, ma valida predica del soprannaturale.
- Gli effetti del peccato originale continuano a rimanere dopo il battesimo e richiedono spesso lotte faticose e vigilanza incessante, tanto più dolorose, quanto più evidentemente sono in contrasto con la dignità di figli di Dio. Ciò deve conservare il cristiano in umiltà, nel costante sentimento della sua dipendenza dalla Grazia. Costituisce d’altra parte una espiazione al peccato di superbia dei progenitori e mantiene lontana la tentazione di orgoglio e di separazione da Dio.
- La natura morale dell’uomo ha bisogno soprattutto della lotta e dell’abnegazione per sviluppare pienamente le sue forze, approfondire la sua vita interiore, esperimentare vivamente il valore del bene e del bello nel contrasto col male e imparare a servire al valore supremo, al Bene divino nel sacrificio di sé.
La lotta faticosa tiene vigile la coscienza dell’uomo, che egli quaggiù non può sperare riposo e pienezza di gioia, anzi deve tendere lontano senza stanchezze, per trovare nell’aldilà la piena pace.
Il richiamo a tutto ciò che s’è detto giustifica il principio: “la grazia non distrugge, ma suppone e perfeziona la natura”.
Vediamo insieme le diverse parti di questo principio:
- La Grazia non distrugge la natura e non la compromette
Essa non sopprime la legge naturale. Tutte le conclusioni dell’etica naturale rimangono perfettamente valide nel regno della Grazia. Essa non sopprime le forze dell’uomo naturale. La Grazia di Dio non rende in nessuna maniera impotente l’anima dell’uomo, ma solo risana le sue tendenze ed abusi disordinati.
- La Grazia non esclude la natura, ma la esalta e si fonda sulle sue intime possibilità.
Solo nature spiritualmente ricche sono capaci della giustificazione. Ad esse soltanto è concessa la capacità di tendere al fine soprannaturale. Dio nella preparazione muove la volontà in maniera spirituale e libera a questo fine.
Nell’atto della giustificazione l’intera esistenza riceve una nuova vitalità. All’aumento della Grazia l’uomo coopera con l’azione e la sofferenza personale. Il soprannaturale corona l’edificio della creazione. Come la vita si fonda sulla materia, il sensibile sull’inconscio, lo spirituale sul sensibile, la virtù morale sulla spiritualità, così il soprannaturale costituisce la più alta spiritualità dell’essere finito, chiude l’anello che unisce la creazione al Creatore.
- La Grazia supera e perfeziona la natura
Questo effetto si verifica fondamentalmente per il fatto che la Grazia colloca l’uomo in intima relazione con Dio, che è la pienezza di ogni essere e vita. È contenuto nel concetto della grazia “sanans” ed “elevans” ed è significato coi simboli e le immagini che la S. Scrittura adopera (Luce, Vita, Nascita da Dio). La Grazia come eleva l’essere e la vita dell’uomo, così innalza a un piano superiore anche la sua attività, poiché “agere sequitur esse”, l’operare è espressione dell’essere. Come nella preparazione, così nell’atto della giustificazione, secondo la concezione cattolica, l’uomo è collaboratore di Dio. Già nel concetto di perfezione, come lo intende la Scolastica (perfectio = summus actus potentiae), è insita una necessaria connessione dell’essere in sviluppo con la corrispondente attività. Anche la più straordinaria Grazia non ha impedito, nei Santi della Chiesa, l’azione personale, ma anzi ha dato ad essa maggiore forza e fecondità.