L’immutabilità della Fede

Talvolta qualcuno dirà: ‘Comunque la Chiesa è molto cambiata’ e pensiamo subito al suo insegnamento ed alla sua liturgia. Il tema di questo capitolo sarà il suo insegnamento. In quale senso, dunque, è cambiato l’insegnamento?
Fino, forse, a cinquant’anni fa, gli uomini di Chiesa presentavano una visione della realtà di Dio Uno e Trino assolutamente trascendente e sovrannaturale, al di sopra di tutto il creato; Che elargisce sugli uomini la grazia sovrannaturale, illuminando la loro conoscenza con la Fede e accendendo la loro volontà con la Carità, affinché l’uomo si possa elevare ed unire a Lui quaggiù e nel Cielo.A questo fine creò la Chiesa, a cui ha affidato la Grazia dei Sacramenti e tutte le verità della Fede e della morale (soprattutto i dieci Comandamenti), di cui l’uomo avrà bisogno per il suo viaggio attraverso il deserto di questo mondo. Coloro che seguono questa strada, apparecchiata per loro da Dio, raggiungeranno il Cielo; coloro che non la seguiranno, finiranno all’Inferno.
La strada che conduce al Cielo è stretta e richiede ascesi e mortificazione, anche se porta con sé la pace e la più profonda felicità possibile in questo mondo; la strada che conduce all’Inferno è larga invece, non richiede sforzi e porta con sé piaceri, ma piaceri passeggeri che cedono poi alla tristezza e spesso alla disperazione.
Da circa cinquant’anni, invece, molti uomini di Chiesa presentano un’altra visione della realtà: la Grazia e l’ordine sovrannaturale non sono più menzionati. La Fede cattolica sarebbe, secondo loro, un sistema di credenze allo stesso livello di quello dei protestanti o di qualsiasi altra confessione cristiana o di quello di qualsivoglia religione.
La Fede non sarebbe più necessaria per raggiungere il Cielo, quindi. Ma neanche il Battesimo sarebbe necessario, né l’appartenenza alla Chiesa cattolica: il Battesimo sarebbe una mera convenzione e la Chiesa solo un raggruppamento di persone con le stesse credenze. Non sarebbe necessaria neppure la Carità, l’amore sovrannaturale, ma basterebbe l’amore in senso assai vago e indefinito: come si rivela nell’ecumenismo o nel matrimonio, di cui viene ormai presentato come la prima finalità.
Questo amore e la gioia a cui conduce costituiscono un vangelo “positivo” opposto ad un vangelo “negativo”, che si interessa alla mortificazione, al peccato e all’Inferno. Si può specificare il vangelo “positivo” come l’allontanamento dall’ordine oggettivo: l’allontanamento dall’ordine oggettivo sia naturale che sovrannaturale; dalla realtà e dalla verità oggettive, dall’autorità, dalle leggi e dalla giustizia verso l’ordine soggettivo: verso l’amore, la comunione e la gioia.
L’insegnamento è cambiato, dunque. La nostra domanda perciò è: quale insegnamento è giusto, quello tradizionale o quello moderno? O forse l’insegnamento tradizionale era giusto allora, ma oggi giusto è l’insegnamento moderno? Facciamo un esempio: la Fede e la Carità sono necessarie alla salvezza o non lo sono? Oppure erano necessarie in passato ed ora non lo sono più?
La risposta è chiara come la luce: l’insegnamento tradizionale è giusto e quello moderno è falso. La Fede e la Carità sono necessarie per la salvezza e lo saranno sempre.
Perché è giusto l’insegnamento tradizionale? Perché l’insegnamento tradizionale è l’insegnamento delle verità oggettive, che la Chiesa ha ricevute da Dio Stesso, secondo le parole del Signore: “Quando però verrà lo Spirito di verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera“. L’insegnamento tradizionale è insegnamento di verità oggettive, dunque, che come tali sono immutabili, immutabili come le verità della matematica: Se due più due fa quattro oggi, lo farà anche domani. Questo insegnamento tradizionale della Chiesa non è cambiato, dunque, non cambierà e non può cambiare, come la Chiesa stessa di per sé stessa non è cambiata, non cambierà e non può cambiare.
Ciò che è cambiato è quello che alcuni uomini di Chiesa insegnano oggigiorno, che non è più la Verità, bensì la falsità, l’irrealtà e la fantasia, senza senso e fuorviante dalla strada della salvezza [1].
Come sappiamo che sia vero l’insegnamento tradizionale – ad esempio, sulla necessità della Fede e della Carità per la salvezza o sulla Santissima Trinità, sui privilegi sublimi della Beatissima Vergine Maria, sull’Incarnazione, sulla Morte e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo? Lo sappiamo per l’autorità di Dio che parla attraverso la Chiesa, perché è l’autorità di Dio il motivo della Fede.
La Chiesa, dunque, col sostegno dello Spirito di Verità, che è lo Spirito Santo, insegna le Verità della Fede. Inoltre ne ha definito un gran numero come Dogmi, da credere come divinamente rivelati per ogni membro della Chiesa cattolica, così che, chi li nega, anche solo uno di loro, sarà escluso dalla comunione della Chiesa.
I Modernisti che insegnano dottrine opposte non possono cambiare l’insegnamento cattolico: non ne hanno il potere, perché quell’insegnamento è immutabile; non ne hanno l’autorità, la competenza, perché hanno l’autorità e la competenza, il munus docendi, solo per insegnare il Depositum Fidei: le Verità della Fede. “Non abbiamo infatti alcun potere contro la verità“, dice san Paolo (II Cor 13. 8), “ma per la verità“.
I Modernisti sono come quei professori incaricati d’insegnare la matematica, i quali insegnano che due più due fa tre. Possono cambiare la natura della matematica? No; Possono cambiare qualsiasi delle sue verità individuali? No. Hanno l’autorità, la competenza? No. Hanno il potere? No.
Cosa possiamo dire di questi professori? Che sono professori di matematica mancanti; anzi non sono professori di matematica affatto: sono ciarlatani ed ingannatori: che, impiegati per insegnare la matematica, chiamandosi matematici e campandoci, insegnano altre cose, travestendole da matematica, e frustrando così gli scopi stessi dei loro datori di lavoro.
E così è anche per i Modernisti. La loro colpa è più grave, però, perché ciò che è in gioco non è solo la formazione scolare dei loro allievi, bensì la salvezza eterna delle anime dei fedeli. Che la Chiesa li smascheri quindi quanto prima, che li dichiari eretici e li licenzi!
Ora i Modernisti di solito presentano le loro nuove dottrine o senza giustificazione o giustificandole come uno “sviluppo” dell’insegnamento cattolico anteriore. Dietro a questa giustificazione giace storicamente la pretesa che l’oggetto della Fede sia l’esperienza religiosa, di cui l’espressione cambia e si sviluppa attraverso i tempi [2].
La Chiesa cattolica, invece, ha condannato queste due proposizioni. Ha condannato la prima proposizione, che la Fede si riduce all’esperienza religiosa, nel decreto Lamentabili e nell’Enciclica Pascendi di san Pio X; e ha condannato la seconda proposizione, che il dogma cambia e si sviluppa, nell’Enciclica Humani Generis di Papa Pio XII. La Chiesa insegna che il dogma, secondo il suo contenuto, è di origine veramente divina; che il dogma è l’espressione della verità oggettiva; e che il suo contenuto è immutabile.
Non c’è dunque cambiamento, né sviluppo nel contenuto del dogma. Se sentiamo qualcuno rigettare una dottrina tradizionale o proclamarne una nuova; se lo sentiamo parlare di sviluppo, di cambiamento o di novità, possiamo già sapere che ciò che si propone non è cattolico.
Difatti per i Padri della Chiesa il “nuovo” è proprio l’essenza dell’eresia. Come scrive l’Apostolo (Gal.1.9): “Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!”
L’unico genere di sviluppo o cambiamento che attinge al dogma è lo sviluppo della sua espressione, che nel corso dei secoli diviene più chiara e più profonda, ma, nelle parole di san Vincenzo Lerino (citate nella Costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I): “solo nello stesso dogma, nello stesso senso e nello stesso modo di intendere: in eodem dogma, eodem sensu, eademque sententia“.
In sintesi, le Verità della Fede che la Chiesa ha ricevuto da Dio stesso con l’incarico di insegnarle nel corso dei secoli, non cambiano e non possono cambiare. Solo la loro espressione può cambiare, ma divenendo sempre più chiara e più profonda: come la luce del sole, che cresce fin dall’aurora sino a mezzogiorno, ma rimane la stessa luce, nelle parole di san Vincenzo Lerino.
La ragione definitiva per la quale l’oggetto della Fede non può cambiare è che il suo oggetto, in ultima analisi, è Dio stesso.
Lui stesso è quel sole, quel sole increato che noi percepiamo nel corso del nostro passaggio attraverso il deserto di questo mondo: che percepiamo in modo debole all’aurora, in modo forte a mezzogiorno. Lui stesso è quel sole che manda i suoi raggi, che “emette la sua luce e la sua Verità“, per illuminare le nostre menti con la Fede, così che possiamo dire col salmista: “nella Vostra luce vedremo la luce“.
Lui stesso è quel sole che in questo mondo non possiamo guardare direttamente con gli occhi a causa dell’eccesso della Sua Divina gloria, ma che vedremo nel prossimo mondo: quando la luce della Grazia si trasformerà nella luce di Gloria; quando Lo vedremo faccia a faccia; e quando, nelle parole dell’Apocalisse: “Non vi sarà più notte e non avremo più bisogno di luce di lampada, perché il Signore Dio ci illuminerà e regneremo con Lui nei secoli dei secoli“.
Amen.
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[1] Alla domanda “Cos’è cambiato?” a riguardo della dottrina (ma anche della pastorale e dei Sacramenti) possiamo rispondere: ‘Tutto e niente’. Tutto è cambiato nel senso che il munus docendi viene esercitato adesso per insegnare la Fede e l’eresia indiscriminatamente; il munus regendi viene esercitato per favorire l’attivismo a costo della preghiera, per promulgare un nuovo Codice di Diritto canonico che comprende delle dottrine oscure del Vaticanum Secundum, per restringere l’operazione delle missioni e non più per sanzionare gli eretici; il munus sanctificandi viene esercitato per annacquare i Sacramenti e soprattutto per sfigurare e degradare il rito romano della santa Messa. Niente è cambiato nel senso che tutto ciò che la santa Chiesa romana possiede: la Fede, l’autorità giurisdizionaria e tutti i mezzi della santità, li possiede sempre ed immutabilmente.
[2] Questa pretesa si abbina talvolta con una concezione scientificizzante della Fede, dove l’oggetto della Fede viene trattato come un oggetto della scienza naturale, così che non interessa più la verità oggettiva, bensì la ricerca di una teoria che spieghi sempre meglio i fenomeni.