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Liechtenstein: Dio, il Principe e la Patria

Arte e Cultura11 Novembre 2019
Testo dell'audio

Für Gott, Fürst und Vaterland: è questo il motto del Principato del Liechtenstein, piccolo Stato con una grande storia. Valido ieri come oggi. Parte del Sacro Romano Impero, quando questo venne soppresso, sotto Napoleone, acquisì un’indipendenza, che ha sempre cercato di mantenere tramite un’accorta diplomazia e politiche di equilibrio con le nazioni vicine.

Für Gott, Fürst und Vaterland: è questo il motto cui da secoli fanno riferimento gli abitanti del Liechtenstein, devoti a Dio e fedeli al Principe e alla propria Patria, una triade che, nonostante il periodo di crisi dei valori, continua a rappresentare un solido baluardo fra gli abitanti del piccolissimo Stato, circondato dalle vette immacolate delle Alpi. Adagiato nella valle del Reno, stretto fra Svizzera e Austria, il Principato vanta oltre un millennio di storia plasmata dai propri signori, che resero fiero e indipendente, nel corso del tempo, un territorio costituitosi lentamente nella sua attuale unità: parlare del Liechtenstein significa infatti raccontare la storia delle sue diverse circoscrizioni, che solo nel Settecento si fusero per dar vita al moderno Stato.

Nel Sacro Romano Impero

All’alba del Basso Medioevo, l’intero territorio faceva parte del Sacro Romano Impero: il villaggio di Vaduz, centro abitato probabilmente sin dall’epoca preistorica, in età romana era divenuto un crocevia di strade verso le regioni germaniche. Stava assumendo la fisionomia di una città grazie all’operato dei conti di Werdenberg-Sargans, che nel XIII secolo controllavano tutta la zona.

Il conte Hartmann I e suo figlio Rudolf II condussero un’accorta politica matrimoniale, estesero la propria sfera d’influenza risalendo il Reno verso Baden e diedero impulso alla costruzione di un maniero fortificato all’interno delle mura di cinta della città, facendo di Vaduz il fulcro del sistema difensivo e dunque il centro principale della regione, elevata a contea nel 1342. La frammentazione della dinastia in più rami comportò una conseguente dispersione dei territori, fino a quando la linea familiare, che governava la zona corrispondente al moderno Liechtenstein, non ebbe ad estinguersi agli inizi del Quattrocento.

Vaduz fu acquisita in feudo dai baroni von Brandis, che ne mantennero la sovranità sino al 1507, ampliandone i domini diretti. Nel nord del Paese si era infatti costituita, sin dall’epoca carolingia, la contea di Schellenberg, ceduta dagli omonimi conti ai Werdenberg nel 1317: i signori di Vaduz, alla metà del secolo successivo, riunirono così sotto il proprio scettro un territorio grosso modo corrispondente all’attuale Liechtenstein, benché ancora non portasse questo nome. Quando Verena, erede dei von Brandis, si unì in matrimonio con Alwig X di Sulz, loro figlio – Rudolf – si ritrovò padrone delle due contee, poi cedute nel 1613 ai conti di Hohenems.

Un seggio nella Dieta imperiale

Intanto in Austria Carlo, vice-reggente di Boemia, tentava di ottenere un seggio nella Dieta imperiale, l’assemblea che riuniva i maggiori notabili per condividere le decisioni con il Sovrano: egli era signore di Liechtenstein, una piccola signoria della Bassa Austria, ed aveva esteso notevolmente i domini di famiglia in Moravia e in Slesia fino ad essere elevato al rango di principe dall’imperatore Mattia, nel 1608.

Tuttavia, per prender parte al prestigioso consesso, Carlo necessitava di essere investito di un feudo direttamente soggetto all’imperatore e non dipendente da un nobile intermediario; assieme al proprio titolo e ai feudi conquistati tramise anche questo cruccio al figlio Carlo Eusebio, valoroso condottiero e grande mecenate, ma solo il suo successore Giovanni Adamo I riuscì ad acquistare da Jakob Hohenems le contee di Schellenberg, nel 1699, e di Vaduz, nel 1712, ricostituendo di fatto l’odierno Liechtenstein nella sua forma attuale. Il 23 gennaio 1719 l’imperatore Carlo VI ufficializzò l’unione dei due feudi diretti in un unico Stato, elevato a principato, e concesse al Fürst Antonio Floriano d’esser chiamato con il nome della dinastia regnante.

Da allora, i Liechtenstein governano l’omonimo Paese: nel Settecento, i monarchi si distinsero sui maggiori campi di battaglia d’Europa e nelle corti più prestigiose grazie alla loro vasta cultura ed alle loro abilità diplomatiche; Giuseppe Venceslao fu ambasciatore a Berlino e Parigi per conto dell’imperatore ed è ricordato fra i più valenti militari nella storia dell’Impero asburgico. Pressoché tutti i sovrani di Vaduz presero parte al consiglio privato dell’imperatore e furono tenuti in altissima considerazione a Vienna: nel contempo, furono anche ottimi amministratori e attenti mecenati, che seppero circondarsi di opere splendide e dare forte impulso all’economia della nazione.

L’indipendenza

Nel 1806 il Sacro Romano Impero fu sciolto sotto le pressioni di Napoleone; il principe Giovanni Giuseppe, che aveva comandato le truppe austriache nella celebre battaglia di Austerlitz, si ritrovò d’un tratto a governare un Paese veramente indipendente e non più soggetto al superiore potere dell’imperatore, sovranità che gli fu confermata dal Congresso di Vienna. Fiero della propria autonomia, nella seconda metà dell’Ottocento, e ancor più dopo la Prima guerra mondiale, il Liechtenstein si legò sempre più alla vicina Svizzera, cercando di mantenersi in equilibrio fra le pesanti influenze degli Stati vicini: salvaguardare l’indipendenza della Patria, la sovranità del Principe e la fede in Dio restano tutt’oggi i capisaldi nella vita del piccolo Stato.

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Questo testo di Antonio Lambertini è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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