Lettura del brano evangelico

Ciascun Vangelo è scelto con riguardo all’anno liturgico e alla sequenza delle sue feste e dei suoi periodi penitenziali. Esso sovrasta in significato e importanza tutte le altre parti mutevoli contenute nel messale, poiché esprime in maniera più completa il concetto basilare della celebrazione della Messa del giorno, il suo senso e la sua particolare declinazione. Il ruolo eminente e la grande importanza del Vangelo si rivelano chiaramente nel rito della Chiesa.
Il Vangelo viene letto sulla parte destra dell’altare: ciò è generalmente considerato più degno e più onorabile. Poiché la chiesa e l’altare secondo tradizione immemorabile sono costruiti rivolti verso oriente, il libro viene collocato in tal maniera da essere rivolto verso nord, e ciò secondo un significato misterioso. Come la natura rigogliosa del sud soleggiato e caldo simboleggia un mondo di più abbondante grazia, così, al contrario, il nord buio e freddo viene inteso come regno del maligno. La terra nevosa del nord, irrigidita nel sonno di morte del gelo invernale, illustra in maniera appropriata la desolata, moribonda e sconsolata esistenza del paganesimo che, nella sua dimenticanza e alienazione da Dio, ha distrutto con la sua rude mano ogni fioritura della grazia e della virtù, e indurito il cuore degli uomini nell’egoismo privo di gioia. Perciò il Vangelo si legge rivolti verso nord come segno che la Buona Novella del Regno dei cieli ha trasformato la notte invernale e il freddo dell’umanità in una clemente temperatura estiva e suscitato un’incomparabile primavera dello spirito.
Tutto era freddo e tenebroso sul Globo terrestre; ma quando sorse il sole della salvezza, che è Cristo nostro Dio, che ha cancellato la maledizione e ci ha portato la benedizione, ecco che i cuori degli uomini sono diventati caldi e luminosi. L’inverno passò: una piacevole primavera della conoscenza di Dio sbocciava sulla terra dove il Salvatore aveva acceso il fuoco celeste. “La Chiesa”, così diceva S. Pietro Crisologo in un discorso sulla parabola del seme di senape, “è il giardino fiorito di immarcescibile fragranza piantato accuratamente su tutta la terra tramite il vomere del Vangelo, e coltivato con cura tramite il pungiglione della disciplina, purificato da ogni zizzania velenosa grazie allo zelo degli Apostoli, rigoglioso delle piante dei fedeli e adornato coi gigli delle vergini, le rose dei martiri e il sempreverde dei confessori”.
I raggi di luce del Vangelo trasformano dunque il rude inverno in una mite primavera: e come potrebbero rimanere immutati la neve e il ghiaccio? Il Signore invia la Sua Parola e li scioglie: il Suo alito soffia, ed ecco che le acque scorrono (Sal. 147,18). Certamente in questo mondo le brezze primaverili non soffiano sempre soavi: spesso si scatenano uragani selvaggi, la luce e le tenebre combattono l’una contro l’altra. Ma ecco che la felice luce del Vangelo, la nostra stella della speranza, ci indica la pace serena e il riposo del Paradiso. “Allo spirito cristiano, la vita terrena, immersa nelle miserie e necessità di questo tempo, spesso appare – egli lo sente – come un inverno, una desolazione di morte, così come un notturno tenebroso, sopportabile solamente nella speranza paziente. E com’è questa speranza? Essa appare come l’avvicinarsi di una primavera che prelude al tempo del “ristoro” (At. 3,20), quando sarà sciolta per sempre la schiavitù del peccato sulla Terra e la sua faccia sarà rinnovata e trasfigurata nella pace e nella gioia di Dio.
Perciò non è senza profondo significato che tutti i presenti debbano stare in piedi mentre ascoltano il Vangelo. L’origine di questo uso risale fino al tempo apostolico ed ha un significato molteplice. Tramite lo stare in piedi vogliamo testimoniare che “il Vangelo della pace e della gloria di Dio beato” ci riempie “di grande gioia” e che la Verità di Cristo ci ha resi veramente “liberi”; e ci ha portato la resurrezione spirituale; poiché tramite la spada dello spirito, che è la parola di Dio (Ef. 6,17) vengono spezzate le catene della schiavitù, i legamenti dei peccati e delle passioni. Infine lo stare in piedi significa mantenere il doveroso atteggiamento di un servo alla presenza del suo Signore. Nel Vangelo appare Cristo Signore come il nostro maestro: ascoltando le Sue parole in piedi, mostriamo il nostro solerte zelo, la nostra robusta vitalità e la disponibilità a fare tutto ciò che Egli vuole da noi e quanto ci consiglia, affinché non rimaniamo semplici uditori, ma piuttosto diventiamo attivi nel portare agli altri i Suoi comandamenti e consigli. Nelle celebrazioni solenni il santo Vangelo viene venerato con splendore di luci e profumo d’incenso.
Durante il canto del Vangelo, due accoliti affiancano il libro disponendosi uno per parte e tenendo i candelabri con le candele accese. Già S. Girolamo difendeva l’alto significato di questo antichissimo uso di avere le candele accese durante la lettura del Vangelo, per enfatizzare e dimostrare la “gioia” e il “giubilo” del nostro cuore per la Buona Novella. Soprattutto la luce, col suo splendore e la sua fiamma, deve suggerire Gesù Cristo, il sole intramontabile della Città di Dio, sia sulla Terra sia in Cielo.
Tramite il Vangelo Cristo è “la luce del mondo”: e con il Vangelo Dio ci ha chiamati alla “meravigliosa luce” della verità cristiana e alla Grazia. La parola di Dio illumina i nostri passi, ed è luce per il nostro sentiero in questa oscura valle terrena (Sal. 118,105). “Se la parola di Dio non li illumina, questa tenebra si stende sulle vie degli uomini e dell’intera umanità. Infatti, non solamente la certezza sul muoversi nella giusta direzione, ma anche da dove e verso quale meta – cioè i punti di partenza e di arrivo del pellegrinaggio terreno – sono, per la ragione abbandonata a sé stessa, come avvolti nella notte. Queste tenebre vengono illuminate, e diventano poi meravigliosamente evidenti, solo tramite la parola di Dio: per mezzo di questa parola s’illumina il terreno su cui stiamo e si rischiara poi la via su cui dobbiamo camminare dal principio fino alla meta finale. Dalla parola di Dio scende su tutto una luce certa che dà sicurezza, guida e aiuto per quanto s’incontra in questo severo e decisivo sentiero, come anche nelle difficoltà, negli impedimenti e nei pericoli” (Reischl).
La luce delle candele a fianco del Vangelo contiene inoltre il medesimo monito delle parole del Signore: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro Che è nei cieli” (Mt. 5,16). Attraverso il Vangelo, infatti, dobbiamo diventare luce nel Signore e camminare sempre come figli della Luce, portando frutti della luce in tutta la pienezza delle virtù. Conduciamo dunque, illuminati e riscaldati dalla luce del Vangelo, una vita che splenda della luce della virtù e della purezza; così potremo accedere dall’oscurità di questo mondo alla chiarezza cristallina, dove la stella del mattino dell’eterna trasfigurazione e glorificazione si alzerà nei nostri cuori: “quella stella mattutina che non conosce il tramonto”.