Le tre stanze di sant’Ignazio di Loyola

Precedute da un corridoio con decorazione prospettica di Andrea Pozzo e affreschi del Borgognone, le stanze di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) si trovano all’ultimo piano della residenza costruita da lui stesso e da Codacio tra il 1543 e il 1544, inserite nel cuore del tessuto urbano, con ingresso principale al civico 45 di Piazza del Gesù.
In queste camere il Padre Ignazio trascorse gli ultimi 12 anni della sua vita, da cui governò la Compagnia scrivendo le Costituzioni della Compagnia e una voluminosa corrispondenza; si contano infatti più di 7.000 lettere che davano ai gesuiti orientamenti e luci di discernimento.
Le stanze, attualmente denominate “camerette”, sono tre e secondo la tradizione orale la prima era dedicata all’accoglienza dei visitatori esterni, spesso anche gli stessi gesuiti missionari provenienti da tutto il mondo e talvolta veniva utilizzata come piccola sala da pranzo. Il soffitto è quasi completamente originale.
Nella seconda, dove sono ancora conservati gli armadi e lo scrittoio, il Santo, svolgeva la sua vita più intima: dormiva, lavorava e pregava ed era solito trascorrere le notti a contemplare la volta celeste su un sedile posto nel balconcino della stanza. La poltrona che si può notare posizionata sul lato sinistro della stanza apparteneva a san Francesco Borgia, terzo superiore Generale della Compagnia.
Nella terza stanza, la più grande, oggi è conservato il SS.mo Sacramento. Era la cappella privata del Santo e inoltre fu usata come sala per conferenze e sede delle due prime congregazioni generali della Compagnia di Gesù.
In questa cappella, appeso al muro, si può notare tuttora un quadro della Sacra famiglia che Sant’Ignazio aveva davanti agli occhi quando celebrava l’Eucarestia e si dedicava a un’ardente preghiera non priva di doni estatici.
Fu in questa terza stanza che il 31 luglio 1556 Padre Ignazio rese l’anima al suo Signore, dopo lunghe sofferenze, alla presenza del Padre de Madrid e il maestro Andrea de Freux.
La casa, definita dal principe Fabrizio Massimo “casaccia che pareva quasi una capanna”, risultava mal costruita e resistette fino al 1598, quando una disastrosa inondazione danneggiò le sue fondamenta. Il Padre Generale Acquaviva, nel 1599, ottenne il patrocinio del card. Odoardo Farnese, nipote del card. Alessandro Farnese che aveva costruito la Chiesa del Gesù, per costruire l’attuale Casa Professa. Prima che Acquaviva iniziasse a costruire, si decise di salvare le stanze.
Tale scelta implicò la costruzione di un complicato sistema di volte sotto le stanze già esistenti per sostenere il loro peso, quindi la costruzione del nuovo palazzo intorno ad esse, e infine il loro congiungimento al tessuto del nuovo edificio, mantenendo le stanze praticamente intatte.
La nuova residenza che poteva ospitare fino a 145 persone divenne la sede centrale internazionale della Compagnia di Gesù fino al 1773, anno in cui fu soppressa la Compagnia, tornando ad essere il quartier generale dei gesuiti dal 1814, quando la Compagnia fu restaurata.
Nel 1990, in occasione della celebrazione del 500° anniversario della nascita di Ignazio, per quasi due anni, più di cinquanta persone hanno lavorato al restauro delle stanze e del corridoio di Andrea Pozzo che le unisce. Il restauro è stato realizzato sotto la direzione di P. Thomas M. Lucas e ha reso possibile l’apertura al pubblico delle stanze.
Questo testo di Marcella La Gumina è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it