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Le opere dei Padri Somaschi (II parte)

Storia11 Gennaio 2018
Radio Roma Libera - Le opere dei Padri Somaschi (II parte)
Testo dell'audio

Somasca

Tuttavia la «terra promessa» della Congregazione, il «luogo di pace in questo mondo», che il Fondatore additò ai compagni per uscire dal mondo e che ogni pellegrino può raggiungere, è Somasca: forse non c’è santuario in Italia così improntato dalla vita di un santo.

Esso sorge infatti nella Valle di San Martino, evangelizzata da Girolamo assieme ai suoi piccoli missionari e santificata dalla di lui penitenza e carità: vi si trovano l’elegante e calda Basilica con le sue reliquie; l’oratorio della Mater orphanorum, dove, adiacente all’altare, c’è la stanza in cui il santo veneziano spirò; l’eremo, cui si giunge salendo la scala santa, costruita da Girolamo stesso con pietre trasportate dal lago; la via delle cappelle, che ripercorrendone i miracoli porta alla Valletta, dove ancora zampilla l’acqua da lui fatta scaturire dalla rupe, e il Castello diroccato, in cui aveva sistemato l’orfanotrofio (nel primo piazzale sta la chiesetta di Sant’Ambrogio).

Somasca poi è la sede della Casa Madre della Congregazione e di diversi istituti, dove i Padri vivono coi ragazzi loro affidati, secondo l’esempio del Fondatore.

Questi non riuscì a vedere Roma, dove pure era stato invitato dal card. Gian Pietro Carafa, suo antico direttore spirituale; nel 1540 vi si recò però Padre Angiolmarco Gambarana, ottenendo da Paolo III la prima approvazione della Compagnia.

Nel 1595 Clemente VIII fondò nell’Urbe il Collegio Clementino, affidandolo ai Somaschi (che ne ebbero poi il possesso), «idonei a sostenere un così grave peso»; solo una lapide, a piazza Nicosia, dove sorgeva prima della confisca dello Stato italiano (1875) e della demolizione (1936), ricorda questa «parte vitale e prediletta dell’Ordine Somasco, méta la più ambita per la formazione culturale e morale della nobile gioventù italiana e straniera», da cui, oltre a papa Benedetto XIV Lambertini (che nel 1747 beatificò l’Emiliani), uscirono cardinali, arcivescovi, vescovi, dogi, viceré, ambasciatori e ammiragli e dove pontefici e sovrani assistevano a celebrazioni accademiche e spettacoli teatrali.

«Lavoro, devozione e carità»

I Somaschi risultavano portati per la formazione della classe dirigente, grazie alla loro esperienza educativa di tipo familiare, tesa a responsabilizzare i ragazzi; del resto, la carità somasca non alimentava la mendicità, ma arricchiva la società, andando in ciò incontro a un’esigenza avvertita soprattutto nel ‘700.

In tempi difficili però anche la semplice assistenza è necessaria: ad essa provvedono anche oggi i Padri e i volontari laici di Sant’Alessio all’Aventino, con la mensa che accoglie ogni giorno decine di persone e con la distribuzione di viveri alle famiglie; la basilica nell’ultimo anno è anche divenuta un punto di riferimento per i difensori della Vita.

A fondamento delle opere somasche san Girolamo pose «lavoro, devozione e carità»; tuttavia, mancando la devozione, scriveva, sarebbe mancata ogni cosa; egli insisteva pertanto affinché i suoi collaboratori si conformassero ai consigli evangelici e avessero a cuore la salvezza delle anime. Ciò vale a maggior ragione oggi: «Se ama Cristo, se la Compagnia starà con Cristo si raggiungerà l’intento; altrimenti tutto è perduto».

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