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L’atto sacrificale del Servizio eucaristico (Parte I)

Liturgia22 Luglio 2021
Testo dell'audio

In che cosa consiste propriamente l’atto sacrificale del Servizio eucaristico (sacrificatio vel immolatio hostiae)?

L’azione Sacrificale Eucaristica (actio sacrifica) consiste nella doppia consacrazione, mediante la quale il Corpo e il Sangue di Cristo, sotto le apparenze del pane e del vino, sono posti nella condizione di sacrificio e, quindi, sacrificati. – Tutte le preghiere, le cerimonie e le azioni che in parte precedono e in parte seguono la consacrazione nella celebrazione della Messa non sono, di conseguenza, essenziali al Sacrificio Eucaristico.

Le preghiere di oblazione all’Offertorio e dopo l’Elevazione, la frazione dell’Ostia consacrata e la commistione di una sua particella con il Sacro Sangue, sono parti costituenti importanti e profondamente significative dell’antico, venerabile rito prescritto dalla Chiesa per il Sacrificio, ma in nessun modo sono parti integrali o essenziali dell’azione sacrificale istituita da Cristo. Che la comunione dei fedeli presenti non sia necessaria per il Sacrificio, è ammesso da tutti i cattolici. – Ma il caso è ben diverso per quanto riguarda la Comunione del sacerdote officiante. Egli deve necessariamente comunicare alla celebrazione del Sacrificio Eucaristico, non solo in ragione di un comando della Chiesa, ma in virtù di un decreto divino da parte di Cristo stesso.

La comunione del celebrante, quindi, è assolutamente necessaria, perché, pur non appartenendo all’essenza del Sacrificio Eucaristico, è però indispensabile alla sua completezza esteriore; per mezzo di questa Comunione il Sacrificio raggiunge il suo fine come un’offerta di cibo e, di conseguenza, da essa il Sacrificio è in un certo senso perfezionato e consumato. Il sacerdote celebrante deve partecipare alla stessa materia sacrificale che ha appena consacrato, affinché l’unità del Sacrificio visibile possa essere perfettamente assicurata nella sua essenza e integrità. – La cosiddetta Messa dei Presantificati il Venerdì Santo non è, quindi, una celebrazione sacrificale, ma solo una celebrazione della Comunione; perché è priva della consacrazione e consiste solo della ricezione del Sacramento consacrato il Giovedì Santo. Questa Comunione del sacerdote può essere considerata come una continuazione e il completamento della Messa celebrata il Giovedì Santo; e questo getta sufficiente luce e spiegazione sulle formule liturgiche di preghiera presenti in questa funzione.

Che l’essenza del Sacrificio Eucaristico non dipenda né interamente né in parte dalla Comunione del celebrante, ma dipenda unicamente e interamente dalla consacrazione, è l’opinione più solida e diffusa. Come spesso è ripetuto nelle antiche liturgie e da parte dei Padri, la Comunione del sacerdote e del popolo è un banchetto sacrificale, cioè una partecipazione al Sacrificio compiuto o la ricezione dell’Agnello di Dio offerto in sacrificio. Il banchetto sacrificale deve, infatti, essere preceduto dall’azione sacrificale; solo la vittima immolata o sacrificata può essere condivisa come cibo. – S. Gregorio di Nissa esprime appropriatamente questa verità nel modo seguente. “Cristo, che è insieme sacerdote e vittima, offrì Se stesso misticamente in sacrificio per noi. Quando fece questo?

All’Ultima Cena; perché quando diede ai discepoli, riuniti attorno a Lui, il Suo Corpo da mangiare e il Suo Sangue da bere, dichiarò pubblicamente che il Sacrificio dell’Agnello era già compiuto. Il corpo della vittima da uccidere non può essere mangiato finché è nello stato naturale, vivente (animatum); mentre poi dava ai suoi discepoli il Suo Corpo da mangiare e il Suo Sangue da bere, il Suo Corpo era già stato sacrificato in un modo indicibile e inconcepibile, come era piaciuto al Signore di compiere questo mistero con la Sua potenza.” Quanto si dice qui della prima celebrazione del Sacrificio dell’Eucaristia, vale naturalmente per quanto riguarda la ripetizione quotidiana di questo Sacrificio incruento sui nostri altari. Il Sacrificio Eucaristico è perfettamente lo stesso qui, com’era là: la sua essenza consiste nell’atto della doppia consacrazione.

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