L’antifona del Salmo

La parola “antiphon” è un vocabolo ‘tecnico’ musicale che, in origine, significava un particolare modo di cantare. “Bisogna intendere ‘antifona’ come un canto in cui si alternano, o cantano simultaneamente, due cori di diverse classi vocali, dove il canto si muove entro l’ottavo tono. In seguito fu preferito il canto alternato a quello caratteristico delle antifone; è per questo che poi rimase unito a quel termine” (Wagner 24).
Ora, quella porzione di canto, eseguito normalmente con sentenze, frasi e versi brevi e pregnanti, che inquadrano e armonizzano la preghiera salmodica, è subito comprensibile poiché viene aggiunto all’inizio e al termine di uno o più salmi.
In passato si usava mettere l’antifona dopo ciascun verso, oppure ripeterla dopo alcuni versi; come, per esempio, ancor oggi avviene alla benedizione delle candele nella ricorrenza della Purificazione della Beata Vergine Maria, come anche nella consacrazione dell’altare o di una chiesa.
Con la melodia del preludio l’antifona ha anche la funzione di indicare, ai due cori alternati, il canto liturgico ad una voce da usare nel salmo successivo. Tramite il suo contenuto, l’antifona dà un senso particolare alla preghiera salmodica.
A volte il suo contenuto è talmente adatto e ben scelto da svelare in profondità il senso di un salmo, cioè di rivelarci l’applicazione mistica e ascetica di esso. “In simili casi l’antifona agisce come un raggio di luce, proveniente da regioni eccelse, che illumina il salmo nelle sue profondità, dove noi possiamo reperire nuovi tesori” (Marbach 69). In questo senso si capisce il verso che apre e chiude il salmo: “Mi appresserò all’Altare di Dio. Al Dio che allieta la mia giovinezza”.
Questa antifona contiene esattamente ciò che vuol essere l’intenzione centrale del salmo, e indica come dev’essere compreso e recitato; cioè, offre la chiave per capire, dal punto di vista liturgico e mistico, il senso del nostro salmo nella celebrazione della messa.
Essa rivela il sentimento che occupa il sacerdote in questo momento: sentirsi attirato con forza verso l’altare. Egli anela a salire all’Altare di Dio per compiervi il suo venerabile ufficio; avvicinarsi al Signore per unirsi a Lui, e tramite l’unione eucaristica con il Salvatore, fortificare la vita interiore nella letizia.
Questo anelito, questo desiderio di procedere verso il luogo del Sacrificio e della celebrazione del Sacrificio, viene ripetuto tre volte. Con le parole: “Al Dio che allieta la mia giovinezza”, il sacerdote può certamente riconoscere che, sin dai suoi primi giorni, Dio è stato la sua letizia, e che di seguito gli ha donato mille gioie; ma in particolare, “giovinezza” intesa nel senso soprannaturale e di vita nuova, che si ottiene con la rinascita tramite la Grazia dello Spirito Santo.
Per mezzo della Grazia, l’uomo vecchio del peccato (Rom. 6,6) viene annientato e gli viene data la vita nuova (Col. 3,9). Questa Grazia e questa vita spirituale che non invecchia e mai si consuma, viene meravigliosamente nutrita e rinvigorita dal Sacrificio nella Mensa Eucaristica dell’altare.
Chi si accosta all’altare come “figlio spirituale rinato”, cioè colmo di santa semplicità e pieno d’innocenza e purezza dei sensi, con “giovinezza spirituale”, cioè zelo e allegria nel servizio di Dio, oppure anche “giovanilmente”, cioè pur tenero e debole nella “vita di Grazia”, per mezzo della benefica azione del divino sacrificio e dei sacramenti cresce e si rafforza giornalmente.
Dopo il battesimo, accompagnati dal canto di giubilo della nostra antifona, i novelli battezzati dell’antica cristianità, dal fonte battesimale procedevano a partecipare, per la prima volta, alla celebrazione del Sacrificio e della comunione.
“Voglio avvicinarmi all’altare di Dio: riceverò Cristo che rinnova la mia giovinezza”: così canta la Chiesa nella festa del Corpus Domini. L’altare è il luogo della divina salvezza e della benedizione. I frutti santificanti e vivificanti del Sacramento dell’Altare “ringiovaniscono” continuamente la “giovinezza”, la vita spirituale dell’anima.
Poiché all’altare il Signore soddisfa il tuo desiderio nella massima misura, con beni soprannaturali; la tua vita di grazia e di virtù si rinnoverà continuamente con nuova forza, cosicché, come un’aquila, potrai spiccare il volo fino al Sole dell’eternità (Sal. 102,5).