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L’altra Pisa

Tesori d'Italia10 Aprile 2019
Testo dell'audio

Ciò che rende Pisa un incanto unico al mondo è l’impareggiabile gioiello di Piazza dei Miracoli. Ma esiste anche un’altra Pisa, spesso meno conosciuta ma sicuramente piacevole da scoprire e da vivere, che rende ancor più bella la splendida città “adagiata sull’Arno”.

Piazza dei Cavalieri

Centro del potere politico della città, interamente rimaneggiata da Giorgio Vasari nel XVI secolo, durante l’età comunale aveva il nome di Piazza delle Sette Vie – già sede del Foro romano (sette erano infatti le vie che vi sfociavano, ed era caratterizzata dalla presenza di molti edifici medievali); si possono ammirare il Palazzo dell’Orologio e il Palazzo dei Cavalieri, ricco di pregevoli affreschi.

Il primo fu costruito sui resti della Torre detta della Fame, dove nel 1288 morì con i suoi figli e nipoti il conte Ugolino della Gherardesca. Un tempo era costituito da due edifici distinti che il Vasari collegò tra loro attraverso un arco. Sono ancora visibili i resti delle decorazioni dipinte che lo ricoprivano completamente. Quello dei Cavalieri inizialmente detto degli Anziani, fu poi denominato della Carovana, in seguito all’opera di ricostruzione del Vasari. È oggi sede della Scuola Normale Superiore, fondata nel 1810 da Napoleone Bonaparte, come succursale della École Normale di Parigi, che aveva il compito di trasmettere agli insegnanti delle scuole medie superiori le norme dell’Istruzione Pubblica.

Sulla destra di questo Palazzo si trova la Chiesa dei Cavalieri di Santo Stefano, anch’essa costruita dal Vasari (1569) per volere di Cosimo I dei Medici, la cui statua campeggia nel mezzo della piazza. L’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano venne fondato nel 1561 per difendere la costa da eventuali avversari e nemici.

Una passeggiata sui Lungarni

Attraversata la piazza dei Cavalieri si raggiunge Borgo Stretto, il corso storico con i negozi alla moda, le boutique e i bar. Tanti i passanti, gli studenti a piedi o in bicicletta e i turisti.

Qui è d’obbligo una sosta alla pasticceria Salza, locale di nota tradizione in cui assaggiare i confetti artigianali, i dolci di qualità e i gustosi rustici. Un’elegante sala interna con tavoli in legno scuro e sontuosi quadri alle pareti invita a fermarsi a lungo.

Proseguendo poi verso piazza Garibaldi si arriva finalmente sugli affascinanti Lungarni, che nelle giornate di sole si offrono alla vista in tutto il loro luminoso splendore, arricchito e acceso ancor più dalla varietà cromatica dei tanti palazzi antichi che costeggiano il fiume e che simili a sentinelle silenziose accompagnano fedelmente chiunque vi si trovi a passeggiare.

Così, percorrere i lunghi e quasi ininterrotti marciapiedi, attraversare i ponti sospesi su quell’avanzare lento e instancabile della corrente, seguire con stupore i voli incrociati e perfetti dei gabbiani, ascoltandone i garruli richiami è come perdersi nella storia e percepire il respiro del tempo che è stato, riconoscere i segni che ha lasciato tra le vie, gli edifici e la gente di questa città-Repubblica marinara fieramente e placidamente adagiata sull’Arno.

Il Caffè dell’Ussaro

Palazzo Agostini sul Lungarno Pacinotti (intitolato al fisico pisano Antonio Pacinotti, 1841-1912: dall’anello che porta il suo nome sarebbero derivate le dinamo del nostro tempo) ospita il famoso Caffè dell’Ussero, esistente dalla metà del Settecento. Di qui passarono scienziati, viaggiatori, nomi celebri quali Shelley, Byron, Alfieri, Leopardi, Mazzini, John Ruskin e Belli. Ma soprattutto l’Ussero era allora ed è oggi il caffè per eccellenza degli universitari.

Specchi, stucchi, dorature abbelliscono le eleganti salette interne. Le pareti sono ricoperte di memorie, effigi, bacheche, cimeli nonché dei ricordi dei suoi più illustri frequentatori risorgimentali, quando erano ancora studenti: Domenico Guerrazzi, Giuseppe Giusti, Renato Fucini, Giosuè Carducci, Cesare Abba, Giuseppe Montanelli, che si riunivano per discutere e parlare di arte, letteratura e politica. Le bevande che più vi si consumavano erano la fumante cioccolata in tazza, poi il caffè e infine il punch nero.

La chiesa di Santa Maria della Spina

Proseguendo il nostro affascinante itinerario, sulla riva destra del fiume, attraversando il Ponte di Mezzo, in un tratto del Lungarno Gambacorti, si arriva alla piccola chiesa di Santa Maria della Spina, straordinario gioiello dell’arte romanico-gotica, che al suo interno custodisce statue di Tommaso Pisano. Fu edificata nel 1230 sul greto dell’Arno in corrispondenza di un importante ponte, il Ponte Novo, che univa le vie Santa Maria e Sant’Antonio, distrutto nel corso del XV secolo e mai più ricostruito. Proprio la vicinanza al ponte determinò l’appellativo di S. Maria de Pontenovo, mutato poi in S. Maria della Spina quando, a partire dal 1333, la chiesa custodì come reliquia una spina della Corona di Cristo, ora esposta nella chiesa di S. Chiara.

In origine era un piccolo oratorio formato da una loggia finché nel 1322 iniziarono i lavori d’ampliamento che si conclusero circa cinquanta anni dopo, sotto la guida dell’architetto e scultore pisano Lupo di Francesco. La vicinanza del fiume ha costituito una costante minaccia per la stabilità dell’edificio che fin dal Quattrocento ha subito ripetuti restauri tesi a riparare i danni di cedimento del terreno e a consolidare le strutture architettoniche. L’intervento più radicale rimane quello del 1871 quando fu completamente smontato e ricostruito ad una quota superiore; in quell’occasione la chiesa fu rialzata di circa un metro, molte sculture furono tolte e sostituite da copie (gli originali sono al Museo Nazionale di San Matteo), mentre la sagrestia fu distrutta, lasciando un edificio alterato nelle proporzioni e nella forma.

A pianta rettangolare, completamente rivestita in marmo a fasce bicrome, la chiesa è caratterizzata da eleganti cuspidi, timpani e tabernacoli completati da una ricercata decorazione scultorea con tarsie, rosoni e numerose statue opera dei maggiori scultori del Trecento pisano. Contrasta con la ricca e ricercata decorazione esterna l’interno oggi semplice e spoglio. L’edificio è ad unica aula, con soffitto a capriate; al centro del presbiterio, rialzato e separato da due pilastri con archi a volta, è collocato uno dei massimi capolavori della scultura gotica, la straordinaria Madonna con Bambino.

Siamo al termine di questa passeggiata rivelatrice di preziosi e inestimabili tesori e per concludere ci piace citare ancora una volta Giacomo Leopardi che, nello Zibaldone, del Lungarno pisano scrisse: “spettacolo così bello, così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente, che innamora”.

 

Questo testo di Claudia Giordano è stato tratto dalla rivista Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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