La Vigna

+ In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen
“Mi circondarono flutti di morte, mi avvolgerono i lacci degli inferi. Nell’angoscia gridai al mio Dio”, così preghiamo al Signore della nostra salute nell’Introito, adesso che, avendo percorso il primo ciclo dell’Anno Liturgico, quello di Natale, iniziamo oggi il secondo ciclo che ci condurrà, attraverso le sofferenze di Cristo + espresse nei paramenti viola, sino alla Sua gloriosa Risurrezione di Pasqua.
Le Sue sofferenze sono le nostre sofferenze in questa vita rappresentate nel Vangelo dal peso del giorno e dal gran calore del lavoro nella vigna.
Cos’è questa vigna? Secondo i Padri della Chiesa, questa vigna è la Chiesa, il Padrone della vigna è nostro Signore Gesù Cristo + che ci chiama alla Chiesa e la giornata passata nella vigna è la nostra vita nella Chiesa; le diverse ore, quando gli operai entrano nella vigna, rappresentano le diverse tappe della vita.
La sera, quando il Padrone fa distribuire la ricompensa, è la fine della vita, e il denaro è la beatitudine eterna, che ricompensa il nostro lavoro nella Chiesa in collaborazione con la grazia divina.
Questa parabola ci parla chiaramente della misericordia di Dio: Dio è il Padrone della vigna, descritto come padre di famiglia, Pater Familias. È il nostro Padre, ci tratta come suoi figli, e ci chiama nel Suo Amore paterno, alla Sua vigna, vinea sua, la Sua Chiesa. La Chiesa è la Sua. Non abbiamo diritto nessuno ad appartenerci, ma il Padre ci chiama ad Essa perchè ci ama. Infatti chiama cinque volte gli operai alla Sua Chiesa: molto presto, alle nove, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque di sera; e coloro che hanno lavorato solo l’ultima parte della giornata, ricevono tanto quanto coloro che hanno lavorato dall’inizio.
Si può dire che tutto è misericordia: la nostra creazione, la nostra fede, la nostra salvezza, il perdono dei nostri peggiori peccati, la ricompensa del nostro lavoro che è la Vita Eterna; e noi dobbiamo ringraziare il Signore per questo, dobbiamo guardare la nostra miseria, malizia, e la nostra indegnità di tutto ciò che Egli ci dà, e vedere che tutto è gratuito, è tutto misericordia.
Poiché questo Vangelo ci dice esplicitamente che non è la lunghezza del nostro servizio che conta. Senza invidia né occhio cattivo, asteniamoci dal pensar male degli altri dicendo: “questi non ha condotto una buona vita, io merito molto di più”.
Cos’è che conta? La collaborazione nostra con la Sua misericordia, la nostra fedeltà alla Sua grazia, il nostro cuore, l’intensità dell’amore. Così coloro che sono entrati nella vigna alla s era, e che si sono convertiti alla fine della loro vita, sono forse coloro che l’amano più intensamente e che lavorano per Lui con tutto il cuore e tutte le forze del loro animo. Allora Dio che è misericordioso e giusto, darà loro la giusta ricompensa, come la darà a coloro che hanno lavorato più a lungo ma forse con meno amore. “Quello che è giusto, ve lo darò”, Ci dice.
Proviamo, dunque, a lavorare per Lui con tutto il cuore e con tutte le forze della nostra anima. Questo lavoro comprende tutte le faccende, azioni, e tutti i doveri della nostra vita. Facciamo questo senza guardare gli altri, ma solo Lui, nostro Padrone, nostro Padre e la nostra ricompensa eterna.
Consapevoli della Sua predilezione per gli ultimi, siamo noi gli ultimi, nel senso che cominciamo questo stesso giorno a applicarci bene al nostro lavoro nella Chiesa e per la Chiesa, anche se l’ora è tardiva. Siamo gli ultimi nella scelta dell’ultimo posto alla tavola nella nostra umiltà, siamo ultimi nel prepararci per essere scherniti e considerati come gli ultimi per amore Suo, e siamo ultimi nel perseverare sino alla fine, sino alla sera della nostra vita, quando il Padrone tornerà e ci darà la nostra ricompensa, la Vita Eterna che Egli stesso è, Nostro Signore Gesù Cristo + Iddio Trino ed Uno a Cui sia ogni lode, gloria ed onore, nei secoli dei secoli.
Amen!
+ In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen