La vera spada nella roccia

Ai confini della Maremma senese dimorano i resti di un luogo carico di attrattiva e di significato, sorto al tramonto del XII secolo sul punto ove riposavano le spoglie di un cavaliere, convertitosi alla vita di preghiera: deciso ad abbandonare la strada della violenza e della dissolutezza, per condurre un’esistenza eremitica nella devozione al Signore, il giorno di Natale del 1180 Galgano, giunto sul colle di Montesiepi, conficcò la propria spada nel terreno con l’intenzione di non estrarla mai più e di sostituire al brando le orazioni. Canonizzato da papa Lucio III immediatamente dopo la sua morte, il suo culto si diffuse così rapidamente che le autorità ecclesiastiche locali promossero la costruzione di un edificio sacro sul romitorio, edificio terminato già nel 1185, divenuto noto, per la sua forma cilindrica, come Rotonda di Montesiepi.
Semplice e spoglia come l’antico eremo, la chiesa venne decorata nel Trecento da Ambrogio Lorenzetti con una serie di affreschi, fra cui spiccano una Maestà che raffigura la Madonna con Bambino attorniata dai santi; ai suoi piedi è dipinta Eva, vestita con un manto di capra e vicina a un fico, simboli rispettivamente della lussuria e del peccato, i quali avevano dominato la vita di san Galgano prima della conversione. Nella cappella si trova anche la spada infissa nel terreno, della quale spuntano l’elsa e una parte della lama, passata da arma di offesa a strumento della tuitio Fidei, elemento comune nei culti di cavalleria e apparentato con la leggenda della spada nella roccia di arturiana memoria.
Oltre alla piccola chiesa, nel XIII secolo venne ultimato un monastero cistercense sul luogo della morte del santo, a poca distanza da Montesiepi. In breve tempo, divenne una delle più potenti abbazie della Toscana: costruita in stile gotico, era dotata di un vasto scriptorium, una maestosa sala capitolare ed un’imponente chiesa. Tuttavia, nel corso dei secoli il complesso andò lentamente in rovina ed oggi possiamo ammirare solo i resti abbandonati di quella che doveva essere una testimonianza forte dell’operosità e della fede popolare in Maremma.
Sono in effetti moltissime le chiese in tutta la regione, risalenti per lo più nel loro impianto all’epoca medioevale, che custodiscono autentici gioielli e che sono state spesso rimaneggiate tra XVII e XIX secolo. A Grosseto, l’annuale processione in onore di san Lorenzo ben dimostra il durevole attaccamento della popolazione al suo passato di fede: una fiumana di gente attraversa ogni agosto le vie del centro cittadino, preceduta da un carro trainato da buoi maremmani per trasportare la statua del martire e seguita dai butteri, i tradizionali pastori a cavallo della Maremma toscana e laziale. Tutta la cittadinanza è così coinvolta nell’evento religioso, che termina sul sagrato della Cattedrale con la benedizione vescovile e la preghiera per la comunità. Qui, come in molti altri luoghi, si rinnova continuamente quell’attaccamento alla Tradizione, che resiste anche all’avversione di quanti ne vorrebbero l’oblio.
Questo testo di Lorenzo Benedetti è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it