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La sedazione terminale è eutanasia?

Diario di bioetica04 Febbraio 2020
Testo dell'audio

Dopo la morte dell’ex campione di calcio, Pietro Anastasi, malato di Sla, lo scorso 17 gennaio, ci si interroga se la sedazione terminale da lui richiesta sia stata un atto eutanasico. Prima di lui, Giovanni Custodero, anche lui calciatore, è morto dopo essere stato sottoposto a sedazione profonda per il dolore causato dal tumore osseo al quale era affetto.

La terapia del dolore, che mira a dare sollievo ai pazienti sofferenti, in particolare ai pazienti inguaribili vicini alla morte, pone il problema che i farmaci utilizzati possono abbreviare la vita del paziente. La questione si pone in particolare a proposito della sedazione palliativa profonda e continua, che è stata legalizzata dalla legge 219/2017. Questo problema era già stato affrontato da Pio XII ed è stato successivamente ripreso dalla Dichiarazione “Iura et bona” e poi dalla Lettera enciclica Evangelium vitae di Giovanni Paolo II.

In questa puntata vedremo quali sono i criteri morali per stabilire se e quando la sedazione terminale costituisca eutanasia.

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