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La Santa Messa, un sacrificio di propiziazione – Parte VI

Liturgia17 Marzo 2022
Testo dell'audio

 Come sacrificio di propiziazione la Messa ha in particolare il potere di soddisfare per quelle punizioni temporali che altrimenti, dopo il perdono dei peccati mortali o veniali, dovrebbero essere subite o in questo mondo o in purgatorio.  Il Sacrificio Eucaristico è offerto sia per i vivi che per i morti per la remissione della pena temporale ancora dovuta al peccato. Ma mentre il perdono del peccato agisce solo indirettamente, il Sacrificio annulla direttamente la punizione temporale del peccato, e così lo annulla mediante il pagamento vicario (per modum solutionis) dal tesoro del merito e della soddisfazione che Cristo ha acquisito per noi sulla Croce.

Con la Sua passione e morte infinitamente amara, il nostro Salvatore sul Calvario annullò i debiti penali di tutti gli uomini; il riscatto che lì ha pagato, Egli Stesso ora presenta sull’altare al Suo Padre Celeste per i vivi e i morti, che possano essere liberati dalla loro giusta punizione. Perchè sul Golgota Cristo ha portato i nostri dolori e il castigo per la nostra pace è stato posto su di Lui (Is  53). Lì fu sopraffatto dalla vergogna e dall’amarezza, contuso dal dolore e dalla violenza, affinché noi uomini colpevoli non potessimo essere visitati e umiliati sotto la verga del castigo della Giustizia Divina. Questa remissione del castigo ci viene impartita,  in quanto la passione di Cristo è posta sul nostro conto e applicata a noi, cioè va a nostro benficio.

Ma la Santa Messa è offerta non solo per la remissione delle pene, ma anche come una soddisfazione.  La pena temporale ancora dovuta può essere liquidata in un duplice modo:  a)  con una reale soddisfazione personale (satisfactio), mediante l’esecuzione di buone azioni, con opere di penitenza, con la resistenza volontaria e paziente alla sofferenza, tutte superiori o equivalenti alla pena dovuta, quindi meritando la sua remissione; b) subendo la punizione stessa imposta da Dio (satispassio). La possibilità di meritare e di soddisfare in senso stretto cessa con la morte;  quindi le anime sante in purgatorio possono solo soffrire quanto basta, ovvero sopportare la loro punizione fino a che non saranno soddisfatti i requisiti della Giustizia Divina e sarà stato pagato fino all’ultimo centesimo.

 I vivi, al contrario, quando sono nello stato di grazia, possono soddisfare la Giustizia divina mediante la preghiera, il digiuno, le elemosine e le altre opere penitenziali, cioè meritare la remissione di quelle pene che altrimenti sarebbero obbligati a subire in purgatorio. A questa distinzione sembra alludere la Santa Chiesa, quando afferma che il Sacrificio della Messa è offerto “per punizioni e soddisfazioni” (pro poenis et satisfactionibus): la virtù propiziatoria della Messa supplisce per la pena alla quale altrimenti dovrebbe essere sottoposo il defunto (poena-satispassio); ma per i vivi il potere propiziatorio del Sacrificio provvede principalmente per la soddisfazione da rendere (satisfactio).

 Per entrambi rimuove l’ultimo ostacolo al loro ingresso nella gloria celeste. Se coloro per i quali si celebra la Messa ne sono suscettibili, essi ricevono sempre e infallibilmente il frutto soddisfacente della remissione della pena, e questo vale non solo per i vivi,  ma anche per i morti. Per il resto, non si sa in che grado e misura questa punizione sia ogni volta annullata; ma è certo che la punizione dovuta non è sempre del tutto e completamente rimossa da una sola Messa: per questa remissione completa non di rado è richiesta l’offerta ripetuta della Messa. 

  

 

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