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La Santa Messa, un sacrificio di propiziazione – Parte VII

Liturgia24 Marzo 2022
Testo dell'audio

 Per partecipare a questo effetto del Sacrificio, sono necessariamente presupposti lo stato di grazia e probabilmente anche il carattere battesimale del destinatario. Finché uno è in stato di peccato mortale e nemico di Dio, nessuna punizione, neanche la minima pena temporale, può essere rimessa a lui. Secondo il comune parere dei teologi, il carattere battesimale non è solo una condizione preliminare essenziale per la valida ricezione degli altri sacramenti, ma anche per ottenere la remissione della pena temporale per mezzo del Sacrificio Eucaristico (ex opere operato). Se questo parere è corretto, allora tutti i non battezzati, vivi o morti, sono esclusi dalla partecipazione al suddetto soddisfacente frutto della Messa. Quanto della pena temporale venga rimesso, riposa interamente nella volontà e nel decreto divino. 

Secondo l’opinione ben fondata di molti teologi, la  punizione viene rimessa ai vivi tanto più, quanto essi si dimostrano più disponibili, ovvero con quanto più fervore essi, con atti di penitenza, contrizione, umiltà, con la sottomissione a Dio e ad altre virtù, si rendono degni della clemenza e della compassione divina. Le anime sante sono sempre disposte ad ottenere questo frutto; la saggezza, la giustizia e la misericordia di Dio,  tuttavia, determinano fino a che punto la Messa diminuirà o abbrevierà le loro sofferenze ogni volta che viene offerta.

Come Sacrificio propiziatorio la Messa ha, quindi, il potere e, in conseguenza dell’ordinanza di Cristo, ha per oggetto direttamente e infallibilmente – cioè, nel senso più stretto ex opere operato – di annullare la pena temporale. Ma può anche come sacrificio di petizione portare alla remissione di questa punizione. Ciò viene compiuto, inoltre, quando per mezzo di una petizione ottiene l’assistenza e la forza per l’esecuzione di opere penitenziali, per mezzo delle quali possiamo soddisfare la Maestà Divina e meritare la remissione della pena. – Secondo un’opinione tenace e pia, la Messa può anche ottenere direttamente dalla Divina Bontà e Misericordia una benevola remissione della pena. 

Almeno l’intenzione e la pratica della Chiesa sembrano essere a favore di questa opinione, vale a dire, che in questo modo possiamo, con la preghiera e il sacrificio, implorare e ottenere la remissione delle pene meritate. Se questo fosse negato,  sarebbe difficile spiegare in modo soddisfacente molte preghiere nel Breviario e nelle Messe per i defunti. Così la Chiesa implora che le anime sofferenti “ottengano con pie suppliche (piis supplicationibus)  il perdono che hanno sempre desiderato”. E fa ricorso alla clemenza di Dio,  affinché coloro che si sono allontanati da questa vita transitoria possano,  “per l’intercessione della sempre beata Vergine e di tutti i Suoi Santi (Beata Maria semper Virgine intercedente cum omnibus Sanctis tuis), arrivare al godimento della beatitudine eterna”.

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