La Santa Messa è il più efficace Sacrificio di impetrazione – Parte II
Spiritualità28 Maggio 2022

“Nella Messa – dice Kisseli – non imploriamo soltanto la misericordia, ma ci
indirizziamo anche alla giustizia. Infatti noi offriamo l’umanità di Cristo,
che per l’unione ipostatica è stata nobilitata al più alto grado e
che per la gloria del Padre suo e per la nostra salute, è stata flagellata,
coronata di spine, crocifissa. Offriamo le sue ferite, le sue lacrime, il suo sangue
prezioso. Tutto questo è nostro in maniera che comperiamo ad un altissimo
prezzo le grazie che domandiamo”.
Con l’oblazione del santo Sacrificio diamo anche più di quello che possiamo
ricevere e perciò non c’è motivo di temere che una preghiera così
ragionevole possa essere rigettata. Noi infatti chiediamo cose terrene e offriamo
una vittima divina.
Non saremo, dunque, esauditi da un Dio liberalissimo, che non lascia senza ricompensa
neppure il bicchiere d’acqua dato in suo nome, quando gli presentiamo con fervore
il calice pieno del Sangue del suo Figliolo, sangue divino che domanda grazia per
noi, ed invoca ad alte grida la misericordia?
Nell’ultima Cena il Salvatore ha promesso che tutte le richieste fatte al
Padre suo, in suo nome, saranno accolte favorevolmente. “Quando un principe è
prigioniero– dice san Bonaventura – non gli si rende la libertà se non a condizione di
pagare una forte taglia. Così noi non dobbiamo lasciar partire il Salvatore,
che nella santa Messa si è fatto nostro prigioniero, prima che ci abbia promesso
il Cielo”. Sembra che il sacerdote si ispiri a questi sentimenti, quando alza
l’Ostia consacrata, come se volesse dire al popolo: “Vedete? Colui che il mondo
non può contenere è in nostro possesso e non lo lasceremo partire prima
di avere ottenuto ciò che desideriamo”.
Andiamo con confidenza davanti al trono della grazia per ricevere misericordia e per
trovare soccorso nei nostri bisogni”. Qual’è questo trono di grazia? Non il Cielo, perché
non possiamo arrivarci, non l’Arcadell’Alleanza, che era una semplice figura, ma l’altare
sul quale l’Agnello di Dio si immola, dove offre la sua vita per ottenerci misericordia. Sì,
andiamo ogni giorno, con fiduciosa devozione, a questo trono della grazia a cercare i
soccorsi che ci mancano, ricordiamoci che è la sede della misericordia e non quella
della giustizia. Diciamo a Dio: “Eccomi, Padre infinitamente buono! Vengo, durante
il santo Sacrificio, al trono della tua grazia, per implorare perdono e assistenza.
Su questo santo olocausto io fondo la mia speranza, perché il valore di esso
è infinito, come la vittima. Così sei costretto ad accordarmi la grazia
che domando, che, d’altra parte, desidero sia in armonia con la tua gloria e con
la mia eterna salute”.