La Salvezza degli Ebrei: La dottrina moderna

Un certo Lazare Landau scrive: ‘Nell’inverno del 1962, i dirigenti ebrei ricevevano in segreto, nel sottosuolo della sinagoga di Strasburgo, un inviato del papa… il padre domenicano Yves Congar, incaricato da Bea e Roncalli di chiederci, ciò che ci aspettavamo dalla Chiesa cattolica, alla vigilia del Concilio… la nostra completa riabilitazione, fu la risposta…’ (cfr. Itinéraires 1990 n.22 p.1-20, e la biografia di Nahum Goldmann, Staatsman ohne Staat p.378, vide Sì si no no, 31. gennaio 2016).
Quali cambiamenti si trovano nell’atteggiamento ufficiale della Chiesa verso gli Ebrei susseguentemente all’anno 1962? Nel documento conciliare sugli ebrei Nostra Aetate (4.6) viene detto: ‘Gli ebrei in grazia dei padri rimangono ancora carissimi a Dio i cui doni sono senza pentimento’. Questa frase, tolta dal suo contesto, suggerisce prima facie che il patto antico sia sempre in vigore.
Lo stesso viene insinuato dal Novus Ordo Missae nelle preghiere del Venerdì santo: «Preghiamo per gli ebrei: il Signore Dio Nostro, che li scelse primi fra tutti gli uomini ad accogliere la Sua Parola, li aiuti a progredire sempre nell’amore del Suo nome e nella fedeltà alla Sua alleanza».
Similmente papa Giovanni Paolo II nella sinagoga di Magonza nel 1980 parlava dell’ ‘Antica Alleanza mai revocata’, affermazione ripresa nel Nuovo Catechismo del 1993 (n.121); mentre la Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo del dicembre 2015 ne fa un passo ulteriore, prendendo come titolo del documento: ‘Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili’.
Riguardo alla dottrina nuova nel suo senso prima facie, bisogna dire che non corrisponde al dogma cattolico sulla salvezza né, più precisamente, alla dottrina cattolica sugli ebrei, secondo il magistero costante ed universale della santa Madre Chiesa.