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La processione del Corpus Domini

Storia27 Luglio 2018
Testo dell'audio

In origine a Firenze, quando ancora non esisteva la sua cattedrale di Santa Maria del Fiore, la solennità del Corpus Domini si celebrava all’interno della basilica domenicana di S. Maria Novella che era la più grande, dopo le funzioni del vespro, con la partecipazione del Vescovo, del clero, delle autorità e del popolo. Verso il primo decennio del XIV secolo fu deciso di portare in processione anche le reliquie dei santi, così la solennità si arricchì di significato e di memorie e divenne ricorrenza pubblica.

Quando la folla dei partecipanti rese impossibile lo svolgersi dei riti all’interno di S. Maria Novella, la processione si fece all’aperto, per le strade cittadine. Successivamente, costruita la cattedrale, il Capitolo volle celebrare lì la liturgia e pretese che proprio da S. Maria del Fiore partisse la processione: di qui una lunga disputa fra i domenicani, sostenuti dal Vescovo Antonino ed il clero di S. Maria del Fiore, conclusa nel 1458 con la bolla di papa Pio II che stabilì che la processione dovesse partire dalla cattedrale.

Per secoli il corteo passò attraverso il Battistero, toccò piazza della Signoria e raggiunse S. Maria Novella, dove uno dei Canonici celebrava l’Eucarestia, per poi tornare in Duomo. La tradizione della Santa Messa in quella basilica durò fino al 1920. Descrizioni ed illustraz cioni quattrocentesche attestano lo splendore di questo evento nel primo Rinascimento.

 

Con grande concorso di popolo

Nel XVI secolo i Granduchi medicei, che intervenivano con sfarzo alla processione, conservarono ed accrebbero la magnificenza della festa, ordinando di ornare le facciate delle abitazioni con arazzi, tappeti, fiori e festoni e in seguito proibendo di passeggiare lungo il tragitto della processione, sia a piedi che in carrozza.

La festa coinvolgeva tutta la città: tre giorni prima iniziavano i preparativi per la cerimonia e si mettevano lungo le vie dei tendoni, che riparassero dalla pioggia o dal sole coloro che avrebbero assistito all’evento, ornando le facciate delle botteghe con stoffe rosse e gialle.

Il giorno dei festeggiamenti la processione si svolgeva con grande solennità: sfilavano dapprima i bambini, seguiti dalle confraternite laicali, dai religiosi dei vari ordini rappresentati a Firenze, dal clero, dai Capitoli di San Lorenzo e del Duomo e dall’arcivescovo, che incedeva sotto il ricco baldacchino d’oro detto “della Repubblica” (perché da essa donato e custodito: oramai distrutto dall’alluvione del 1966), recando l’ostensorio con l’Eucaristia. Al corteo partecipavano anche tutte le magistrature cittadine ed i responsabili delle Arti, scortati da reparti militari ed accompagnati da suonatori.

 

Dal sacro al profano

I partecipanti alla processione spargevano lungo il percorso petali di fiori e foglie di alloro e di lauro, che i contadini venivano a vendere in piazza in quell’occasione. Finita la liturgia religiosa, la festa proseguiva per le strade coi banchi che offrivano dolci e bibite. Questa festività non è mai stata trascurata dai fiorentini, nemmeno per motivi serissimi, come guerre, assedi o intemperie.

Oggi il corteo religioso parte sempre dal Duomo, ma l’itinerario e la chiesa a cui la processione si dirige vengono decisi anno per anno e, purtroppo, ha perso grandemente nell’immaginario collettivo il proprio carattere religioso per acquistare piuttosto quello di semplice attrazione turistica.

 

Questo testo di Giovanni Tortelli è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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