La Presenza reale

LA SANTA EUCARESTIA secondo la dottrina cattolica
Adoro Te devote, latens Deitas,
Quae sub his figuris vere latitas:
Tibi se cor meum totum subicit,
Quia, Te contemplans, totum deficit…
Vi adoro devotamente, o nascosta Deità,
Invero nascosta sotto questi simboli:
Tutto il mio cuore Vi si sottomette,
Perché, contemplando Voi, tutto langue…
(San Tommaso d’Aquino)
INTRODUZIONE
La Santa Eucarestia è uno dei sette Sacramenti della Chiesa. Il termine ‘Santa Eucarestia’ ha due sensi: il Santissimo Sacramento dell’Altare e la Santa Messa. Nel primo senso la Santa Eucarestia viene considerata in Se Stessa, nel secondo senso è considerata invece in quanto viene offerta.
IL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL’ALTARE
In quanto sacramento, il Santissimo Sacramento:
- E’ un segno della grazia;
- Ci dà la grazia;
- Fu istituito da nostro Signore Gesù Cristo Stesso.
In particolare:
- Il Santissimo Sacramento è un segno della grazia nel senso che le specie consacrate sono un segno Reale del Corpo e Sangue di Cristo;
- Il Santissimo Sacramento ci dà la grazia sovrannaturale: non solo questo però, ma anche l’Autore della grazia ossia nostro Signore Gesù Cristo;
- Questo Sacramento fu istituito da Nostro Signore Gesù Cristo con le parole di consacrazione assieme a quelle del mandato: «Fate questo in memoria di me» – parole con le quali ha istituito anche il Sacramento dell’Ordine ossia il sacerdozio.
Questo sacramento si chiama Santissimo proprio perché è Gesù Cristo Stesso.
Vogliamo adesso guardare il Santissimo Sacramento da vicino: prima come Presenza Reale, poi come Santa Comunione.
LA PRESENZA REALE
La dottrina della Presenza Reale ci insegna che, nel Santissimo Sacramento, Nostro Signore Gesù Cristo è realmente presente: più precisamente, il Santissimo Sacramento è Gesù Cristo Stesso sotto l’apparenza di pane e di vino.
Questo è un dogma cattolico che, come gli altri dogmi sulla Santa Eucarestia, fu definito in extenso nel Sacro Concilio di Trento (1545-1563).
I dogmi cattolici sono le verità divinamente rivelate che la Chiesa propone infallibilmente da credere come tali.
Il dogma della Presenza Reale viene definito con le parole seguenti1: “Se qualcuno negasse che nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia è contenuto veramente, realmente e sostanzialmente il Corpo e Sangue assieme all’Anima e alla Divinità di nostro Signore Gesù Cristo, e dunque il Cristo totale, ma dicesse che esso è solo come segno, figura o virtù, Sia Anatema” (Trento S. XIII Canone 1).
Al centro della Santa Messa sta la Consacrazione o ‘Transustanziazione’. Il sacerdote pronuncia parole sul pane e sul vino, che li trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo così che il nostro Signore Gesù Cristo è reso presente realmente sull’Altare. Prima della Consacrazione c’è pane e vino; dopo la Consacrazione c’è Gesù Cristo: Corpo, Sangue, Anima, e Divinità. Il pane e il vino non esistono più, ma Gesù Cristo Solo e la sola apparenza del pane e vino.
Gli accidenti (o qualità: grandezza, estensione, peso, forma, colore, gusto, odore) esistono senza soggetto, senza sostanza, tramite un miracolo di Dio. Non esistono né nel pane, né nel vino, non esistono neanche in Gesù Cristo, ma esistono senza soggetto, senza sostanza. L’unica sostanza che esiste è Gesù Cristo Stesso sotto la loro apparenza.
Gesù Cristo non esiste in o sotto il pane: questa è l’eresia di Martin Lutero, che si chiama «Consustanziazione» Il pane non è simbolo di Gesù Cristo: quella è l’eresia di Zwingli. Il pane non è nemmeno una virtù di Gesù Cristo, che ci dà una forza spirituale: l’eresia di Calvino. Invece il pane e il vino sono divenuti Gesù Cristo nella Presenza Reale e non esistono più.
Questo dogma della Chiesa si basa soprattutto su due passi del Nuovo Testamento.
Il primo passo consiste nel discorso del Signore sulla Santa Eucarestia contenuto nel capitolo 6 del Vangelo di san Giovanni, di cui citeremo i versetti 51-58: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo’. Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me ed io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Il secondo passo – o piuttosto serie di passi – sulla Presenza Reale consiste nelle parole di Consacrazione riportate nei vangeli di San Matteo, San Marco, San Luca e nella prima Epistola di San Paolo ai Corinzi.
Sant’Agostino esclama: «Dio essendo onnipotente non poté dare di più. Essendo sapientissimo non seppe dare di più. Essendo ricchissimo non ebbe da dare di più». San Francesco d’Assisi dice: «L’uomo deve tremare, il mondo fremere, il cielo intero deve essere commosso quando sull’Altare tra le mani del sacerdote appare il Figlio di Dio».
CONSEGUENZE PRATICHE
La chiesa non è né un museo, né un luogo d’incontro: è la Casa di Dio, la Porta del Paradiso, perché il Signore nostro Gesù Cristo è Realmente Presente nella chiesa, così realmente come lo fu a Nazareth e lo è nel cielo. Dobbiamo comportarci, dunque, con il più grande rispetto quando siamo alla Sua presenza.
Quando si entra nella chiesa si prende l’acqua santa, si fa un segno di croce lentamente e con raccoglimento e si fa una genuflessione. Si fa una genuflessione anche quando si passa davanti al Santissimo e quando si arriva al proprio banco. Non si parla in chiesa. Se in chiesa si deve comunicare in maniera urgente qualche cosa ad un altro, si parla a voce bassa.
Il tipo di genuflessione che si fa in Chiesa dipende da dove si trovi il Santissimo: se è nel Tabernacolo, si fa una genuflessione semplice; se è esposto, si fa una genuflessione doppia con inchino profondo.
Alla Consacrazione, quando (per usare le parole di San Francesco) «appare il Figlio di Dio tra le mani del sacerdote», i fedeli devono essere in ginocchio come pure quando il celebrante alza l’Ostia pronunciando le parole «Ecco l’Agnello di Dio».
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Si quis negaverit, in sanctissimae Eucharistiae sacramento
contineri vere, realiter, et substantialiter Corpus et Sanguinem
una cum anima et divinitate Domini nostri Jesu Christi, ac
proinde totum Christum; sed dixerit, tantummodo esse in eo
ut in signo, vel figura, aut virtute: Anathema Sit.
(Cat. Maior V 8)
Le citazioni dei santi vengono dal libro “Gesù Eucaristico Amore” da Padre Manelli.