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La “Madonna ritrovata”

Tesori d'Italia07 Novembre 2018
Testo dell'audio

In Sicilia la devozione mariana è diffusissima e si fa risalire fin dalla prima evangelizzazione, per poi intensificarsi durante la liberazione dell’Isola dal dominio arabo e affermarsi definitivamente nel 1643 quando venne nominata, dal parlamento siciliano (per poi essere riconfermata nel 1739 dal Papa Clemente XII), Patrona principalissima “Maria Mater Siciliae”.

Il Santuario di Custonaci

La stessa provincia di Trapani si caratterizza, in particolare, per la presenza nel suo territorio di diversi, ed assai rinomati, Santuari mariani. Tra i quali spicca certamente per spiritualità anche quello di Custonaci, che è stato per secoli e secoli meta di continui e affollati pellegrinaggi.

L’attuale conformazione dell’edificio di culto è stata progettata nel 1870, ma i lavori, per l’allargamento della cappella preesistente, dove venne originariamente collocato il taumaturgico “Quadro della Vergine”, ebbero in realtà inizio nel 1563, anno della conclusione del Concilio di Trento e dell’avvio, da parte della Chiesa, di una capillare operazione mirata alla diffusione di nuove devozioni mariane.

Non a caso già nel 1575, a seguito del riconoscimento, con Bolla apostolica di Papa Gregorio XIII (28 giugno 1574), alla città di Monte San Giuliano del diritto di juspatronatus, cominciò la raccolta di pie contribuzioni per ristrutturare dalle fondamenta la cappella originaria, prevedendo l’aggiunta di alloggi per i pellegrini.

Nel frattempo il culto verso Maria SS.ma di Custonaci crebbe considerevolmente anche negli ambienti pontifici. Il 27 agosto del 1752 venne, infatti, incoronata, con decreto e beneplacito di Benedetto XIV, dal Capitolo Vaticano, mentre il 21 luglio 1784 fu approvato da Pio VI l’Ufficio e la Messa propria e, infine, nel 1844 Gregorio XVI istituì l’Altare Privilegiato perpetuo quotidiano.

Nel corso dei secoli la devozione verso la Madonna di Custonaci non si è limitata naturalmente a Erice o, comunque, al solo “ager ericinus” (Buseto Palizzolo, San Vito Lo Capo e Valderice). Si è avuta, infatti, a seguito della riproduzione di numerose copie del Quadro, una notevole diffusione del culto anche in buona parte della Sicilia occidentale (Trapani, Castellammare del Golfo, Marettimo, Castelvetrano, Sciacca, Porto Empedocle, Mussomeli, Canicattì, etc..).

A suggellare questa ultrasecolare devozione mariana, nell’agosto del 2009, la città di Custonaci è stata insignita, a seguito di una Bolla vescovile, del titolo di Civitas Mariae.

La “Madonna ritrovata”

C’è da dire, a onor del vero, che a rinvigorire, negli ultimi tempi, il culto verso Maria SS.ma di Custonaci ha contribuito certamente il restauro del taumaturgico “Quadro della Vergine” che ne ha, peraltro, svelato i tratti autentici.

L’Immagine sacra a tutti nota da almeno tre secoli era, infatti, solo il frutto di un maldestro rimaneggiamento, effettuato attorno al XVIII secolo, che ne aveva di fatto occultato le originali fattezze.

La tavola su cui è dipinta la Madonna di Custonaci, dalle dimensioni di circa 180 cm. x 85 cm., è composta da 3 assi di legno di pioppo ed è chiusa da una ricca cornice d’argento di stile greco, con due colonnette scannellate anch’esse ricoperte da lamine d’argento lavorate a sbalzo.

La Vergine siede in un trono in atto di allattare il Bambino Gesù (dal cui collo pende un corallo simbolo quattrocentesco della futura Passione) e sul suo capo, a destra e a sinistra, si librano due angeli intenti a incoronarLa.

I colori della veste (cremisi) e del manto (azzurro) hanno un ben preciso valore simbolico e dogmatico: Maria creatura umana, quindi la veste rossa, è stata rivestita di divinità, quindi il manto azzurro.

Dal punto di vista strettamente tecnico la materia pittorica è costituita da due stesure di gesso-anidro e colla di origine animale direttamente posta sul legno, al di sopra delle quali è fissato il colore vero e proprio, che sembra essere una tempera grassa (cioè una mistura di pigmenti con colla di origine animale, uovo e/o oli), mentre le decorazioni in oro, in larghi tratti non più presenti, sono state ottenute con l’applicazione (a bolo o a missione) di oro zecchino.

Direttamente attorno all’immagine pittorica vi è posta, invece, la cornice a rilievo dipinta a tempera blu con doratura. Sempre ai lati del dipinto si sviluppano, in senso verticale, dei motivi decorativi eseguiti, certamente dopo il primo ampliamento dimensionale dell’opera, con colori a tempera direttamente stesi sul legno.

Inizialmente i cambiamenti, immediatamente visibili soprattutto nei “nuovi” lineamenti adolescenziali, hanno provocato ovviamente tra i fedeli un naturale disorientamento, che nel giro di poco tempo si è però tramutato in una rinnovata devozione, tanto da far parlare esplicitamente i media di una “Madonna ritrovata”.

Il restauro ha permesso, infine, di dirimere anche l’annosa “querelle”, che si portava ormai avanti da diversi anni, sulla vera origine del Quadro. Nel corso dei lavori, infatti, è stata rinvenuta la data della sua realizzazione (1521), includendolo a pieno titolo, secondo diversi e autorevoli storici dell’arte, nientemeno che alla scuola di Antonello da Messina.

 

Questo testo di Fabrizio Fonte è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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