La grandissima lezione di Divo Barsotti

Divo Barsotti è stato una delle più grandi personalità della Chiesa cattolica nel ventesimo secolo. Io posso solo immaginare come si sarebbe comportato se fosse stato ancora vivo oggi, vedendo la decadenza di quella Chiesa che lui aveva tanto amato e a cui ha dedicato l’intera sua vita. Nato il 25 aprile 1914 e morto il 15 febbraio 2006 nella sua casa San Sergio, in Settignano, egli ci ha lasciato non solo una testimonianza di vita importante, ma anche una mole di scritti imponente, che in parte sono ancora inediti.
Negli esercizi spirituali tenuti a Vittorio Veneto nel 1988 aveva tra l’altro affermato: “Noi siamo un monachesimo interiorizzato, non perché vogliamo essere meno monaci di chi vive nel monastero. (…) Dobbiamo vivere la vita di tutti come l’ha vissuta Gesù. Gesù si è chiuso in un monastero, in un’abbazia? No, è vissuto in mezzo agli uomini, ma nessuno è più santo di Lui. A noi Egli ha dato una vocazione che è simile alla sua più di quella degli altri monaci. Egli ci lascia in mezzo ai fratelli, ma in mezzo ai fratelli vuole che siamo sacramento di Lui, vivo e luminoso. Ecco quello che la Comunità ci impone. Che il Signore ci doni di rispondere ad una vocazione tanto alta”. Questa idea, moderna nel tempo in cui l’ha dichiarata padre Barsotti, ma oramai veramente necessaria, ci fa capire che nuovi tempi ci richiedono nuovi sforzi spirituali, sforzi che non rinnegano la Tradizione, anzi tutto il contrario. Si servono di essa per rinnovarsi nella continuità con quanto di bello, buono e vero i nostri padri ci hanno lasciato.
Nello stesso 1988, il padre Barsotti teneva esercizi spirituali a Zafferana Etnea, in cui si ricollegava al concetto espresso in precedenza affermando: “In qualunque stato, in qualunque condizione di vita, in qualunque età e qualunque sia il sesso, noi dobbiamo vivere una spiritualità monastica, perché la Comunità è un movimento monastico. Si è detto fin dall’inizio che noi vogliamo realizzare un monachesimo interiorizzato, cioè vogliamo esser monaci nel mondo, senza la difesa della clausura, senza la difesa del silenzio e soprattutto senza il distacco dai nostri fratelli. (…) Nel rispetto dunque dello stato di vita di ciascuno, noi dobbiamo vivere una spiritualità monastica. Non è qualche cosa che si aggiunge alla nostra vita, ma deve penetrarla dall’intimo e trasformarla, pur nel rispetto dello stato di vita di ciascuno”. Certo, il padre Barsotti si rivolgeva prima di tutto alla sua Comunità dei Figli di Dio, ma parlava anche a noi, a noi che oggi cerchiamo di trovare un posto in un mondo che cambia e in una Chiesa che fa fatica ad affrontare questo cambiamento senza dover cambiare pericolosamente rotta.