< Torna alla categoria

La Giostra cavalleresca di Sulmona

Arte e Cultura24 Giugno 2019
Testo dell'audio

Si hanno notizie della giostra cavalleresca sulmonese solo a partire dal 1484, è molto probabile, però, che la giostra vanti una tradizione ben più lunga, affondando le proprie radici al tempo degli Svevi.

Si hanno notizie della giostra cavalleresca sulmonese solo a partire dal 1484, epoca in cui la Regina Giovanna d’Aragoria invitava i salmonesi a non sperperare denari “in correre de palii”. È molto probabile, però, che la giostra vanti una tradizione ben più lunga, affondando le proprie radici al tempo degli Svevi, quando la posizione strategica aveva reso la cittadina uno dei maggiori centri del Regno e la capitale d’Abruzzo.

Originariamente la giostra veniva organizzata a sposo di due istituti distinti: la Casa Santa della SS. Annunziata finanziava la manifestazione del 25 marzo che coincideva con la festività dell’Annunciazione, mentre la Chiesa di Santa Maria della Tomba gestiva il palio dell’Assunta, che si teneva a metà agosto.

La giostra nel Medioevo

I cavalieri che partecipavano al torneo dovevano attenersi scrupolosamente ad un lungo regolamento (composto da ben 44 articoli), ed in effetti la giostra era piuttosto complessa. Per semplificarla basterà dire che a turno i contendenti in lizza si scagliavano armati di lancia contro il “mantenitore”, ovvero un coraggioso che, protetto da corazza, attendeva immobile l’assalto.

Ogni volta che il bersaglio veniva centrato, la punta della lancia bagnata di vernice segnava il punto esatto del colpo. A questo poteva essere così assegnato dai giudici il punteggio esatto: tre -botte- per il colpo alla testa o alla mano, una se veniva raggiunto lo spallaccio o il petto, e così via. I punti raddoppiavano qualora dimostrata la veemenza dell’assalto, e quindi la prodezza del cavaliere, potevano essere dimostrate dalle ferite maggiori riportate dal mantenitore, al suo “più copioso sanguinamento- corrispondeva ovviamente un punteggio più alto.

La giostra, che venne interrotta nel Seicento “per disapplicazione e mancanza de’ guerrieri”, è recentemente tornata a nuova vita, con gli inevitabili adeguamenti ai tempi. La funzione del mantenitore non prevede più assalti e cruente ferite.

La giostra oggi

Oggi il compito del cavaliere è quello di infilare con la lancia, durante la propria galoppata, anelli di diverse dimensioni, nel minor tempo possibile. Inoltre, al posto dei rampolli di antiche casate, a gareggiare è una rappresentanza dei Borghi e dei Sestieri; l’abbinamento di questi ad ogni fantino avviene tramite un sorteggio pubblico. Resta immutato, invece, il “campo” di gara di Piazza Maggiore, anche se privo dei tre archi da cui prendeva le mosse la corsa del cavaliere.

In occasione della rievocazione storica, oltre alla giostra, viene proposto un banchetto in cui è possibile assaporare il gusto delle antiche ricette e rinverdire i fasti del Rinascimento italiano, con pietanze sontuosamente decorate, realizzate scrupolosamente (sia dal punto di vista gastronomico che scenografico), sulla base delle cronache dell’epoca. La giostra quindi rappresenta la possibilità, per cittadini e visitatori, di entrare completamente in un contesto del tutto lontano dalla nostra epoca, eppure così suggestivo e spettacolare.

******

Questo testo di Roberta Mochi è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

Da Facebook