La diocesi di Tuscania

Venne eretta dai cristiani già nel III secolo d.C., la diocesi di Tuscania rappresentò la punta più meridionale della dominazione longobarda in direzione delle terre bizantine e papali. Era la linea di confine tra la Tuscia longobarda e quella romana, sui crinali dei rilievi naturali e tra le antiche vie romane Clodia, Cassia ed Aurelia. La presenza dei Longobardi perdurò con la conquista dei Franchi ed anche dopo. Fu la storia dei gastaldi traspadini, degli sculdasci, dei decani, dei biscari, dei centinari, dei locipositi, dei gualdimanni.
La diocesi pertanto passò dalla struttura tardoromana a quella bizantina ed a quella longobarda. Nei documenti si trovano i termini massa, vicus, fundus, cagio, casale, locus dal punto di vista economico ed agricolo e pieve, parrocchia, chiesa, oratoria, cappella , cella nell’organizzazione religiosa. In quell’epoca si svilupparono la viticoltura, i saliceti ed i boschi cedui e decrebbe l’olivicoltura. I cittadini in campagna si distinguevano in liberi, semiliberi, servi, ancille, coloni e livellari. In città artigiani, maestri comacini e ferrai. Si svolgeva un grande mercatum alle Sette Cannelle. Si pagava ciò che si comprava con il tremisse, che era la moneta d’oro bizantina ed in seguito divenne l’unità della monetazione aurea dei Longobardi.
Con l’avvento dei Franchi circolò anche una nuova moneta d’argento, che valeva quattro denari. La chiesa di S. Pietro, situata sull’arx etrusca e romana, fu importantissima, il fulcro della diocesi. L’arciprete Francesco Antonio Turriozzi, nel 1778, scrisse le Memorie della città di Tuscania; nell’Appendice de’ documenti al numero 1 inserì: «S. Leone PP IV a richiesta di Uomobono vescovo di Toscanella conferma il vescovato toscanese, specificando minutamente i confini e luoghi a quello soggetti». Il 23 febbraio 852 da Roma il Pontefice confermò tutte le città ed il territorio, cominciando dalla «civitate Tuscana» con la cattedrale di san Pietro e con le altre sue chiese di San Quirico sullo stesso colle, di Santa Maria Maggiore che un tempo fu cattedrale del vescovado ed allora era una pieve, il monte di Sant’Ermete (il colle del Rivellino), la chiesa di San Michele Arcangelo vicino al fiume Maschiolo e molte altre.
Il Papa poi ribadì che i confini della diocesi cominciano dal Mare Magno e quindi, per fluvium Minionem, raggiungono la grotta di S. Pancrazio e il piede di Liutprando, che è tra il territorio di Norchia e di Blera, ed in linea retta si dirigono alla cava Fardenga, attraversano la botte dell’acquedotto, che è sulla strada di S. Pietro apostolo (la Cassia), e poi si dirigono sulla cima del monte chiamato Fogliano.
Dal 1093 la diocesi di Tuscania si allargò anche con i territori delle diocesi di Civitavecchia e di Blera, che soffrivano gli attacchi dei Saraceni. A partire dal 1192 la diocesi venne denominata di Tuscania e di Viterbo. Dal 1199 al 1222 fu vescovo il tuscanese Raniero, molto impegnato nelle attività pastorali della diocesi tra mille difficoltà. Era ben nutrito di cultura scritturale, teologica e filosofica, un erudito, un letterato che sapeva dire il fatto suo a tutti. Nel 1206 consacrò un altare nella basilica di S. Pietro e ribenedisse la chiesa di Santa Maria Maggiore. Nel mese di ottobre del 1207 ricevette papa Innocenzo III, che si trattenne otto giorni a Toscanella.
Partito il pontefice il vescovo Raniero, forte della testimonianza papale, cercò di ravvivare il culto divino. Nel 1213 fece costruire la chiesa della Trinità a Pian di Mola. Fu molto impegnato nell’organizzazione della crociata del 1217. Fece presente ai viterbesi che il popolo cristiano di Tuscania era molto più sensibile nell’aiutare la Chiesa. Nel 1220 difese i viterbesi contro i romani in seguito all’acquisizione di Civitavecchia. Agì con forza contro gli eretici.
A Roma, presso San Pietro, il 27 marzo 1986, Giovanni Paolo II ordinò che il tempio della Chiesa cattedrale della soppressa diocesi di Tuscania venisse onorato con il titolo di concattedrale, affinché non andasse perduto il luminoso ricordo di essa e stabilì ciò per sempre. Il 16 febbraio 1991 Tuscania divenne una diocesi con sede vescovile titolare in perpetuum ed il primo vescovo fu il torinese Andrea Cordero Lanza di Montezemolo.
Quattro sono state le cattedrali nei secoli: Santa Maria Maggiore, San Pietro, Santa Maria della Rosa e San Giacomo Maggiore. Tanti Ordini e Congregazioni hanno testimoniato la fede cristiana e donato il loro carisma al popolo di Tuscania. Allo stesso modo molti sono stati i santi da qui transitati: san Francesco d’Assisi, san Bonaventura da Bagnoregio, il beato Guglielmo Cordella, il beato Giovanni Colombini da Siena, san Paolo della Croce piemontese, il servo di Dio Giacomo Gianiel svizzero, il servo di Dio Bernardino Anguillara tuscanese, il beato Bernardo Silvestrelli tuscanese e la venerabile Lucia Burlini da Piansano.
Una terra ed una Chiesa davvero feconda, soprattutto in termini di fede, inondata di benefici spirituali.
Questo testo di Mauro Loreti è tratto dalla rivista Radici Cristiane. Visita il sito radicicristiane.it