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La città delle cento chiese

Tesori d'Italia03 Febbraio 2018
Radio Roma Libera - La città delle cento chiese
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Le cento torri, le cento pievi stanno lì, a ribadire la fede che per millenni ha unito la popolazione sotto lo sguardo benigno di Dio e del veneratissimo Sant’Emidio, il cui nome risuona in ogni angolo della città ed a cui viene dedicata la Quintana, suggestiva giostra equestre medievale, che si tiene ogni anno in occasione della festa del santo, la prima domenica di agosto.

La Cattedrale

Legata al culto del protovescovo è la Cattedrale di Sant’Emidio, costruita in epoca tardo-antica e sormontata da una cupola ottagonale voluta dal vescovo Euclere, il primo di una serie di pastori che adornarono Ascoli di luoghi di culto.

In stile romanico, la cattedrale si erse sulle ceneri della basilica civile del foro e venne più volte ammodernata. Al suo interno si trovano uno dei primi tabernacoli, realizzati a seguito della Riforma tridentina, ed il Polittico di Sant’Emidio, capolavoro del pittore ascolano Carlo Crivelli realizzato su tre registri e donato dal vescovo Prospero Caffarelli nel 1473.

Scendendo dalle scale della navata laterale si giunge nella cripta che raccoglie le reliquie del Patrono, qui traslate dal vescovo Bernardo II nell’XI secolo. Il piccolo luogo quadrangolare, immerso nel silenzio e nella suggestiva penombra e suddiviso in sette navate da 63 colonne, induce al raccoglimento ed alla preghiera e crea un notevole contrasto con la vita attiva delle strade sovrastanti.

La cripta fu decorata dal vescovo Squitani con opere d’arte realizzati dallo Studio del Mosaico Vaticano, opere che rievocano la storia di Ascoli durante la Seconda guerra mondiale e mostrano la benevola protezione che sant’Emidio ha sempre accordato ai suoi fedeli. Dalla Processione di penitenza, condotta per chieder il perdono e la misericordia di Dio, ad Ascoli dichiarata città aperta, dalla Ritirata dei soldati tedeschi il 20 giugno 1944 alla Processione di ringraziamento per la grazia accordata.

Il «Battesimo di Polisia»

Accanto ai Sacri Resti, la luce soffusa tocca il gruppo marmoreo del Battesimo di Polisia, opera settecentesca di Lazzaro Giosafatti, esempio di armonia ed equilibrio neoclassici. Secondo la tradizione, tendendo l’orecchio verso la scultura si può ancora sentire il rumore del telaio di santa Polisia: figlia del proconsole di Ascoli Polimio, fu convertita da Sant’Emidio ed iniziata alla vita cristiana nelle acque del Tronto. Entrambi testimoniarono l’amore per Cristo con la vita.

La fanciulla cadde in una voragine mentre cercava di sfuggire alla cattura, voragine dove ancora oggi tesse il vestito per le nozze mistiche con Cristo, mentre il vescovo fu decapitato nel punto in cui oggi sorge il tempietto di Sant’Emidio Rosso, chiesa a pianta ottagonale costruita dai canonici del Duomo su impulso del vescovo Donati per custodire nell’altare il sasso della decapitazione.

Il tempietto, dipinto di rosso, simbolo del sangue versato dal martire, è un luogo di culto molto sentito nella devozione popolare. Da qui, il santo cefaloforo si incamminò, con in mano la propria testa, verso le grotte, dove si rifugiava con i compagni durante le persecuzioni, e lì spirò.

Le sue spoglie furono ritrovate da Bernardo II e traslate nella cripta della cattedrale tra solenni celebrazioni. Narra la leggenda che furono individuate grazie ad una pianta di basilico che cresceva, priva di luce e acqua, sul tufo della grotta.

Nel 1703, salvati dal disastroso terremoto aquilano, gli ascolani decisero di costruire come ex voto un tempietto addossato alla grotta naturale, che la racchiudesse sul lato aperto. In poco tempo la popolazione raccolse 4000 scudi e nel 1717 ebbe luogo la posa della prima pietra di questo primo esempio di arte religiosa barocca nelle Marche.

Il papa urbinate Clemente XI concesse l’indulgenza a chi visitasse il tempietto e nacque un itinerarium Emidii, che termina alla Fontana fatta scaturire dalle rocce per battezzare i neofiti ascolani.

La chiesa di San Francesco

Accanto alla devozione emidiana, Ascoli si distingue per il fervido passato francescano. La spiritualità minorita fece subito presa nei cuori degli ascolani sin dalla visita di san Francesco, quando trenta giovani scelsero di vestire l’Abito e fondarono un convento, che dal 1257 venne ospitato in Piazza del Popolo.

Qui sorge l’annessa chiesa di San Francesco, capolavoro dell’Ordine e del gotico italiano: la statua di Giulio II, il papa guerriero meritevole di aver liberato la città dalla tirannia dei Guiderocchi, osserva la piazza e sovrasta il portale ligneo, opera di Cola dell’Amatrice. L’artista ascolano fu coinvolto personalmente nella lotta politica.

Rientrati, i Guiderocchi furono nuovamente banditi da Paolo III nel 1536; come ricorda il Vasari, Cola e la moglie, loro sostenitori, fuggirono ma, in procinto di essere catturati, la bellissima donna si uccise per conservare la propria castità coniugale e l’onore del marito, gettandosi da una rupe.

Il pittore decorò anche il Chiostro Maggiore della chiesa sotto i cui portici passeggiarono, ancora novizi, i futuri papi Sisto V e Nicolò IV, il primo pontefice francescano della storia della Chiesa.

Altre chiese

Ad Ascoli venne istituito uno dei più antichi, se non il primo Monte di Pietà italiano nel XV secolo e la città diede i natali ad altri illustri ecclesiastici, tra cui il cardinale Filippo De Angelis, arrestato dalle truppe sabaude nel 1860 e costretto a Torino per sei anni per essersi opposto alla conquista dello Stato Pontificio ed aver obbligato il clero diocesano a rifiutare qualsiasi collaborazione con le autorità civili.

Attraversando le vie, che si snodano tra torri e palazzi, si incontrano la chiesa romanica di San Tommaso, che custodisce la Pala della Pietà di Biagio Miniera ed iI patrocinio di San Giuseppe, olio di Giulio Cantalamessa, e la chiesa di San Vittore, nota per i suoi pregevoli affreschi.

Anche la devozione mariana consegnò all’arte numerose pievi.

La cinquecentesca Santa Maria del Lago, voluta dal predicatore eremita Cola di Tursi per conservarvi il dipinto della Vergine del Lago, ritenuto miracoloso, e la chiesa cilindrica della Madonna del Ponte, costruita nel 1689 vicino al ponte di Santo Spirito, espressione di buon augurio per i viandanti.

Un Oratorio mariano fu eretto sulla sommità del Monte Ascensione, méta di pellegrinaggi e processioni, che protegge la città e la veglia dall’alto, quasi un punto di contatto tra il Cielo e la terra dei veri fedeli.

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