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La Chiesa imparerà dalla lezione del 26 maggio? Dovrebbe…

Pensieri e Voce29 Maggio 2019
Testo dell'audio

Il voto di domenica scorsa è stato veramente importante.  Lo è ovviamente, per il Paese; e lo potrebbe essere, dovrebbe esserlo, anche per la Chiesa, italiana, vaticana ed europea. Con il voto di domenica 26 maggio è stato mandato un segnale forte da parte della gente comune ai tanti troppi poteri irresponsabili che sempre di più cercano di controllare e dirigere la vita e le decisioni delle Nazioni.

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a un progressivo svuotamento di potere e di efficacia di quello che invece è la base e costituisce l’unica legittimazione del potere politico: e cioè il voto popolare. Organismi sovranazionali, con una guida – la Commissione Europea – che non è espressione diretta di un voto, ma dei governi hanno un ruolo decisivo, senza controllo democratico quale è appunto la conferma delle urne, sull’esistenza di decine di milioni di persone.

Altri organismi, espressione di non si sa bene chi e che cosa – agenzie di rating, dagli interessi tutt’altro che limpidi e dalle performance tutt’altro che esenti da critiche e disastri; Organizzazioni Non Governative finanziate da personaggi discutibili – cercano di imporre politiche e strategie al di fuori della volontà e del controllo politico – tramite appunto il voto – dei cittadini. Trovando complicità e appoggi in alcune parti politiche, in gruppi editoriali e finanziari magari gestiti da persone dalla fedina penale non immacolata, e che risiedono in Paesi ben al riparo dai disastri globalisti; e in loro agenti politici che ricevono da queste organizzazioni, anch’esse al riparo dall’esame ultimo del voto, sussidi per vivere e operare.

E, naturalmente, non si può tacere in questo quadro di associazioni di storia bisecolare che cercano di far prevalere la loro agenda ideologica, elitista e anti cristiana. Non a caso da parte di alcuni, che pure hanno rivestito cariche importantissime nel nostro Paese, si sono avuti come dei fremiti di insofferenza nei confronti della rappresentatività popolare, e qualche sospiro di nostalgia per un governo di Eletti; ma non dal popolo…

 

In questa corrente si trova anche la Chiesa; anch’essa senza preoccupazioni di affrontare il voto. Una volta era vicina al sentire comune della gente, ora sembra più distante, molto più distante, e il voto alla Lega combattuta ferocemente da Civiltà cattolica, conferenza episcopale Avvenire, Famiglia Cristiane, TV2000 e altre organizzazioni lo dimostra. Il grido “Il Rosario è mio e me lo gestisco io” riecheggia tristemente penosi slogan femministi e sembra il triste grido di una ritirata verso non si sa dove, l’insignificanza, o la scomparsa. Non appare certo un pellegrinaggio verso la spiritualità.

In un situazione normale, scriveva l’avvocato Giorgio Spallone, in un commento ironico ma solo fino a un certo punto. E’ buona e doverosa consuetudine, all’esito di una tornata elettorale, che il capo di un partito che ne sia uscito pesantemente sconfitto rassegni le dimissioni. Questo ritengo debba fare il Card. Gualtiero Bassetti: dimettersi dalla Presidenza della CEI. Il partito del Card. Bassetti, cioè a dire: il Partito dei cattolici, rectius il Partito dei “suoi” cattolici è uscito clamorosamente sconfitto dalle votazioni di ieri.

E non solo e non già perché il principale avversario del Card. Bassetti e del suo Partito, cioè a dire la Lega di Matteo Salvini, ha vinto, quanto perché il programma del Partito del Card. Bassetti è stato respinto dagli elettori. Il programma del Partito del Card. Bassetti era incentrato su di un unico tema: non già l’accoglienza, bensì l’immigrazionismo incontrollato, scevro da qualunque interesse alla difesa del territorio, dell’identità dell’Italia e degli italiani e delle radici cristiane del nostro Paese.

Silenzio totale invece sui temi etici di tutela della vita – dalla sua nascita al suo termine naturale – e della famiglia naturale, fondata sul matrimonio fra un uomo ed una donna. Silenzio e assenza su due eventi di portata europea e mondiale: il Congresso Mondiale delle Famiglie del marzo scorso a Verona e la Marcia Nazionale per la Vita di pochi giorni fa a Roma.

La Chiesa avrà imparato qualcosa dal 26 maggio? Ce lo auguriamo, ma abbiamo molti dubbi.

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