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La cattedrale medievale

Arte e Cultura11 Marzo 2019
Testo dell'audio

Prima di tutto, la cattedrale medievale ci trasmette la certezza assoluta della Fede. In essa non vi è ombra di dubbio. Questa certezza, a sua volta, induce una sensazione di profonda serenità. Da lontano, con i suoi transetti, torri e guglie, la cattedrale medievale sembra una nave possente pronta a salpare. Una nave che può accogliere tutta la città nelle sue stive.

Gesù Cristo è il centro della storia

Avviciniamoci. Al centro del portico d’ingresso troviamo Gesù Cristo. Egli è la chiave per risolvere l’enigma della vita. Attorno a Lui è scritta la risposta a tutte le nostre domande. Il portico ci insegna come il mondo è iniziato e come finirà.

Le statue, ciascuna simboleggiante un’epoca del mondo, ci danno la misura della sua durata. Abbiamo davanti agli occhi tutti quegli uomini la cui storia ci interessa conoscere. Sono uomini che, sia nell’Antica Legge che in quella Nuova, erano simboli di Cristo. Esistono nella misura in cui partecipavano nella vita del Salvatore. Tutti gli altri – re, conquistatori, filosofi, commercianti – sono appena ombre vane. Così si spiega la storia del mondo.

Ma anche la nostra propria storia è scritta lì, a fianco a quella del grande universo. Veniamo a sapere che la nostra vita deve essere una lotta: lotta contro la natura in ogni stagione, lotta contro noi stessi in ogni istante. Per coloro che hanno combattuto bene, gli angeli porgono corone dall’alto dei cieli. C’è posto qui per il dubbio, per il turbamento dello spirito?

L’atmosfera della cattedrale purifica

Entriamo nella cattedrale. Già dal primo sguardo, la sublimità delle grandi linee verticali incide profondamente nel nostro animo. È impossibile entrare nella navata centrale d’una cattedrale gotica senza sentirsi purificato. Già con la sua bellezza essa agisce come un “sacramento”. Diafana e raccolta, la navata ci comunica il suo profumo, la sua luce, il suo chiaroscuro, le sue ombre… Anche qui troviamo uno specchio del mondo. Ma si tratta di un mondo trasformato, dove la luce è più luminosa rispetto alla realtà, e dove le ombre sono più misteriose. Siamo al centro della Gerusalemme Celeste, della città futura.

Assaporiamo una pace profonda. Il chiasso della vita mondana si infrange contro le pareti del santuario e diventa un’eco lontana. Siamo nell’arca indistruttibile, contro la quale la tempesta non prevarrà. In nessuna parte del mondo possono gli uomini trovare un più profondo senso di sicurezza.

Quello che noi oggi sentiamo, quanto più fortemente lo avranno sentito gli uomini del Medioevo! La cattedrale era per loro una Rivelazione totale: parola, musica, teatro.

Dramma immobile delle immagini, tutte le arti vi sono armonizzate. La cattedrale medievale è qualcosa più dell’arte. È la pura luce, prima che essa venga rifratta in un’armonia di fasci. Racchiuso in un ambiente sociale, in una carriera, schiacciato dal lavoro quotidiano e dalle amarezze della vita, l’uomo ritrova qui il sentimento di unità della sua natura, ritrova l’equilibrio e l’armonia.

La folla riunita in chiesa per le grandi feste, si riteneva un’unità viva, diventava il Corpo mistico di Cristo, la cui anima si confonde con la loro anima. I fedeli erano l’umanità, la cattedrale era il mondo. Lo spirito di Dio alleggiava e sull’uomo e sul creato. La parola di san Paolo diventava realtà: l’uomo viveva e si muoveva in Dio. Era questa la sensazione, pur confusa, dell’uomo medievale durante le bellissime cerimonie di Natale o di Pasqua, quando ci si affollava in una chiesa completamente gremita.

L’armonia tra le classi sociali

Simbolo della fede, la cattedrale era anche un simbolo dell’amore. Tutti lavoravano per essa. Il popolo dava ciò che aveva: le braccia robuste che trainavano i carri carichi di pietre, con la gioia e la buona volontà del gigante san Cristoforo. Il borghese dava il suo denaro, il barone la sua terra, l’artista il suo genio. Per oltre due secoli, tutte le forze vive della Francia vi hanno collaborato. È da ciò che nasce la potenza vitale di queste opere.

Anche i morti si aggregavano ai vivi. La cattedrale era, infatti, lastricata con pietre tombali. Con le mani giunte su quelle lapidi, le vecchie generazioni continuavano a pregare nella vecchia cattedrale. In essa passato e presente erano uniti nello stesso sentimento di amore. Era la coscienza della città.

Nel XIII secolo, ricchi e poveri avevano le stesse gioie artistiche. Non vi era una separazione: da una parte il popolo e dall’altra una categoria di presunti studiosi. La chiesa era la casa di tutti, l’arte vi rifletteva il pensiero di tutti. L’arte del XIII secolo esprimeva pienamente una civiltà, un’epoca storica. La cattedrale sostituiva i libri.

E non era solo il genio del cristianesimo vi fioriva. Quando capiremo che, in campo artistico, non si è fatto mai nulla di superiore?

 

Questo testo di Nelson Fragelli è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. È possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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