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Il tesoro della Corona

Tesori del Mondo09 Maggio 2018
Testo dell'audio

Il Tesoro della Corona asburgica, conservato nella Schatzkammer del palazzo imperiale, a Vienna, è stato definito la culla delle collezioni imperiali: è, in effetti, una delle più importanti al mondo, discendendo da una Famiglia, che ha scritto oltre mille anni di storia d’Europa e dell’Occidente in genere.

 

Una sezione sacra ed una secolare

è possibile distinguervi una sezione sacra ed una sezione secolare, distinzione voluta per primo dall’Imperatore Giuseppe II. Della prima fan parte la Croce-reliquiario di re Luigi il Grande d’Ungheria, realizzata nel XIV secolo con frammenti della Croce di Cristo incastonati in teche di cristallo di rocca; ma ne fan parte anche la Bibbia Imperiale e la Borsa di Santo Stefano; e poi, altari e reliquiari come quello realizzato ad Augusta verso la metà del XVII secolo, contenente il Chiodo della Croce; ed ancora, icone, statue di santi, oggetti utilizzati per la liturgia e per la preghiera alla corte degli Asburgo.

Il tesoro ecclesiastico, riposto nella Geistliche Schatzkammer, è posto sotto l’amministrazione del Kunsthistorisches Museum. Della sezione secolare, invece, fan parte oggetti ritenuti rilevanti per il loro valore simbolico o storico come insegne, corone, globi, mantelli, le vesti per l’incoronazione dei Re del Regno Lombardo-Veneto, la Spada di Carlo Magno, la Sacra Lancia del Sacro Romano Impero, gioielli per funzioni non religiose, l’eredità borgognona e l’Ordine del Toson d’Oro, oggetti da tavola in metalli preziosi, monete d’oro e d’argento, atti di proprietà e titoli legali, nonché l’Achatschale (la bacinella di agata con iscritto il nome di Gesù Cristo apparso senza essere scolpito da mano umana) e, per un certo periodo, anche le chiavi delle tombe degli Asburgo.

Completano il Tesoro della Corona: il Tocco o coroncina arciducale, conservata presso il monastero di Klosterneuburg, nella Bassa Austria, fatta realizzare da Giuseppe II per il suo ingresso a Francoforte sul Meno, dove nel 1764 venne incoronato Re dei Germani; poi il Tocco ducale o cappello di Stiria, conservato presso il Landesmuseum Joanneum di Graz, in Stiria, fatto realizzare sempre da Giuseppe II per commemorare la sua prerogativa di sovranità ducale su quelle terre. Tutti questi oggetti, datati tra il X ed il XX secolo, evidenziano la duplice natura del potere e del ruolo apostolico, detenuta in Europa dai Sovrani austriaci, che han sempre sentito su di sé forte la responsabilità e l’impegno di un’azione personale e di governo coerente coi principi cristiani; inoltre, richiamano il passato glorioso del Casato ed, al contempo, i Valori cristiani fondanti, ch’esso ha sempre incarnato nei secoli, testimoniando una profonda aderenza al Cattolicesimo ed un convinto servizio alla Chiesa.

 

La Corona del Sacro Romano Impero

La Corona del Sacro Romano Impero, ad esempio, ottagonale, di antica fattura, con piastre in oro tempestate da 144 pietre preziose ed altrettante perle, venne realizzata probabilmente in Germania: se ne fa menzione per la prima volta in un documento del XII secolo. è composta da otto piastre in oro arrotondate verso l’alto e tempestate da 144 pietre preziose ed altrettante perle: quattro di queste piastre mostrano rappresentazioni tratte dalla Sacra Scrittura in stile bizantino, tre dall’Antico Testamento ed una dal Nuovo. La Corona ha cinto per la prima volta il capo di Corrado II e per l’ultima volta nel 1792 quello di Francesco II.

 

La Corona di Rodolfo II

La Corona di Rodolfo II, invece, venne realizzata da Jan Vermeyen a Praga nel 1602 in oro puro, decorata con diamanti, rubini, zaffiri, perle ed altre pietre preziose; presenta una copertura di velluto. Originariamente fu conservata, assieme alle insegne del Sacro Romano Impero, a Norimberga ed utilizzata esclusivamente durante le cerimonie di incoronazione; poi, nel 1796, venne trasferita a Vienna, assieme agli altri gioielli imperiali, per evitare che potessero impossessarsene le truppe del generale Jourdan, ormai vicine. Tornò a Norimberga nel 1938, su ordine di Hitler, che saccheggiò le insegne per tenerle in una sala del tesoro, poi chiusa al pubblico. Il prezioso malloppo fece ritorno a Vienna nel 1946, assieme ad altri preziosi, al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Tre pregnanti elementi simbolici spiccano nella Corona di Rodolfo II, corrispondenti ai tre diritti di governo dell’Imperatore: la somiglianza alla mitria dorata e la base con i gigli realizzata sul modello delle corone di Boemia e Ungheria indicano che l’Imperatore governa per diritto divino; il grande zaffiro in cima alla corona richiama, invece, la speranza del Paradiso e la tensione ad esso. Quando Francesco II d’Asburgo-Lorena, su influsso napoleonico, dissolse l’esperienza millenaria del Sacro Romano Impero e si proclamò nel 1804 primo Imperatore d’Austria, mantenne comunque la corona di Rodolfo II quale corona ufficiale del nuovo Impero.

 

Una storia tribolata

Risulta che per la prima volta il Tesoro della Corona, di valore inestimabile, sia stato citato nel 1364. Nel 1612, dopo la morte di Rodolfo II, l’Imperatore Mattia iniziò a portare a Vienna i pezzi più preziosi della collezione, salvandoli così dal sacco svedese del 1648. Solo dall’epoca di Leopoldo I se ne hanno descrizioni dettagliate sino a giungere all’inventario completo del 1750, redatto dal custode Joseph Angelo de France.

Sotto il periodo napoleonico si ebbero i cambiamenti più significativi: nel 1794 gli oggetti preziosi appartenenti all’Ordine del Toson d’Oro furono trasferiti da Bruxelles a Vienna; nel 1796 furono rimossi da Acquisgrana e, come detto, Norimberga i gioielli imperiali, per porli al riparo dalle truppe del generale Jourdan, ormai vicine. L’infelice esito della Prima Guerra Mondiale comportò le più gravi perdite per il Tesoro della Corona, saccheggiato poi, come detto, anche da Hitler. Tornò definitivamente all’Austria solo al termine della Seconda Guerra Mondiale.

 

Questo testo di Mauro Faverzani è stato tratto dal periodico Radici Cristiane. E’ possibile acquistare la rivista anche on line o sottoscrivere un abbonamento, cliccando www.radicicristiane.it

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