Il Signore, la Parola e il Soffio

Il Graduale loda felice quel popolo che riconosce Dio e Lo serve: perciò il Signore è il loro capo e re. Poi annuncia che tramite la “Parola” del “Signore” è stato creato il Cielo e, mediante il Suo “Spirito”, esso è stato adornato con la magnificenza dell’esercito di stelle e completato con tutto il creato. I Padri della Chiesa scorgono in ciò il mistero della Santissima Trinità: nel “Signore” il Padre, nella “Parola” il Figlio e nel “Soffio” lo Spirito Santo.
Il Tractus menziona l’invio dello “Spirito Creatore” perché Esso non solo “rinnovi” la faccia della Terra tramite la vita naturale, ma anche il volto dell’umanità, tramite la luce della verità e la potenza della grazia, finché tutte le cose siano compiute e trasfigurate. Mentre contempliamo lo Spirito Santo come fonte di gioia spirituale, di dolcezze e consolazioni, preghiamo che ci voglia anticipare con le benedizioni della Sua benevolenza e infiammarci con l’ardore puro dell’amore celeste. Tutti i formulari della Messa dei defunti hanno – dopo l’Epistola – un canto che rimane sempre immutabile:
(Graduale) L’eterno riposo dona
loro, o Signore. E risplenda ad
essi la luce perpetua.
(V. Sal. 111) In perpetuo ricordo
rimarrà il giusto. Di un triste annunzio
non avrà timore.
(Tractus) Assolvi, o Signore, le
anime di tutti i fedeli defunti da ogni
vincolo di peccato.
E, soccorsi dalla Tua grazia,
meritino di sfuggire al giudizio
di punizione.
E di godere la beatitudine
dell’eterna luce.
L’anno liturgico della Chiesa non ha alcuna influenza sulla Messa da Requiem: questa rimane sempre la stessa e perciò mantiene questo Graduale col relativo Tractus durante tutto l’anno. Entrambi traggono le loro parole dalla Chiesa medesima, ad eccezione del raccordo con un verso di Salmo. Come una tenera madre premurosa, essa prega Dio Padre perché voglia togliere i suoi e i di Lui figli sofferenti dal Purgatorio e portarli nel riposo del Cielo e nella luce celeste della gloria.
La Chiesa osa rivolgere questa preghiera d’intercessione poiché, quaggiù, le anime che espiano nel Purgatorio hanno condotto una vita timorata di Dio: il “giusto” vivrà in eterno “in beata memoria”, e non dovrà temere una “tremenda condanna” dalla bocca del Giudice di questo mondo nel Giudizio universale. Poi essa implora che il Signore voglia togliere l’ultimo ostacolo alla loro beatitudine e chiede per esse un “giudizio misericordioso”, affinché possano raggiungere il “pieno godimento della gioia eterna”.
L’Alleluia e il Tractus vengono quindi uniti al Graduale in tempi diversi, per caratterizzare la diversità del sentimento interiore della Chiesa. Benché l’Avvento e la Quaresima siano liturgicamente di uguale natura, c’è una differenza riguardo all’Alleluia. L’Avvento ha un carattere a volte triste e poi festante: è ancora notte, ma già appaiono i primi raggi dell’aurora che si risveglia; e il sole è prossimo ad apparire, mentre le ombre tenebrose si dissipano.
Nelle domeniche di Avvento il viola cupo dei paramenti della Chiesa annuncia la tristezza e la gravità del sacro momento; mentre l’Alleluia esprime la gioiosa speranza della venuta di Cristo. La Chiesa segna questo tempo con la sua gioia e le sue afflizioni; essa mescola l’Alleluia tra i suoi sospiri, perché sa che “la gioia sommergerà i dolori in quella notte che è più radiosa del giorno più splendente”.
Altro è il tempo tra Settuagesima e la Pasqua. Questo è il più severo periodo di penitenza della Chiesa; perciò l’Alleluia ammutolisce del tutto nella sua bocca: perché essa è soverchiata e confusa dalla tristezza. Accompagna il suo Sposo crocefisso, un passo dopo l’altro, nella Sua via insanguinata e sofferente: essa sospira e piange sulla cattiveria del peccato propagato ovunque sulla Terra che ha maledetto il Signore.
Come figli fedeli della Chiesa, noi dobbiamo ascoltare il suo monito e compiere con zelo opere di penitenza. Dobbiamo lavare il cuore, macchiato dal peccato e dall’amore per il mondo, con lacrime amare di pentimento, prima che l’Alleluia – questo canto degli angeli e delle anime pure – possa tornare sulle nostre labbra.
Alleluia, canto di gioia,
voce soave e splendida
Alleluia risuona il leggiadro
coro della schiera angelica,
che canta nell’abitazione
del Suo Dio in eterno.
Alleluia canti tu, gioiosa
Madre, Salem, e con te
esultano Alleluia i tuoi
felici cittadini, ma noi
sediamo qui lungo i ruscelli
di Babilonia pieni di tristezza.
Alleluia, non meritiamo
di cantarlo, sospendiamo
l’Alleluia, perché è giunto
ora il tempo della penitenza,
per piangere su quanto è stato compiuto,
sulle nostre azioni peccaminose.
Oh, ascolta il nostro lamento,
Santa Trinità:
per festeggiare Pasqua, tienici pronto il Tuo cielo,
dove noi felicissimi Ti canteremo
Alleluia in eterno.